Il Post morirà con me?
Da un po’ di tempo a questa parte molti dei siti web che frequento regolarmente hanno iniziato ad accogliermi con un popup che dice più o meno: “stai utilizzando un adblocker, se vuoi continuare ad accedere ai nostri contributi disattivalo”.
Il primo effetto di un simile annuncio è quello di farmi sentire in colpa. Anzi no. Il primissimo è quello di realizzare di essere stato scoperto. Ehi stai utilizzando un trucco per non vedere le pubblicità sul web! Immediatamente dopo viene il senso di colpa: stai leggendo contenuti che abbiamo faticosamente prodotto senza pagarli!
Benissimo. Ora però facciamo un passo indietro. Io già da molto tempo, da solo, senza che nessuno me lo imponesse, avevo disabilitato adblock sulle pagine che frequento regolarmente. Per due ragioni: perché so bene quali siano le difficoltà di sopravvivenza dei siti informativi alle prese con la pubblicità online e perché in certi casi toccare con mano l’abisso di protervia e scarsa intelligenza dei pubblicitari mi sembra un tema sul quale valga la pena di restare comunque – dolorosamente – informati. Per esempio qui sul Post mi sorbisco da anni con grande spirito di abnegazione, orribili ed invasive pubblicità in movimento e con l’audio acceso scritte da persone altrettanto orribili che pensano in questa maniera di vendermi qualcosa.
In realtà a questo punto, specie su terminali mobili (dove per amore di paradosso non solo i banner ostacolano in ogni maniera la mia voglia di leggere un articolo ma contemporaneamente consumano, con le loro inutili mossette, gran parte del mio bundle dati) la navigazione web è stata uccisa dalla pubblicità e non esiste alcuna ragione per continuare a subire un insulto del genere.
Ed anche il gentile invito dei miei siti web preferiti a spegnere adblock (invito al quale spesso aderisco) alla fine dovrà essere semplicemente rifiutato. Perché se il prezzo da pagare per leggere il tuo articolo è così alto, beh allora mi spiace ma io preferisco non leggerlo.
È evidente che la strategia per mantenere in piedi un modello di business minimamente profittevole sul web non potrà rimanere questa per troppo tempo. Fra le alternative possibili alcune sono davanti ai nostri occhi e già da qualcuno in parte sperimentate (Forbes l’anno scorso per esempio). La prima è quella di abbandonare le cattive compagnie: se i banner sul web insultano i miei lettori e mi portano in cassa pochi soldi io propongo ai miei lettori due opzioni: un sito web senza banner dietro il pagamento di un abbonamento minimo o in alternativa il diluvio di stupidaggini con l’audio accesso che l‘advertising produce oggi. La seconda strada percorribile (quella di Forbes appunto) è quella di negoziare direttamente con i lettori la disattivazione di adblock in cambio di una versione più “leggera” (con meno pubblicità) del proprio sito web almeno per un certo periodo.
In altre parole non sarebbe male se a me lettore che nonostante tutto continuo ad arrivare sul tuo sito, fosse data la possibilità di graduare la mia personale esposizione ai banner. La terza opzione, quella di una pubblicità elegante e poco invasiva, evidentemente non sembrerebbe (più) all’ordine del giorno.
Esistono altre possibilità intelligenti, per lo meno se le si osserva nell’ottica di chi naviga in rete: una di queste è “Acceptable ads” che è un progetto di Adblock per rendere la pubblicità sul web meno fastidiosa. In pratica è il software che blocca la pubblicità che propone una whitelist di siti web che aderendo all’iniziativa pagano una somma ad adblock per non essere filtrati e – soprattutto – si impegnano a produrre banner aderenti ad un set molto rigido di regole tecniche che li rendano –appunto – “accettabili”. Niente pubblicità in movimento, niente audio ecc.
Il punto di debolezza di un simile modello è ovviamente che si tratta di una specie di “pizzo” che un intermediario (l’azienda tedesca che produce il software di adblocking più utilizzato al mondo) propone agli inserzionisti. Il punto di forza è che simili accordi tengono per la prima volta in conto – da una posizione di relativa forza contrattuale – gli interessi dei poveri derelitti come me che oggi navigano in rete nella speranza di non essere colpiti a tradimento dall’ennesimo banner idiota con l’audio acceso.
Ma siccome i diritti dei lettori sono gli ultimi ad essere considerati giusto alcuni giorni fa un tribunale tedesco ha sentenziato che Acceptable Ads è illegale. Moriremo rincoglioniti dai banner sul nostro sito web preferito. E il nostro sito web preferito morirà con noi.