Votare un 5 di novembre
Dedicato senza polemica alle donne siciliane che oggi scelgono di non andare a votare
Il 5 novembre è quello del 1872 e negli Stati Uniti ci sono le presidenziali. Horace Greeley, democratico dello stato di New York contro Ulysses S. Grant repubblicano dell’Illinois. Vanno a votare sei milioni e mezzo di persone, da due anni anche gli afroamericani – ad alcuni pare ancora incredibile – e sono tutti maschi. Le donne no.
Alcune non sono d’accordo. In cinquanta presentano ai seggi di Rochester, Contea di Monroe, stato di New York, e ci provano: siamo qui per votare, dicono, è un diritto di tutti. Non sappiamo bene cosa succeda quella mattina davanti ai seggi di Rochester, Contea di Monroe. Di sicuro un maschio stupore, una femminile determinazione, qualche risolino di derisione, urla, confusione e sconcerto. Sappiamo che le donne vengono cacciate indietro, “ma chi si credono di essere”. Ma alcune ce la fanno. Notizie di stampa: “viene annunciato da Rochester, New York, che 16 signore, guidate dalla signorina Susan B. Anthony, hanno effettivamente votato martedì scorso in quella città”. Come hanno fatto? Qualcuna, ci piace pensare, circonda il presidente del seggio – “Signore, vi prego, dice lui” – una lo inchioda con un discorso pippone sui diritti delle donne – “Lei adesso ci deve ascoltare perché…” – le altre afferrano la scheda, votano e la ficcano nell’urna.
Quella del discorso è Susan Brownell Anthony, lo sappiamo di sicuro perché qualche giorno dopo la arrestano insieme ad altre 14 ragazze. La processano il 17 giugno dell’anno dopo. Sanno com’è fatta Susan Anthony: in attesa del processo, appena scarcerata, ha girato tutte le 29 Contee dello Stato parlando in piazza. Parole precise: “È un crimine, per un cittadino degli Stati Uniti, votare? Questa non è più una petizione per farci sentire dal Congresso o dal governo, ma è un appello alle donne di tutto il mondo, affinché esercitino il loro troppo a lungo trascurato: ‘diritto di cittadine’ e di voto”.
Voce di una donna, paura dei maschi: “Non è che influenzeranno la giuria popolare?” Così il procuratore distrettuale ordina lo spostamento del processo davanti alla Corte federale, città di Ontario. C’è la stampa, anche quella nazionale, e la Corte gioca sporco, di cavilli. C’è un norma che impedisce agli imputati penali di testimoniare nei tribunali federali: la signora Susan B. Anthony non può prendere la parola. Ci spiace ma è così, zitta e muta, grazie. Il terzo giorno del processo, stiamo per andare al verdetto, il giudice deve invitare l’imputata Susan B. Anthony a fare la sua dichiarazione: “Qualora lo volesse, è chiaro, non c’è nessun obbligo”. Lei non aspetta altro. Comincia a parlare e non si ferma più. Il giudice dice che basta, va bene così abbiamo capito. Si chiama Hunt, è un democratico che non ha mai fatto il magistrato ma l’ha messo lì Grant, che è diventato presidente ed è repubblicano, proprio per cercare di far star zitta questa donna. Che continua a parlare. Hunt prova la richiama all’ordine più e più volte: “Si sieda, stia zitta”.
La fine del processo la racconta magistralmente Edoardo Galeano.
Gli Stati Uniti d’America contro Susan Anthony, distretto nord di New York, 18 giugno 1873
Magistrato del Distretto Richard Crowley: “Il 5 novembre 1872 Susan B. Anthony votò per un rappresentante del Congresso degli Stati Uniti d’America. In quel momento lei era donna, e suppongo che non ci siano dubbi in merito. Lei non aveva diritto di voto. È colpevole di aver violato la legge”.
Giudice Hard Hunt: “La prigioniera è stata giudicata secondo quanto stabilito dalle leggi”.
Susan Anthony: “Si, vostro onore, ma sono leggi fatte dagli uomini, interpretate da uomini e amministrate da uomini in favore degli uomini e contro le donne”.
Giudice Hard Hunt: “La prigioniera si alzi in piedi. La sentenza di questa Corte le impone di pagare una multa di cento dollari”.
Susan Anthony: “Non pagherò mai nemmeno un dollaro”.
(Eduardo Galeano, Donne, Sperling & Kupfer)
Susan non pagò.
Gli uomini del Governo non ebbero il coraggio di riportarla ancora in tribunale. Un po’ di anni dopo, nel 1920, l’emendamento alla Costituzione statunitense da il voto alle donne prende il suo nome: Emendamento Anthony.
Nel 1979, a proposito di dollari, Susan ci finisce sopra.