Surplus cognitivi
Fino a qualche anno fa c’erano solo due tipi di figure contrapposte nella descrizione della rete Internet. Esisteva una vasta pletora di entusiasti che raccontavano come la rete avrebbe cambiato la politica, migliorato i media, ampliato i rapporti sociali, fortificato le democrazie e, dall’altro versante, uno sparuto nucleo di bastiancontrari che si occupava di arringare le folle sui rischi della grande digitalizzazione. In USA, patria della grande deriva specialistica, la figura del detrattore di Internet è stata per anni appannaggio di pochi soggetti, impegnati a controbattere con vigore ogni pretesa innovativa legata alla rete. Ricordo per esempio che Clifford Stoll, in uno dei suoi libri, sosteneva che “talvolta” le email arrivavano dopo le normali lettere affidate al postino. Erano spesso critiche grossolane lanciate nel lago immenso di un grande cambiamento a disegnare piccoli cerchi, per giunta spesso basate su argomenti folcloristici e non troppo consistenti.
Poi con gli anni le cose sono cambiate ed oggi esiste una più ampia e dialogata contrapposizione su quali siano pregi e difetti, rivoluzioni e fallimenti della rete Internet. Nonostante questo una radicalizzazione delle posizioni è sempre in qualche maniera evidenziabile: per esempio da qualche anno a questa parte Nicholas Carr, giornalista e scrittore bravo ed informato, si è guadagnato la palma del nuovo detrattore illuminato della rete. Tutta la sua ultima produzione sul web e su carta ruota con insistenza sul tema dei rischi misconosciuti legati alla rete. Come spesso accade tanta insistenza sembra a volte perdere lucidità. Carr per esempio è recentemente arrivato a chiedersi sul suo blog e nel suo ultimo libro se i link (la rete stessa è basata sui link) non siano una arma di distrazione di massa .
Links are wonderful conveniences, as we all know (from clicking on them compulsively day in and day out). But they’re also distractions. Sometimes, they’re big distractions – we click on a link, then another, then another, and pretty soon we’ve forgotten what we’d started out to do or to read. Other times, they’re tiny distractions, little textual gnats buzzing around your head. Even if you don’t click on a link, your eyes notice it, and your frontal cortex has to fire up a bunch of neurons to decide whether to click or not. You may not notice the little extra cognitive load placed on your brain, but it’s there and it matters. People who read hypertext comprehend and learn less, studies show, than those who read the same material in printed form. The more links in a piece of writing, the bigger the hit on comprehension.
Fra gli entusiasti della rete va invece sicuramente annoverato Clay Shirky. L’ultimo libro di Shirky è basato su un concetto affascinante e certamente plausibile, quello del “surplus cognitivo”. L’idea di fondo – anticipata da Shirky già nel suo libro precdente – è che Internet abbia in questi anni impegnato una parte ampia del tempo che in passato dedicavamo alla TV e che il risultato di questa nuova abitudine siano opere collettive come Wikipedia, progetti di condivisione in rete, i blog ecc. Shirky calcola che molti adulti di oggi abbiano speso, inermi davanti ad un televisore, circa 5 anni della propria vita. E che poi un giorno si siano alzati e siano andati ad un computer collegato a Internet a fare altro.
Qualche giorno fa Nicholas Carr sul suo blog ha scritto, a margine delle sue solite critiche come sempre in parte pretestuose, che, semplicemente, secondo i dati Nielsen, gli americani guardano oggi più televisione di quanta non ne abbiano mai vista in passato, nonostante la penetrazione della banda larga abbia raggiunto ormai i 2/3 delle abitazioni. E nemmeno i cosiddetti “nativi digitali” secondo una ricerca di Deloitte farebbero eccezione a questa tendenza. La citazione del surplus informativo di Shirky è tangenziale ed inelegante ma forse in grado di compromettere la tesi del libro alle fondamenta. C’è anche di peggio nella acerrima guerra fra entusiasti e pessimisti: l’ultimo post sul blog di Shirky risale al 1 aprile scorso. Che il surplus cognitivo sia andato esaurito?