Tre buone ragioni per vietare gli smartphone a scuola
1) Non tutte le tecnologie digitali sono buone per la didattica. Fra quelle attualmente disponibili gli smartphone, per molte ragioni, sono quelle meno adatte. Meno degli ebook, meno dei tablet, meno dei chromebook, meno dei laptop. Gli smartphone sono costituzionalmente inadatti a fare ricerche sul web, a compilare testi, a selezionare fonti a condividere documenti. Hanno uno schermo piccolo, sono senza tastiera, hanno ridotte o assenti possibilità multitasking. I loro possibili utilizzi didattici (quelli legati al cosiddetto BYOD) sono complessi, richiedono competenze elevate da parte degli insegnanti e software appositi multipiattaforma: nulla che possa essere adottato diffusamente. Esistono inoltre ormai studi scientifici molto consistenti secondo i quali le dinamiche culturali digitali (e non solo quelle) funzionano meglio sui vecchi “computer” a grande schermo che sui nuovi terminali mobili. Occorrerà provare a tenerne conto e piantarla – almeno a scuola – con il blablabla sul “mobile first”.
2) Il fatto che tutti gli studenti abbiano un cellulare in tasca non è un’opzione ma un limite. Esiste un rischio concreto che gli utilizzi non didattici siano prevalenti e distraenti. Esiste la possibilità che la scuola stessa utilizzi la dotazione tecnologica dei ragazzi come un alibi per giustificare la propria inadeguatezza. Immaginare la didattica digitale mediata dalla banda mobile pagata dai genitori degli studenti e dall’hardware già a loro disposizione significherà, fra le altre cose, non prevedere investimenti e scelte tecnologiche per la prossima scuola digitale. Significherà, in altre parole, continuare ad essere guidati dalla tecnologia e non governarla noi stessi.
3) Per ancora un numero di anni non piccolo la didattica scolastica, specie nelle scuole elementari e medie italiane rimarrà sostanzialmente NON digitale. Ciò accadrà per alcuni oggettivi limiti attualmente non superabili: la cultura digitale media degli insegnanti, le modeste dotazioni in termini di banda e di hardware delle scuole, l’assenza (o l’abbandono a sé stesse) di figure specifiche previste per favorire la trasformazione digitale. In questo lungo periodo di passaggio la presenza dei cellulari dei ragazzi in classe sarebbe solo, nella stragrande maggioranza dei casi, un ostacolo alla didattica. Ai sognatori (come me) che immaginano una scuola al passo coi tempi che utilizzi Internet per migliorare sé stessa (e che si occupi nei suoi programmi didattici di educare a Internet per spiegarne potenzialità e rischi) per questo periodo di mezzo saranno sufficienti alcune dotazioni di minima: 1) scuole cablate con connessione a larga banda disponibile in ogni classe. 2) Un notebook collegato a una LIM. 3) Insegnanti bravi, possibilmente incentivati economicamente, che abbandonino le vecchie fotocopie distribuite in PDF nel registro elettronico da far stampare agli studenti a casa, e inizino a utilizzare le risorse online per rendere la didattica per i nostri ragazzi al passo con i tempi.
P.S. Avevo dimenticato un aspetto importante. In un’epoca in cui i nostri figli sono sempre connessi per gran parte della giornata stabilire una spazio culturale (le ore scolastiche) in cui non lo sono avrà un valore comunque.