Detesto parlare male del governo Renzi
Detesto parlare male del governo Renzi. Sul serio. Ogni volta che le cose mi sembrano non tornare, provo a guardarmi intorno per cercare una giustificazione. Scanso ogni automatismo, alla ricerca di un particolare che mi conforti sul mio errore. Tento di rinnovare una fiducia che ho affidato e che in quel momento mi pare così mal riposta. A volte succede (la politica è un maledetto casino e le sfumature sono moltissime) in altri casi no.
Nel caso del FOIA purtroppo qualsiasi cautela è inutile. L’iter del provvedimento che dovrebbe riconsegnare nelle mani dei cittadini il dominio sulle informazioni detenute dall’amministrazione è un vero e proprio disastro politico del governo in carica.
Non voglio ripetere cose tecniche dette meglio altrove (il sito di riferimento per capirci qualcosa è Foia4italy) né tediarvi con la cronistoria dei tira e molla ridicoli delle ultime settimane: dirò solo che il Ministro Madia (meglio, il suo ufficio legislativo) ha estratto dal cilindro un testo imbarazzante che FOIA non è e che quasi tutti quelli che hanno competenza in materia definiscono, senza troppo giri di parole, una beffa.
Il provvedimento è talmente notevole da essere uscito dal piccolo circuito di indignazione degli addetti ai lavori per arrivare sulla grande stampa. L’Espresso ne ha scritto più volte, Ferruccio de Bortoli ne ha tratto un editoriale per il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano e molti altri ne hanno scritto con convinzione: quel testo, che non cancella le esili norme precedenti sulla trasparenza, allontana ulteriormente i cittadini dai loro diritti nei confronti delle informazioni possedute dall’Amministrazione e lo fa con le tecniche usuali del cattivo legiferare. In questo caso fondamentalmente due:
– un elenco lunghissimo e molto vago delle eccezioni che regolano quali informazioni i cittadini potranno chiedere in visione
– un silenzio-diniego secondo il quale quando si chiedono alla PA informazioni nella sua disponibilità rispondere da parte dell’amministrazione sarà pura cortesia. Se dopo 30 giorni nessuno si è fatto vivo la richiesta andrà considerata respinta.
Un’impudenza difficile anche solo da immaginare.
Non esiste nemmeno la scusa dell’iter parlamentare, dove tipicamente i soggetti coinvolti sono talmente tanti da potersi rimpallare adeguatamente le responsabilità. No, il FOIA è stato scritto dal Ministero e l’onere politico (soprattutto quello di avere sprezzantemente ignorato ogni standard internazionale e tutto il lavoro preparatorio fatto dalle associazione negli ultimi 18 mesi) è esclusivamente del Ministro e di conseguenza del Governo.
Forse per questa ragione da qualche giorno Marianna Madia si precipita a rispondere ovunque in difesa del provvedimento: ha scritto lettere simili al Corriere e all’Espresso, oggi è intervenuta per telefono ad un dibattito al Festival del Giornalismo di Perugia. Parole vuotissime le sue, purtroppo, inevitabili dentro una Caporetto del genere.
E mentre la parlamentare del PD Anna Ascani durante l’incontro di Perugia passava il tempo a messaggiare sul cellulare (metafora involontaria ma potentissima della capacità di ascolto della politica), Helen Darbishire di Access Info Europe spiegava con rigore molto inglese come sarebbe bastato in fondo copiare le vaste esperienze internazionali (l’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo a non avere un FOIA) e non inventarsi la solita via italiana alla trasparenza così piena di buchi intenzionali.
Detesto parlare male del governo Renzi ma in certi casi è davvero impossibile non farlo. Nel caso del FOIA il governo potrà solo scegliere se ritagliare per sé un ruolo di attiva opposizione nei confronti della trasparenza per i cittadini o se invece preferirà giustificare il tutto con una propria debolezza nei confronti degli uffici amministrativi che hanno scritto il decreto e lo hanno poi imposto alla politica. Come dire: eletti dai cittadini ma alla catena dei burocrati.
In entrambi i casi un disastro politico di grandi dimensioni, peggiorato dall’inattesa notorietà che un simile tema ha ottenuto sui media. Perfino Antonio Polito, editorialista di lungo corso, qualche giorno fa ha infine scoperto cosa sia il FOIA. Un istituto che per moltissimi in Italia è del tutto nuovo: un oggetto che nelle democrazie normali i giornalisti, ma anche i cittadini, hanno a loro disposizione ormai da molti anni. Il FOIA americano, per esempio, compie 50 anni giusto quest’anno. Auguri!