Riottoso

Si può essere riottosi a cedere, a obbedire, a lasciar correre; a fare una confidenza o ad ammettere un torto; a manifestare uno stato d’animo o a confessare una colpa; a siglare un’alleanza o a sottoscrivere un patto. Nell’uso corrente non sono sinonimi puntuali di riottosorestioribelle, che un tempo ne avrebbero reso invece bene il senso. Oggi, confrontati con riottoso, i due aggettivi restio e ribelle (e ancor più rivoltoso) dicono rispettivamente di meno e di più. Nell’italiano odierno una persona riottosa è piuttosto riluttante o recalcitrante, indocile o refrattaria. Anche disubbidiente, indisciplinato o insofferente esprimono l’idea di una resistenza maggiore (nel fare o non fare qualcosa) rispetto a quella suggerita da riottoso.

L’origine di riottoso è il nome riotta. Quest’ultimo, come riottare (“contendere, disputare”; dal francese rioter, alla cui base potrebbe esserci il latino rugire o, meno probabilmente, ridere), è un francesismo: la sua origine è il francese riotte (“disputa, questione”, “pazzia, follia”, “tumulto, sommossa”), che ha generato anche un vocabolo inglese (riot) il cui significato principale è “tumulto”. Fra i significati più antichi di riottoso c’è d’altronde “litigioso, rissoso” (con un atto, un comportamento o un discorso riottoso si indicavano in passato anche un atto, un comportamento, un discorso violento), cui corrisponde “lite, diverbio” per riotta:

«E schiverem la calca
della piazza maggiore, con men periglio
di mistie e di riotte e risse e scisme
come fra ’l popol pieno avvien non rado
a’ soldati, c’han sempre in man la lima
ad acuir lo spillo dell’onore»

(Michelangelo Buonarroti il Giovane, La Fiera, giornata IIIa, atto I, scena prima, vv. 13-18)

Commenta così questo passo il grecista Anton Maria Salvini (1653-1729), che fu anche arciconsolo dell’Accademia della Crusca:

Osservo, che riottoso in Inglese, la qual lingua ci ha o conservato molto dello antico Franzese, e per questo capo, utile alla Toscana; o vale piuttosto scialacquatore, e riotta scialacquamento (La Fiera, commedia di Michelagnolo Buonarroti il Giovane, e La Tancia, commedia rusticale del medesimo, coll’annotazioni dell’abate Anton Maria Salvini […], Firenze, nella stamperia di S.A.R. per li Tartini e Franchi, 1726, p. 431).

Un litigio, un alterco o una zuffa comportano un inutile dispendio di energie. Meglio svelenire, stemperare, placare gli animi e addivenire a un comodo accordo.

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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare”, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Nel corso della quarta edizione di Parole in cammino (il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia: Siena, 1-5 aprile 2020), in cui lanceremo la Notte della Lingua Italiana (il 3 aprile), premieremo le motivazioni più belle. Io spiegherò intanto via via le 30 parole, una a settimana.

  1. abulico
  2. afflizione
  3. arguto
  4. becero
  5. bizzarro
  6. blaterare
  7. caustico
  8. coacervo
  9. corroborare
  10. deleterio
  11. elucubrare
  12. fedifrago
  13. fosco
  14. giubilo
  15. illazione
  16. intrepido
  17. laconico
  18. magnanimo
  19. mendace
  20. nugolo
  21. ondivago
  22. preambolo
  23. riottoso
  24. sagace
  25. sbigottire
  26. sbilenco
  27. solerte
  28. sporadico
  29. uggioso
  30. veemente
Massimo Arcangeli

Linguista, critico letterario, sociologo della comunicazione. Si è sempre nutrito di parole, che ama cercare in giro per il mondo.