Deleterio

È deleterio ciò che reca un grave o gravissimo danno, materiale o immateriale, alle cose o alle persone: può nuocere al corpo o alla salute, alla coscienza o allo spirito, alla politica o alla società, alla reputazione personale o alla pubblica morale. Sono sinonimi di deleterio, se riferito al clima, all’ambiente, alla qualità dell’aria e simili: velenoso (o venefico), pernicioso o nefasto (meno forti: nocivo, dannoso, malsano, o il letterario infesto; più forti: micidiale, nefasto, letale, mortale, fatale, esiziale, mortifero). Un errore, un intervento o un comportamento deleterio, capace di nuocere in modo serio o profondo – ma non irreparabile –, sarà anche qui pernicioso o nefasto (meno forti, di nuovo: nocivo, dannoso; ancor più lievi: pregiudizievole, sconveniente, controproducente, sfavorevole, svantaggioso).

Le più antiche attestazioni di deleterio, risalenti al XVI secolo, sono tutte dell’ambito medico o farmaceutico. Ancora nella prima metà dell’Ottocento, alla voce deleterio (o deletereo), un repertorio etimologico annota:

«Termine qualche volta adoperato da’ Medici e Farmacisti, per dinotare quelle sostanze che sono di una natura perniciosa e velenosa» (Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati nelle scienze, arti e mestieri che traggono origine dal greco compilato da Bonavilla Aquilino coll’assistenza del professore di lingua greca abate d. Marco Aurelio Marchi […], Milano, dalla Tipografia di Giacomo Pirola, 1820, tomo II, p. 338).

In questo passo si parla dei corpi devastati dalla peste, e della necessità di combattere il misterioso agente patogeno responsabile del morbo con due tipi di medicinali – essiccanti e coadiuvanti – già incontrati nel testo:

«nel tempo pestifero non contenendo i corpi che abondano di molti escrementi se non un certo non so che di deleterio, et di maligno, il quale, o in atto produce l’infermità, o vero in breve almeno, se non si ripara, sta per produrla, debbiamo servirci di tutte due le sorti di medicamenti» (Dialoghi sopra le cause della peste universale di M. Alessandro Puccinelli fisico lucchese […], Lucca, appresso Vincenzo Busdraghi, 1577, p. 49).

Qui sono i medicamenti (chimici) a esser creduti deleteri – per l’autore, al contrario, sono del tutto innocui – da chi non si affida alla ragione e, se li sperimentasse, cambierebbe idea:

«deponghino di gratia tutti questi, che stimano, che li medicamenti chimici siano deleterii dall’animo loro quell’opinione, impercioché sono mitissimi […], et se non vogliono credere alla ragione, si ponghino all’operatione di quelli, che l’istessa sperienza gli farà mutar sentenza» (Theatro d’arcani del medico Lodovico Locatelli da Bergamo, nel quale si tratta dell’arte chimica, et suoi arcani. Con gli afforismi d’Ippocrate commentati da Paracelso et l’espositione d’alcune cifre, et caratteri oscuri de filosofi […], Venetia, presso Paolo Baglioni, 1617, pp. 46-47).

Nel brano sottostante si distingue invece fra principi attivi e principi non attivi. I primi sono contenuti nelle sostanze animali, dove prevalgono il sale e lo zolfo; i secondi nelle sostanze vegetali, dove predominano aria, acqua e terra. Era stato il medico e alchimista svizzero Paracelso (1493-1541) ad aggiungere, ai quattro elementi aristotelici (acqua, aria, terra e fuoco) ritenuti, prima di lui, alla base della composizione e della trasformazione della materia, i principi del sale e dello zolfo, le purissime essenze regolatrici – insieme al mercurio – di ogni corpo naturale.

