Vasco Rossi feat. Barbra Streisand
La vicenda Vasco Rossi-Nonciclopedia contiene – giusti giusti – tutti i tratti tipici della tragicommedia internettiana. C’è il piccolo contro il grande, il vecchio contro il giovane, la libertà di espressione contro l’arroganza del denaro, gli avvocati vestiti Caraceni contro le felpe ed i brufoli dell’adolescenza. Poi c’è la scia prevista di reazioni in rete, le pagine Facebook, la discesa in campo convinta di quasi tutti. Milan contro Inter, destra contro sinistra (perfino Capezzone ha preso posizione), ci fosse ancora Gaber a questo punto urlerebbe: paracadutisti! Ufologi!
Eppure le cose sono semplici: Vasco Rossi è stato malconsigliato da persone che non sono molto pratiche di comunicazione in rete, non ne comprendono gli estremi, non capiscono di come questi margini (A world of Ends dicevano quelli che ci capiscono molti anni fa) siano talvolta contemporaneamente odiosi ed irrilevanti. Purtroppo e per fortuna in rete ognuno di noi è stronzo per qualcun altro: purtroppo perché certamente non fa piacere, per fortuna perché tutto questo si trasforma spesso in una piccola personale palestra di democrazia. Anche le persone meno esposte troveranno qualcuno che prima o poi si rivolgerà loro con toni inadeguati e fastidiosi, dileggianti o francamente offensivi. Se volete trarne indicazioni di massima sul genere umano fatelo pure ma così è. E probabilmente, avendo avvocati vestiti Caraceni nella fondina, molti in simili situazioni li estrarrebbero, non è difficile capirli.
Solo che Internet è grande ed il sollievo per simili risposte armate è comunque e sempre solo momentaneo, formale e discretamente inutile, specie quando è rivolto a soggetti ai margini della grande comunicazione. Fino a ieri Nonciclopedia era un sito di cretinate sconosciuto ai più, oggi rischia di diventare la bandiera di una nuova resistenza.
L’effetto Streisand di cui molti parlano in queste ore è, in molti casi, una dinamica positiva della comunicazione Internet (pensate alla disputa omeopatica Boiron- Blogzero) in altre è semplicemente la carta carbone di una presa di posizione qualunque (meglio se si parteggia per Davide contro Golia). Eppure se ci riuscisse di uscire appena di qualche centimetro dalle logiche di rete per tornare a quelle precedenti e più consone ai pensieri degli studi legali, la denuncia di Vasco Rossi appare meno incredibile di quello che sembrerebbe. La pagina in questione, che oggi i gestori di Nonciclopedia hanno rimosso insieme al resto del sito, era davvero un lungo elenco di stupidaggini offensive senza alcuna relazione né con la satira né con l’informazione. Ma era comunque una pagina web che vorremmo fosse ancora on line.
Se Vasco Rossi fosse stato meno lontano alle cose della rete avrebbe capito che di pagine simili su Internet ce ne saranno sempre molte, che anche volendo perdurare nell’ossessione di farle cancellare non sarà mai possibile toglierle tutte e che, soprattutto quelle pagine sono il segno di una attenzione e di un interesse che non è possibile scindere in alcun modo dal resto della propria popolarità. Sono l’opposto inevitabile, grossolano e prevedibile, delle maree di persone che in rete acclamano al grande talento della rockstar di Zocca.
Tutto il resto della mobilitazione (ieri qualcuno, non ricordo dove, scriveva entusiasta che l’hashtag #vascomerda era il secondo per popolarità a livello mondiale, il che devo dire mi riempie il cuore ed i polmoni di non so bene cosa) è la solita fuffa internettiana alla quale siamo affezionati, buona per i quotidiani di oggi e per gli amanti della interessantissima diatriba Vasco Rossi contro resto del mondo.