Vi defollowo tutti
Serena Danna ha scritto un articolo breve e interessante sull’utilizzo di Twitter nella recente emergenza terremoto in Emilia. Lo condivido, mi è venuta però voglia di aggiungere alcuni elementi.
Il fastidio.
È una delle cose più difficili da gestire in casi del genere. Personalmente, nelle prime ore di una emergenza informativa vorrei che la rete non parlasse d’altro. Mi infastidiscono le pubblicità dei siti web (che infatti faticosamente stanno iniziando ad attrezzarsi), mi infastidiscono quelli che su Twitter continuano a parlare di Zeman, quelli che fra un messaggio d’aiuto e l’altro ci consigliano di seguire il loro imperdibile intervento social-qualcosa sul sito web dell’Eco di Cannuzzo. Quando succedono le tragedie io, su Twitter – fosse per me – defollowerei quasi tutti. Ed è sbagliato.
Del resto se entrate in un bar dopo una scossa forte come quella di ieri mattina, ritroverete riprodotta la medesima scala di interessi e solidarietà: accanto a quelli preoccupati e desiderosi di avere maggiori informazioni troverete ben rappresenta la schiera dei tantissimi per i quali una notizia è una notizia, nel senso che il suo interesse svanisce in un attimo, in tempo per ritornare ad occuparsi dei fatti propri. Defollowerei pure loro.
L’attivismo web.
Se c’è un momento sbagliato per prendere fiere posizioni su Internet, luogo per eccellenza a basso impatto di coinvolgimento personale, quello è quando accadono eventi tragici come quello di ieri. Si tratta di una forma molto umana di partecipazione da parte di chi desidera comunque far sentire la propria voce nell’esatto momento in cui gli eventi accadono. Due esempi al riguardo: la vasta platea di quanti hanno iniziato a gran voce a chiedere l’annullamento della parata del 2 giugno dietro l’hashtag #no2giugno, la discussione scatenata in rete dal post sul blog di Grillo (no il link non lo metto) che ridava voce, con imbarazzante puntualità, alle teorie controcorrente di un noto sismologo faidate. In entrambi i casi tempi e modi della discussione sono certamente sbagliati, scatenano diatribe e polemiche inutili, spostano il fuoco dell’attenzione verso direzioni che non lo meriterebbero. Antimilitaristi e feticisti delle scie chimiche avranno certamente ottime ragioni da esporre, ma non ora, per favore, domani magari, ma non ora. Invece il grande cono di attenzione indotto dalla tragedia è una tentazione per tutti.
Twitter.
Oh beh lasciatemelo dire, Twitter in casi del genere è fantastico.