«[L]a materia è come io l’ho stabilita, sì negli animali, che nei vegetabili; salvo che i vegetabili hanno, generalmente in s[é], più de principj non attivi, innocenti d’aria, d’acqua, e di terra; e le sostanze animali contengono più dei principj attivi deleterj di sale, e di zolfo» (Il metodo naturale di cura del signor Giorgio Cheyne, tradotto dall’inglese da Cosimo Mei […], Padova, nella Stamperia Volpi, 1765 p. 20).

Anticamente deleterio era anche sostantivo. Qui viene indicato come sinonimo del grecismo alessifarmaco (ἀλεξιϕάρμακον, composto di  ἀλέξω “respingere, scacciare” e ϕάρμακον  “veleno”; lat. alexipharmăcon):

«i deleterii, i quali da’ Greci sono chiamati alessifarmaci: quasi che tra l’uno et l’altro, cioè tra il corpo et il deleterio, siano posti» (Dialoghi sopra le cause della peste universale di M. Alessandro Puccinelli, cit., p. 49).

È un grecismo lo stesso deleterio (δηλητήριος “velenoso, nocivo”, detto perlopiù di un farmaco e adoperato anche in greco come sostantivo per significare “veleno”; alla base c’è δηλέομαι “nuocere, danneggiare, distruggere”). Ci è forse giunto attraverso il francese délétère, documentato dal Cinquecento, ma già da questo secolo il termine latino equivalente, fatto proprio a suo tempo dalla Scuola medica salernitana («piper veluti euphorbium deleterium [‘velenoso’] non sit»: Schola salernitana, hoc est de valetudine tuenda, opus nova methodo instructum […]. Animadversiones novæ et copiosæ Renati Moreau, doctoris medici parisiensis […], Parisiis, sumptibus Thomæ Blasii, 1625, p. 576), gode di grande fortuna nella letteratura a stampa.

È nel commento dell’umanista Filippo Beroaldo all’Asino d’oro di Apuleio (deleteria ‘cose velenose’: Commentarii a Philippo Beroaldo conditi in Asinum aureum Lucij Apuleij, Venetiis, per Simonem Papiensem dictum Bivilaquam, 1501, p. 123 recto), in un testo di Jacques Peletier du Mans (1517-1582), matematico e poeta («Deleteria frigore an mutationem accipiant a calore nostro», Iacobi Peletarii Cenomani, De conciliatione locorum Galeni sectiones duæ. Ad amplisimum Medicorum Parisiensium Ordinem, Parisiis, apud Iacobum Maceum in monte D. Hilarij sub signo Pyramidis, 1564, p. 35 verso), in un’opera sui veleni del medico e filosofo forlivese Girolamo Mercuriale, vissuto fra il 1530 e il 1606 («frigida venena […] deleteria», De venenis, et morbis venenosis tractatus locupletissimi […]. Ex voce excellentiss. Hieronymi Mercurialis […], Francofurti, apud heredes Andreæ Wecheli, 1584, p. 54), e in molti altri luoghi.

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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare”, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Nel corso della quarta edizione di Parole in cammino (il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia: Siena, 1-5 aprile 2020), in cui lanceremo la Notte della Lingua Italiana (il 3 aprile), premieremo le motivazioni più belle. Io spiegherò intanto via via le 30 parole, una a settimana.

  1. abulico
  2. afflizione
  3. arguto
  4. becero
  5. bizzarro
  6. blaterare
  7. caustico
  8. coacervo
  9. corroborare
  10. deleterio
  11. elucubrare
  12. fedifrago
  13. fosco
  14. giubilo
  15. illazione
  16. intrepido
  17. laconico
  18. magnanimo
  19. mendace
  20. nugolo
  21. ondivago
  22. preambolo
  23. riottoso
  24. sagace
  25. sbigottire
  26. sbilenco
  27. solerte
  28. sporadico
  29. uggioso
  30. veemente
Massimo Arcangeli

Linguista, critico letterario, sociologo della comunicazione. Si è sempre nutrito di parole, che ama cercare in giro per il mondo.