Il M5S, il wifi e il principio di precauzione
Alcune polemiche degli ultimi giorni riguardano un paragrafo sui rischi dell’inquinamento elettromagnetico contenuto nel programma della giunta Cinque Stelle a Torino. Contrapposizioni analoghe hanno interessato in passato i temi delle vaccinazioni obbligatorie, delle relazioni fra vaccini e autismo e anche altri argomenti scientifici o presunti tali, giù fino ai celebri sospetti sul mancato allunaggio della navicella Apollo da parte di alcuni rappresentanti del M5S in Parlamento.
Oggi si festeggia anniversario sbarco sulla #luna. Dopo 43 anni ancora nessuno se la sente di dire che era una farsa…
— carlo sibilia (@carlosibilia) 20 luglio 2014
Queste diatribe fra i grillini e la scienza hanno tutte, da quelle più serie a quelle più tragicamente ridicole, almeno un punto in comune: contrappongono il metodo scientifico a una vaga idea di buonsenso popolare. In questa sfida fra i numeri della ricerca da una parte e le impressioni dei cittadini dall’altra il cosiddetto principio di precauzione vince a mani basse: non esistono prove scientifiche che le reti wifi mettano a rischio la salute? Non ci sono correlazioni fra i vaccini e l’autismo? Non fa nulla, noi – per precauzione – non ci fidiamo.
Ma se nel caso di Carlo Sibilia che non crede allo sbarco della Apollo sulla luna il principio di precauzione non assume alcuna rilevanza particolare (a parte informarci su che gente curiosa il Movimento abbia condotto in Parlamento) quello che alla maggioranza dei grillini sembra sfuggire è che in molti casi il principio di precauzione crea danni formidabili nelle maniere più varie. Dal rinfocolare malattie quasi scomparse (stiamo parlando di morti, adulti o bambini uccisi dalle precauzione sui vaccini di qualcun altro) al creare ostacoli artificiali allo sviluppo e all’utilizzo delle tecnologie (come nel caso delle reti wifi), scelte di campo che altrove nessuno nemmeno immagina o che se ipotizzate restano nell’ambito della loro trascurabile marginalità.
Una certa allergia del Movimento Cinque Stelle al metodo scientifico viene del resto da lontano ed ha almeno due origini ben definite. La prima è legata alla commedia dell’arte. Negli spettacoli teatrali di Beppe Grillo, i cui temi sono poi stati importati sul suo blog ancora prima che una comunità di fans si trasformasse in un movimento politico, la scienza e le sue distorsioni erano uno dei temi maggiormente utilizzati per arringare le folle e scatenare la fantasia. Il borbottio del comico sbeffeggia il potente con una battuta, altre volte semplicemente accarezza le pulsioni e i fastidi del proprio pubblico. Così un numero rilevante di post sul blog di Grillo fin dai primi tempi non passerebbe il fact checking di una tesina da scuole superiori ma nessuno lo ha mai considerato un problema.
Il secondo aspetto, che accomuna il M5S a ogni movimento populista, è che dentro la rivolta nei confronti del sistema, dentro la ricerca di un’alternativa ad una classe dirigente alla quale non si è più disposti a concedere nulla, l’aura magica dello scienziato viene travolta assieme a quella del politico (e anche ovviamente a quella del giornalista). Ignorare l’autorevolezza dello studioso, sbeffeggiarlo contrapponendo ai numeri faticosamente raccolti i propri slogan raccogliticci o peggio scendendo direttamente nell’arena proponendo lavori scientifici alternativi, magari trovati su Internet, pubblicati da un caiosempronio sconosciuto dall’altra parte del mondo, è diventato un incedere politico di discreto successo.
Il retropensiero è ovviamente che la scienza sia collusa col potere: esattamente come la vecchia politica e i vecchi giornali, per qualche ragione che sapremo smascherare, non ci sta dicendo la verità. Quella verità dovremo quindi recuperarcela da soli, altrove, con altri metodi. È un po’ la metafora formidabile di Alessandro Di Battista novello esperto di geopolitica che vuole parlare con l’ISIS per spiegare i propri argomenti e comprendere quelli del Califfato.
Il Movimento Cinque Stelle, nel vuoto creato dalla sua diffidenza verso ogni forma di convenzione etica e scientifica, nella sua ricerca di “esperti alternativi” (un esempio significativo fu il post di un semiciarlatano che asseriva di saper prevedere i terremoti ospitato sul blog di Grillo giusto nei giorni del terremoto de L’Aquila) ha favorito in questi anni la nascita di una quantità rilevante di un pensiero laterale inedito. Un pensiero tossico, banale e a suo modo inattaccabile, che nuoce al Paese intero.
Da una simile nuova visione del mondo – pastorale ed ecumenica che immagina il buonsenso e l’autenticità come caratteristiche sufficienti per dar vita a una nuova ideazione – nascono posizioni antiscientifiche sull’utilizzo dei vaccini, sulla pericolosità delle reti wifi (paradosso supremo in un Movimento che idolatra la rete tranne poi suggerirci di utilizzarla il minimo indispensabile e da connessioni cablate) e tutte le contestazioni che verranno imputate in futuro alla lobby degli scienziati.
Quello che è peggio è che simili impazzimenti sono infine usciti dalle pagine Facebook, dai post del blog di Grillo o dalle infinite discussioni in rete fra complottisti vari per approdare dentro i disegni di legge del Parlamento italiano. Che corre oggi il rischio di trasformarsi in un luogo dove i riscontri scientifici sono osservati con sospetto. E con un rinnovato e molto condiviso principio di precauzione. Un principio che – a dispetto del suo nome – se utilizzato con larghezza potrà rendere questo Paese non solo più stupido e dietrologico ma anche molto più povero ed immobile di quanto già adesso non sia.