Dialoghi sul Re di Tonga

Programmatori all’ascolto, prestate attenzione, sto per rendervi ricchi. Ho pensato ieri sera rispondendo ad una mail mentre seguivo Twitter guardando Ballarò mentre sull’iPad scorreva la partita dell’Inter e contemporaneamente mia figlia mi ricordava il nostro appuntamento per la partita di dama, che io avrei bisogno di una nuova applicazione per il mio computer. Non so, magari esiste, ma io non ne ho mai sentito parlare, quindi ora vi spiego come dovrebbe essere. Vorrei un software vigile urbano con una idea meravigliosa: mantenere integre le residue connessioni della mia Area di Broca (la parte della corteccia frontale nella quale secondo i neurofisiologi il cervello tenta di mettere ordine ai molti stimoli sincroni del multitasking) stabilendo un minimo di priorità alle troppe cose che mi accadono intorno quando sono su Internet.

Dice: ma non potresti invece spegnere il computer ogni tanto, uscire a fare una passeggiata, zappare l’orto, leggere un libro al parco? Certo, potrei, anzi ogni tanto lo faccio (mia moglie e la moglie del peraltro direttore del Post dicevano un tempo che lo facciamo troppo poco, secondo me, da allora, lo facciamo anche meno), però io mi riferivo a qualcosa di diverso: vorrei un vigile urbano che stabilisca le precedenze all’incrocio delle mie sinapsi e che escluda alcune attività mentre sono impegnato in altre. Per esempio vorrei un click che quanto sto iniziando a leggere “Slave to the smartphone” sul sito dell’Economist spenga Twitter per i 5 minuti necessari a rimanere concentrari sul testo (io seguo gli aggiornamenti di 160 persone su Twitter, non so come facciano quelli che hanno migliaia di followers); vorrei poter decidere in quali ore essere diluviato dal fiume di informazioni che escono dal mio schermo e quando invece restare collegato il minimo indispensabile, vorrei provare a stabilire un flusso di priorità delle notifiche e degli aggiornamenti di stato per non dover sollevare lo sguardo da quello che sto facendo ogni dieci secondi, il che, perfino io me ne rendo conto, non è sano per niente.

Alcuni word processor, lo so, li ho provati, oscurano lo schermo intorno mentre stai scrivendo, però 1) non scrivo così spesso, 2) non mi attraggono troppo i sistemi acceso/spento. Bella forza, anch’io sono capace di alzarmi da qui ed andare a fare qualcosa di diverso da un’altra parte, tipo, che ne so, mettere in ordine il cassetto della biancheria. Questo almeno in teoria.

No, io come certi intossicati dalla nicotina vorrei staccarmi solo in parte, a me in fondo il multitasking piace, mi fa sentire come il re di Tonga che osserva il suo regno dalla collina, mi soddisfa essere raggiunto da molte informazioni, ed anche la pancia – direbbe mia moglie – assomiglia ormai un po’ a quella de re di Tonga (che poi ora che ci guardo non è nemmeno che il Re di Tonga sia così grasso come me lo immaginavo).

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020