Letterina a Schiaparelli
Caro Schiapa,
rispondi, ti prego. Non abbiamo tue notizie e siamo molto molto preoccupati. Del tuo lungo viaggio, 7 mesi, ce ne siamo allegramente sbattuti. Noia intergalattica – immaginiamo – corpi celesti all’orizzonte, polveri stellari, cometucole. E mai l’interesse di nessuno. Tutti a seguire Diba in giro con lo scooter e a te mai una chiamata. Scusaci.
Poi ieri, nell’atmosfera di Marte, passando da 21mila chilometri all’ora a quasi zero sei entrato nella storia con la più grande frenata mai tentata da un mezzo umano. Ti abbiamo pensato con lo stomaco in gola, fuori odore di bruciato, dentro timore di non farcela. «Retrorazzi, dai, retrorazzi» si pensava noi, «frena Schiapa, frena che ti spatasci». Per riflesso condizionato si cercava il pedale del freno con il piede di destra. Non c’era.
E adesso Schiapa, come stai? Sei ammaccato, intontito, sbullonato scosso? Dai notizie. Chiama Terra Schiapa e, scusa, non conveniva cominciare a rallentare un attimo prima?