638 modi di uccidere Fidel Castro
Ha detto Pepe Mujica che «vi è in Fidel una statura di Don Chisciotte. Perché ha vissuto un lungo periodo della sua storia sfidando la prima potenza mondiale».
La prima potenza mondiale, gli Usa, con Fidel ce l’aveva davvero. Tra il 1959 e il 2006 ha provato a ucciderlo 638 volte. Scrive il Guardian che può sembrare una cifra un po’ altina, ma la CIA si era molto appassionata all’idea e poi, dice Wayne Smith, ex capo della sezione di interessi USA all’Avana: «Cuba ha avuto sugli Stati Uniti l’effetto che la luna piena ha su un lupo mannaro».
Si comincia con l’invasione, Baia dei Porci. Ci si prova con il sigaro esplosivo. Poi reclutando un’ex amante attrezzata con pillole di veleno nascoste nel vasetto di crema. Ma la pillole si sciolgono nella crema e lei decide che, tutto sommato, mettere una crema fredda in bocca a Castro mentre dorme non è una buona idea. E poi Fidel ha già capito tutto: «Se proprio devi uccidermi fallo con la mia pistola, tieni». «Non posso farlo, Fidel», dice lei.
Altri tentativi con il veleno; poi batteri per il fazzoletto da naso, batteri da caffè e batteri da tè. Veleno con penna-siringa, a Parigi, il giorno in cui uccidono Bob Kennedy. Fidel è appassionato di immersioni subacquee e la CIA pensa a una grande conchiglia piena di esplosivi, dipinta con colori luminosi per attirare la vittima. Ci cascherà? Forse no. Proviamo con una muta da immersione infettata da un fungo per una bella malattia della pelle cronica e debilitante?
Poi cecchini, esplosivi – l’ultima volta nel 2000 a Panama, 90 kg sotto il podio – anche l’organizzazione di una vera e propria sparatoria in pieno stile mafioso. Piccola carica esplosiva dentro una palla di baseball? Poi ancora sigari, questa volta contaminati dal botulino. Nel 1985, probabilmente per sfinimento, Fidel ha smesso di fumare.
C’è anche il documentario, 638 Ways to Kill Castro .