Il ciarlatano di talento
Non vorrei sembrare irrispettoso ma da qualche giorno penso con insistenza a Beppe Grillo ed ai Norcini medievali. Grillo forse lo conoscete, i norcini medievali magari meno. Entrambi, per uno scherzo del destino hanno a che fare con la ciarlataneria. Nemmeno questo, se avrete un po’ di pazienza, è irrispettoso nei confronti di Grillo come potrebbe sembrare.
Il blog di Beppe Grillo – diciamo la verità – fin dalle origini è stato sovente un po’ cialtrone. Difficile sapere se si sia trattato di una forma di cialtroneria incidentale o se sia stata invece una raffinata scelta comunicativa, utile a stringere in un abbraccio mortale il vasto pubblico dei creduloni. Sta di fatto che, come molti ricorderanno, Grillo sul suo blog ha spesso dato spazio alla narrazione estrema ed improbabile, allo “strano ma vero” che poi – alla prova dei fatti – molte volte vero non era per nulla.
Scrisse che i campi magnetici dei cellulari cuocevano le uova, che certe palle di ceramica svizzera lavavano i panni in lavatrice senza detersivo; più recentemente ha più volte ospitato, perfino il giorno successivo ad un tragico terremoto, le opinioni di un signore in grado di prevedere gli eventi sismici. Saltimbanchi e polemisti, economisti del marengo delle Repubblica Subalpina e complottisti lunari sono da sempre di casa sul blog del comico genovese: giusto l’altro ieri, in tempi di grande attenzione mediatica post elettorale, spiegava cose da quelle parti Massimo Fini, autore di un prezioso pamphlet sul Mullah Omar, talebano lapidatore di adulteri, raccontato come una sorta di partigiano buono. Insomma la vocazione ciarlatanesca del blog di Grillo (di una parte del) come un dato di fatto difficilmente contestabile.
Anche gli allevatori di maiali nell’Umbria medievale si fecero ciarlatani. Tramandata di padre in figlio l’arte del coltello e del cauterio, indispensabile per sezionare e dissanguare il maiale o per castrarlo con perizia senza ucciderlo, scesero a valle e diventarono mezzichirurghi. Non che la medicina fosse a quei tempi troppo diversa dalla macelleria ma i norcini ed i cerretani (da cui secondo alcuni deriva il termine ciarlatano) cominciarono ad applicare sull’uomo quello che avevano imparato sui suini e per un po’ fecero egregia concorrenza agli insopportabili e tronfi parrucconi della Scuola Salernitana. Due tecniche su tutte nelle quali erano maestri: la terapia chirurgica del mal della pietra (quella che oggi si chiamerebbe litiasi vescicale, patologia a quei tempi dolorosissima che affliggeva sovrani e cardinali) e quella delle ernie irriducibili (e più avanti nelle simpatiche castrazioni delle voci bianche dei cori). Vi risparmio i molto cruenti particolari tecnici, tutti basati su grande manualità e ferri arroventati applicati alle parti basse senza anestesia, ma il ciarlatano sceso dalle montagne si affermò sul campo, fu stimato e ricercato negli istituti ospedalieri delle grandi città per le sue capacità di guaritore e divenne medico, anzi mezzochirurgo, a tutti gli effetti.
E pure Beppe Grillo è infine recentemente sceso a valle. Come i ciarlatani del basso medioevo ha mostrato i suoi talenti. Uno su tutti: dar voce unica ad una vasta silenziosa marea montante di protesta. Degli imbonitori quattrocenteschi utilizza tecniche e trucchi. Grillo sta alla politica italiana come gli allevatori di Norcia stavano ai medici del tempo: come loro genera attese ed aspettative che forse in parte andranno deluse. Il ciarlatano di talento del quattrocento guariva il paziente estraendogli i calcoli dalla vescica a mani nude: scopriremo nei prossimi mesi se il ciarlatano di Genova collezionerà i medesimi successi o si limiterà ad ustionare il culo dei suoi adepti e – per forza di cose – un po’ anche il nostro.