Splinder e la biblioteca senza polvere
La questione della prossima chiusura di Splinder, che per molti anni è stato uno dei più utilizzati servizi di blogging in Italia, solleva un paio di questioni non banali. La prima è quella della gratuità e continuità dei servizi web. La banda costa, l’hosting costa, i modelli di business non sono infallibili. Così oggi Dada sceglie di cancellare da Internet migliaia di pagine web e lo fa malamente, con scarso preavviso, tanto che le voci sulla presunta improvvisa chiusura del servizio si sono inseguite nelle ultime settimane senza grande chiarezza o conferme ufficiali. Alla fine Splinder ha deciso e, in questi giorni, ha iniziato a spedire mail ai propri sottoscrittori confermando la chiusura della piattaforma per il 31 gennaio prossimo e offrendo agli utenti alcune soluzioni per salvare e migrare altrove i propri contenuti.
Ma se la questione tecnica di chi aggiorna un blog su Splinder (secondo la proprietà ormai solo alcune migliaia di persone) ed ora si trova nella condizione di dover traslocare altrove (questione apparentemente semplice ma di fatto piuttosto complicata, per esempio la migrazione verso WP che è oggi la piattaforma più utilizzata sembrerebbe essere assai difficoltosa) è solo uno dei problemi in campo e nemmeno il più importante.
Il fatto è che le grandi piattaforme di pubblicazione in rete sono certamente proprietà di qualcuno che ne può disporre come crede (così come i testi lì contenuti restano di proprietà di chi li ha scritti) ma le parole che contengono sono anche, contemporaneamente, una sorta di patrimonio comune. Le pagine di Splinder sono parte della biblioteca della rete italiana, ne sono una delle molte fotografie, il fotogramma accurato e a fuoco di alcuni anni degli albori dell’editoria personale in rete. Dal momento in cui vengono messe on line sono anche – perché no – proprietà di chi quelle parole ha letto. Cancellare così vasti archivi, ovunque essi risiedano fisicamente, anche dopo aver fornito gli strumenti per un salvataggio in extremis, assomiglia ad un piccolo grande delitto.
E soprattutto nell’addio, siate brevi
Chi se ne va ha sempre torto.
Me ne vado.
(aprile 2003 – marzo 2008)
Il blog di Herzog è un blog letterario molto bello: è stato aggiornato l’ultima volta il 17 maggio 2008. Il suo autore lo ha amorevolmente curato per 5 anni, poi ha deciso di andarsene. Oggi, nell’avvicinarsi della chiusura di Splinder, qualche vecchio amico gli ha scritto chiedendogli di esportare quelle parole altrove. Probabilmente non se ne farà nulla, Herzog non vuole.
Dovessi dire quale è la funzione principale della rete Internet forse direi, prima di tutto, quella di grande archivio di parole. Poi è mille altre cose ma, intanto, per iniziare, è una biblioteca senza polvere, uno scaffale aperto ad un click di distanza da noi. Cancellare parti anche piccole di questo archivio, fuori dalla scelta di chi quelle parole ha scritto, semplicemente non dovrebbe essere possibile.