Becero
Becero è sinonimo di rozzo, grossolano, ignorante, triviale, volgare:
Bécero in fatto, nell’uso fiorentino, vale uomo che, pur vivendo in città, ha del rozzo e del goffo, uomo della più infima plebe. Bécero rincivilito. Becero riunto, o rincalzato, o risalito, o ringentilito hanno il senso di villan rifatto, o simile dei vocabolarj, cioè di uomo che ha migliorato la sua condizione, che si è insignorito, l’Homo novus dei latini, il Parvenu dei Francesi. Dicesi anche di donna, Becera (Vocabolario metodico-italiano. Parte che si riferisce all’agricoltura e pastorizia, arti e industrie che ne dipendono, per cura di Stefano Palma […], parte prima, Milano, Libreria editrice di Educazione e d’Istruzione di Paolo Carrara, 1870, p. 9).
Un becero è simile a chi, arrivato in città dalla campagna, mostri modi contadini, da persona non civilizzata, come il montanaro di un noto passo dantesco: «Non altrimenti stupido si turba / lo montanaro, e rimirando ammuta, / quando rozzo e salvatico s’inurba» (Purg. XXVI, 67-69). Una persona becera, più che inurbana (o scortese, sgarbata, insolente, maleducata, screanzata, villana, sguaiata, incivile), è dunque inurbata.
Se però il becero è un toscano le cose assumono un altro valore. Perché i toscani, secondo Curzio Malaparte (che era nato a Prato), sono un popolo a sé stante:
[M]i fan ridere […] quanti credono di offendere i pratesi dicendo che sono il popolo più bécero che sia in Toscana, anzi in Italia. Come se bécero fosse una parolaccia, e dar di bécero a uno fosse di ingiuria. Un bécero è un bécero: cioè un toscano allo stato di grazia. E i pratesi son béceri, quando son beceri, non per il fatto che lavoran gli stracci, e vivon fra gli stracci, […] bensì per il fatto che dicono a voce alta in piazza quel che gli altri italiani tacciono o sussurrano fra quattro mura, in famiglia, e che non han paura di parlare come pensano, mentre gli altri italiani pensano come parlano, cioè biascicando i pensieri come biascicano le parole, e che non temono di «bociare» anche quando hanno torto, mentre gli altri italiani temono di vociare anche quando han ragione, e che, finalmente, son béceri ma pratesi, mentre gli altri italiani son béceri senza neppure il beneficio d’esser toscani, e pratesi (“Maledetti toscani”, Milano, Vallecchi, 1957, p. 96 sg.).
L’origine di becero è sconosciuta. Fra le ipotesi più probabili c’è il legame con beco (la Beca di Dicomano, protagonista la contadinella del titolo, è un poemetto rusticano in ottave di Luigi Pulci), uno schietto fiorentinismo per significare ‘zotico’, ‘cafone’, ‘bifolco’, ‘buzzurro’, ‘burino’, ‘villano’. Becero, se accettiamo questa ricostruzione etimologica, ci darebbe allora l’ennesima conferma: la gente di città che guarda dall’alto in basso la gente di campagna.
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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare” lanciate la scorsa settimana, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Nel corso della quarta edizione di Parole in cammino (il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia: Siena, 1-5 aprile 2020), in cui lanceremo la Notte della Lingua Italiana (il 3 aprile), premieremo le motivazioni più belle. Io spiegherò intanto via via le 30 parole, una a settimana.
- abulico
- afflizione
- arguto
- becero
- bizzarro
- blaterare
- caustico
- coacervo
- corroborare
- deleterio
- elucubrare
- fedifrago
- fosco
- giubilo
- illazione
- intrepido
- laconico
- magnanimo
- mendace
- nugolo
- ondivago
- preambolo
- riottoso
- sagace
- sbigottire
- sbilenco
- solerte
- sporadico
- uggioso
- veemente