Veemente
Ha un temperamento veemente chi è ardente, passionale o focoso. In napoletano sarebbe focuso («Dicesi ad Uomo veemente, d’animo caldo, impetuoso. Focoso», Basilio Puoti, Vocabolario domestico napoletano e toscano compilato nello studio di B. P., Napoli, dalla Stamperia del Vaglio, 18502, s. v.; prima ediz.: 1841), che ha un bell’equivalente nello spagnolo caliente (usato per gioco anche in italiano)
Il Mascagni che conoscevamo, quello della Cavalleria, era un uomo veemente, impetuoso quasi sino alla brutalità, ben lontano da tendenze contemplative (“Minerva. Rivista delle riviste”, XIII, 1903, p. 203).
Era stato preceduto dalla riputazione di uomo veemente ed impetuoso, ed egli fu sempre calmo e pacato nel suo dire, e quando la sua parola pigliava colorito e diventava più vivace, si comprendeva che ciò derivava dalla esuberanza del convincimento e dal desiderio di raggiungere uno scopo utile alla causa della pace, indecoroso per nessuno (Il Risorgimento italiano. Biografie storico-politiche d’illustri italiani contemporanei per cura di Leone Carpi. Collaboratori i più chiari scrittori italiani. Opera illustrata, Milano et alibi, Vallardi, 1886, vol. II, p. 49).
Mosè non è soltanto una figura ieratica, ma un condottiero, un uomo veemente, ardente, che castiga il suo popolo volubile e corrotto, rovescia il “vitello d’oro” dell’idolatria e della libidine (Roberto Manilla, a cura di, Nazzareno De Angelis, ossia l’opera vista da basso, prefazione di Lorenzo Arruga, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2003, p. 322).
Nel secondo brano si parla di Cavour. Veemente da una parte, e impetuoso o irruente (o irruento) dall’altra, sebbene non manchino testimonianze storiche a favore di una sovrapposizione dei rispettivi significati, non sono perfettamente intercambiabili. Chi è veemente agisce con un’energia, una prontezza, un vigore, una velocità che in una persona impetuosa o irruente (o, ancor più, travolgente), a causa della maggiore intensità dell’atto, diventano scatto fulmineo; forza dirompente, furibonda, irrefrenabile; impulsività incontrollata mista a imprudenza. Vale lo stesso per una predica, uno stile, una requisitoria o una prova di eloquenza: efficace il parallelo, che dobbiamo alla raffinata penna di Niccolò Tommaseo, fra la veemenza dei discorsi di Demostene nel loro complesso e l’impeto da cui si lascia travolgere Cicerone nelle Filippiche (Nuovo dizionario dei sinonimi della lingua italiana di N. T., Firenze, presso Gio. Pietro Vieusseux, 1838, p. 313); quanto a violento (o furioso), aggiunge all’impetuosità del dire o del fare il danno compiuto, il colpo inferto o altro: «Napoleone era veemente ne’ suoi movimenti bellici, impetuoso talvolta nelle risoluzioni politiche, talvolta negli atti violento» (ibid.).
La documentazione prodotta lungo i secoli ci consente di registrare ancora, fra i tanti oggetti, astratti o concreti, in cui sono ravvisabili i tratti della veemenza: il sole cocente («Durante il viaggio su una pista fiancheggiata da un ondoso mare di sabbia, con un sole veemente sopra le nostre teste, mi hanno impressionato la solitudine immemore, il silenzio, lo spazio vuoto, disabitato fino all’ultimo orizzonte», Alfredo Todisco, Il corpo, Milano, Rusconi, p. 165) o uno sguardo fulgido, acceso, particolarmente luminoso («Il cavaliere non ha guardato l’uomo, non bada a quello che sente nel fianco, vuol l’avversario più degno, lo cerca con gli sguardi veementi», Edoardo Calandra, Telepatia, 1889); corsi d’acqua (fiumi, torrenti, ecc.) che scorrono con rapidità; voci, note, sonorità acute o fragorose, rumorose o squillanti; passioni, sentimenti, pulsioni, sfoghi emotivi che bruciano, infiammano, accendono (odi, amori, pianti, ecc.); agenti, eventi, fenomeni atmosferici di grande consistenza o vigore (piogge battenti o scroscianti, venti di forte intensità, incendi che divampano gagliardi, ecc.); virulente manifestazioni patologiche (malattie, disfunzioni, reazioni sintomatiche, ecc.) e relativi rimedi (farmaci, medicine e medicamenti vari) di particolare efficacia; odori aspri, pungenti, penetranti.
Veemente risale al latino, dove vehemens poteva applicarsi – oltreché a una persona energica o efficiente, dalle forti passioni o piena d’ardore, rigida, rigorosa o severa – a molte cose: un modo di essere, di parlare o di scrivere; un vento o una fuga (“rapida”); un sentimento (“trascinante”) o un’offesa (“pesante”); un lupo (“rabbioso”) o un cane (“arrabbiato”, “feroce”), una freccia (“saettante”) o un palo (“solido”); il sonno (“profondo”) o un rimedio (“potente”, “efficace”). Vehemens trae probabile origine da vemens (“folle, insensato, furioso”), composto da ve-, con valore privativo (vecors “malvagio, privo di cuore”, vegrandis “troppo piccolo, non molto grande”, vesanus “fuori di testa, insano”), e mens (“mente”). Il passaggio da vemens a vehemens si spiega per l’influenza esercitata da vehere “portare fuori, trasportare, trascinare via”. Il significato letterale di vehemens sarebbe perciò “che trae – poi “tratto, trasferito, trasportato” – fuor di coscienza”.
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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare”, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Nel corso della quarta edizione di Parole in cammino (il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia: Siena, 1-5 aprile 2020), in cui lanceremo la Notte della Lingua Italiana (il 3 aprile), premieremo le motivazioni più belle. Io spiegherò intanto via via le 30 parole, una a settimana.
- abulico
- afflizione
- arguto
- becero
- bizzarro
- blaterare
- caustico
- coacervo
- corroborare
- deleterio
- elucubrare
- fedifrago
- fosco
- giubilo
- illazione
- intrepido
- laconico
- magnanimo
- mendace
- nugolo
- ondivago
- preambolo
- riottoso
- sagace
- sbigottire
- sbilenco
- solerte
- sporadico
- uggioso
- veemente