Il prezzo della diversità
I giornali cattivi che odiano Beppe Grillo ed il Movimento 5 Stelle hanno scritto per una volta la verità. Lo ammette a denti stretti senza ammetterlo Giovanni Favia, consigliere regionale Emilia Romagna in un lungo panegirico su Facebook nel quale attacca nell’ordine
La Repubblica
I talk show nazionali
Vasco Errani
Il PD che comunica gratis
i 31 giornalisti della Regione Emilia Romagna,
i 40 consulenti
i “milioni” buttati dalla Regione Emilia Romagna in comunicazione
più un numero ampio di altri soggetti che alla fine mi sono annoiato a trascrivervi.
Getta la bombetta puzzolente Favia, confonde le idee a quelli che vogliono farsele confondere e nel fuggi fuggi generale ammette a voce bassa che lui, come tutti gli altri consiglieri regionali, da due anni la mattina alle 7 utilizzava i microfoni di una TV privata per raggiungere i propri elettori al modico prezzo (pagato da fondi regionali appositi) di 200 euro a comparsata.
Come sempre avviene in questo paese dove nessuno sa mai niente di niente, il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Iacopino grida allo scandalo per l’orrendo mercimonio, invocando un rapido intervento dell’Ordine Regionale, Repubblica e altri si avventano con gusto sulla notizia visto che non c’è sintonia maggiore oggi nel mondo giornalistico italiano di quella dell’attaccare Grillo in tutti i luoghi e in tutti i laghi, mentre la questione principale rimane sostanzialmente inevasa.
E la questione principale è che il Movimento 5 Stelle dovrebbe stabilire quale sia il prezzo della diversità e se intende pagarlo oppure no. Oggi Giovanni Favia ha scritto su Facebook, ingenuamente, che la comunicazione detestabile, quella comprata, quella mimetica e convenzionale, quella giurassica e corrotta come il suo capo ripete da anni, è comunque utile alla causa. Più realista del re, a proposito del mito comunicativo che il suo Movimento ha raccontato per anni, scrive al punto 11 della sua accorata enciclica:
Purtroppo esiste il digital divide anche nella nostre regione. Internet è il nostro primo strumento ma ha ancora, oltre alle enormi potenzialità alcuni limiti (pensiamo ai comuni montani).
Ma come, ci hanno sfracassato i cosiddetti per anni sul potere salvifico della rete, sulle barriere partecipative ormai definitivamente infrante, sulle meraviglie della democrazia diretta con i cittadini illuminati che partecipano via Internet alle scelte dell’Amministrazione esprimendo il proprio punto di vista al ritmo di una chat, e oggi Favia ci dice che Internet ha enormi potenzialità ma anche alcuni limiti? Alcuni limiti? Ma non ce lo potevano dire prima? Limiti per superare i quali evidentemente vale la pena pagare silenziosamente una TV privata alle 7 del mattino per raggiungere i propri elettori negli sperduti comuni montani? Ma andiamo, su. E i mesh network, e le hyperlan, e il Wi-Max?
In attesa che la tecnologia renda il pianeta un luogo definitivamente liberato – è questione di minuti – il proclama della propria diversità richiede scampoli di eroismo, rinuncie dolorose ed analogiche (come non essere raggiunti via telefono da un ascoltatore di Vergato che poco dopo l’alba guarda 7Gold) ma cozza comunque, prima o poi, con quel margine di intelligenza e moderazione che al Movimento 5 Stelle è precluso dal massimalismo di Beppe Grillo e dalle stesse ragioni che ne hanno decretato il successo.
Riecheggia una sorta di “ma anche” veltroniano nel grillino che vuole Internet ma che non disdegna la TV cattiva, che predica trasparenza ma poi sorvola se l’emittente dimentica di annunciare che la comparsata a cui ha partecipato è comunicazione a pagamento coi soldi degli elettori, che fa la morale ad una classe politica morente per poi accettarne i medesimi automatismi da stanza di rianimazione.
Essere meglio degli altri è complicato: per i seminatori di tempesta dalle molte buone intenzioni lo è forse anche di più. E per uno scherzo del destino lo è anche per colpa (merito) di Internet.