Tsipras e la cultura del remix
La cultura del remix è una cosa molto di sinistra. O almeno dovrebbe esserlo. Cibo per progressisti, robe complicate ed inusuali che interrompono il cortocircuito produttore-fruitore modellato dal sistema editoriale e televisivo al quale siamo tutti abituati. La cultura del remix in Italia è una idea distante dal normale metabolismo dei contenuti: si basa sul superamento dei confini di proprietà delle idee, sul diritto per chiunque di mescolarle e adulterarle, nella certezza che da un simile casino uscirà qualcosa di migliore rispetto agli ingredienti iniziali.
Per queste ragioni la richiesta da parte della Lista “L’altra Europa per Tsipras” di far rimuovere da Youtube un remix del proprio video ad opera di un parlametare del M5S che tanto ha fatto parlare i media è una scelta vecchia, puntigliosa e lievemente reazionaria.
Tecnicamente è tutto certamente corretto, del resto nelle faccende tecnologhe esiste sempre un santo piccolino al quale votarsi: il M5S, che evidentemente si intende di licenze Creative Commons come io di cacciabombardieri svedesi, ha fatto l’errore di pubblicare il remix che il parlamentare Carlo Sibilia aveva preparato del video de “L’altra Europa” con una licenza d’uso differente (quella standard di YT che prevede il copyright sul materiale messo online) e non con la medesima licenza CC. Su questo si basa l’avvenuta rimozione del video da parte di Youtube. Ma a parte simili quisquilie tecniche la sostanza della vicenda è che la lista Tsipras aveva pubblicato un video liberamente editabile e riutilizzabile anche per scopi commerciali tranne poi gridare al misfatto nel momento in cui il proprio materiale è stato diversamente utilizzato.
Così da un lato i media si sono scatenati contro i grillini (scatenarsi contro i grillini è un arco riflesso di buona parte dei media italiani) utilizzando con leggerezza termini quali “saccheggio” o “furto” per descrivere l’accaduto con termini lontanissimi dalla realtà dei fatti, dall’altro in molti si sono affrettati a chiarire sui social media che il video canzonatorio non aggiungeva granché al prodotto iniziale, ne era una semplice plagio per fini più o meno abietti.
Cultura e conoscenza percorrono sovente percorsi impensati. Il remix è in fondo la presa di coscienza di questo disegno imperturbabile secondo il quale il progresso non andrà per forza dove piace a noi. Dentro un simile disegno di difficile decodifica potrà accadere che il successo della lista Tsipras passi attraverso il riuso canzonatorio dei propri video su Internet da parte del M5S. Forse accadrà o forse, più probabilmente, no. In ogni caso le grandi lamentele e gli appelli al rispetto delle licenza CC de “L’altra Europa per Tsipras” hanno il retrogusto amaro degli strepiti di chi non ha capito.