La democrazia liquefatta

 

“Per le prossime elezioni politiche i candidati del M5s saranno scelti on line e il programma sarà discusso e completato attraverso una piattaforma in rete. In modo trasparente” (Beppe Grillo, 16/09/12)

 

Già da tempo alcuni iscritti al Movimento Cinque Stelle invocavano la creazione di un portale, molte volte promesso e mai arrivato. Già la parola “portale” rimanda ad un passato digitale che ha qualcosa di commovente. I portali, per chi non lo sapesse, sono stati per un certo periodo di tempo l’architettura commerciale dominante sul web: enormi contenitori multifunzione dove, senza troppo muoversi, era possibile trovare quasi tutto, dal meteo alle notizie alla web mail. Nessuno oggi chiamerebbe la propria bici “velocipede”, ecco, il portale è il velocipede di una Internet che non esiste più: che le frange più digitali del Movimento ne invochino a gran voce la creazione aiuta ad inquadrare il contesto medio di riferimento.

Tuttavia attaccarsi troppo al senso delle parole sarebbe ingiusto e non a caso, a seguito del grande interesse suscitato dalla notizia di una decisa svolta verso la rappresentanza elettronica da parte del movimento di Grillo, alcuni articoli di giornale ci hanno informato che il M5S starebbe sperimentando e adattando alle proprie esigenze Liquidfeedback, la piattaforma open source creata ed utilizzata dal Partito Pirata in Europa (Carlo Blengino ne ha scritto sul Post qualche mese fa). Da un estremo all’altro, dal portale del vecchietto di Virgilio alla democrazia diretta e continua, delegata ad elettori in servizio effettivo H24.

Il fatto è che la storia politica breve ma intensa del movimento di Grillo è lontana anni luce dalle logiche di condivisione delle decisioni e delega del Partito Pirata, non foss’altro perché, al di là di proclami generici mille volte ripetuti, quella di Grillo è prima di tutto una società con un marchio registrato, pietra fondante di ogni decisione politica. Sei contro la linea suggerita da Grillo? La società ti toglie l’utilizzo del marchio e buona notte al secchio, fine di ogni dialettica.

Altra faccenda importante. Avete mai sentito Grillo scagliarsi contro il copyright, forse il tema principe della nuova società digitale? Accade raramente ed il motivo è semplice: il marchio e il copyright sono le fonti di guadagno del nostro. Così accade che, in un universo dove, secondo Grillo, Internet cambia tutto ed è la soluzione di tutto (politica, informazione, giornalisti, casta, inquinamento ecc.), la discussione sulla libera circolazione dei contenuti on line da quelle parti zoppica un po’. Ogni idea al riguardo è rispettabile ma confrontare i DVD e le magliette in vendita, il marchio registrato del Movimento o i libri proposti in abbonamento annuale (iniziativa chiusa rapidamente per mancanza di clienti) con il programma del Partito Pirata che propone l’abolizione del copyright e la libera circolazione del pensiero crea qualche imbarazzo.

Del resto anche solo l’idea di una democrazia elettronica diretta (che Grillo ed i suoi indicano senza incertezze come la soluzione di tutti i mali), gestita attraverso una piattaforma di rete da un Movimento che secondo i sondaggi potrebbe ottenere riscontri a doppia cifra alle prossime elezioni politiche, è una eventualità che fa tremare i polsi.

Le logiche dei peer networks come base della costruzione democratica, possono forse funzionare (io personalmente ci credo pochino) dentro ambiti piccoli e omogenei di individui con competenze informatiche consolidate, oppure, forse, dentro comunità più ampie (per esempio in alcuni paesi del nord europa dove l’utilizzo della rete ha ormai diffusamente permeato la società in ogni suo settore). Difficilmente questo potrà accadere in un paese come l’Italia, gravato da un divide culturale molto forte, dentro compagini eterogenee (per non dire altro) di scontenti della vecchia politica e di fan del bravo comico genovese che riempiono i commenti del suo blog con invettite scritte in maiuscolo.

Dubito fortemente che il Movimento Cinque Stelle ci fornirà motivi per commentare l’interessante esperimento antropologico di una nuova formazione politica con l’anima e il cuore saldamente ancorati all’intelligenza di rete. Più che la democrazia liquida, se questo tentativo dovesse essere messo in atto sul serio, rischiamo di trovarci davanti ad una democrazia liquefatta e, al di là del destino politico del Movimento, sarebbe l’ennesimo deficit di credibilità di cui davvero Internet in questo paese non sembra avere troppo bisogno.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020