Le iperboli piatte dei social network
Una cosa di cui forse si è tenuto poco conto analizzando il caso dei commenti feroci al post di Grillo sulla Boldrini è che i social network (e Facebook in particolare) usano un linguaggio iperbolico.
Le iperboli infestano i commenti sia in positivo che in negativo: il minimo di apprezzamento verso una battuta è ormai costituito da epic win, e lo stesso avviene al ribasso con epic fail (un fallimento epico, cioè una grandiosità anche in negativo).
La lingua che si parla (scrive) su Facebook ha uno spettro di gradazione sempre più ristretto, i cui estremi potrebbero finire per toccarsi.
Secondo la tesi apocalittica di un blogger del tutto scimunito (io, l’ho inventata adesso) il processo di normalizzazione (cioè di appiattimento) che stanno subendo certe espressioni iperboliche porterà prima o poi ad assottigliare molto la differenza che corre tra un capolavoro e una porcheria: se nella scala che conduce dalla schifezza all’opera d’arte togli i vari i pioli del così così, del carino, del bello, del bellissimo, ti ritroverai presto con due soli gradini, tra loro vicinissimi, cioè schifezza e opera d’arte, che saranno separati da molto meno spazio di prima.
Siccome ho detto che la tesi è apocalittica, adesso viene il momento del disastro imminente: all’essere umano risulta molto difficile pensare senza parole, quindi è facile immaginare che ciò che accade al linguaggio accada anche al pensiero, e che ciò che accade al pensiero di solito si riflette sulla capacità di giudizio. Quando cominciamo a parlare di giudizio ci affacciamo sul balcone dell’etica, e dall’etica alla politica saltare giù è un attimo, poi dalla politica si passa alla legislazione ed eccoci là a scavare con la pala meccanica verso gli inferi della barbaria.
In effetti, non sono solo gli aggettivi a impennarsi, ma anche i verbi, ossia le parole che usiamo per indicare le azioni. Non piove: diluvia.
Stuprare, in questo contesto linguistico, non è più stuprare ma la normalizzazione di un’iperbole, un atto punitivo qualsiasi per la presunta malefatta di una donna.
I miei amici sono quasi tutti genitori di figli in tenera età.
Nessuno di loro li picchia, pochi di loro li puniscono.
A frequentarli, mi sono accorto che al crescere della permissività, si alza il livello di ferocia del linguaggio.
In pratica, i genitori che non puniscono i figli, li minacciano con espressioni semi-scherzose tipo:
adesso vengo in camera vostra e faccio un massacro
se non la finite vi stacco la testa e poi ci gioco a tennis
stai buono o chiamo il mostro di Loch Ness e gli do a mangiare le tue braccine.
Insomma: quanto più è certo che sul piano pratico non ci sarà mai alcuna punizione, tanto più la loro fantasia si accende dal punto di vista verbale, in una corsa agli armamenti che prevede l’impiego di bazooka, dinosauri addestrati a sbranare e varie altre spiritose efferatezze, laddove a mia madre bastava agitarmi concretamente sotto al naso un cucchiaio di legno per ricondurmi a più miti consigli.
In un contesto linguistico in cui la manopola del termostato è costantemente al massimo, l’ultimo scalino è diventato il primo: l’azione più efferata che si possa commettere nei confronti di un essere femminile senza ucciderlo, la tortura più lesiva della sua dignità, cioè lo stupro, costituisce il grado zero (il cucchiaio di legno) il piano terra, su cui poi si innalzano le variazioni del capo rom, del capo villaggio africano (il bazooka, il mostro di Loch Ness).
Stabilire quanto l’intentio dicendi di chi commenta un post di Grillo inneggiando allo stupro corrisponda allo spirito e alla lettera di ciò che effettivamente scrive sarebbe compito dell’Accademia della Crusca, non degli psichiatri o dei sociologi.
In quei commenti si parte spesso dall’ultimo pianerottolo, quello che in positivo comincia dal Belin, è stupendo! e in negativo dallo stupro. Un pianerottolo che, comunque in entrambi i casi, si trova sospeso nel vuoto, senza più scalini a sorreggerlo e tramite cui raggiungerlo.
Del resto, il fenomeno cosiddetto della secolarizzazione delle espressioni (quello per cui un termine come laico, che in origine indicava comunque un frate di convento, anche se privo degli ordini sacri, è passato a designare addirittura l’esatto opposto di un religioso) esiste da sempre: nuova è invece la velocità con cui questo avviene.
Con la velocità c’entra di sicuro qualcosa l’internet porno. E non solo perché qui stiamo parlando di stupro.
La pornografia in rete ha provvisto tutti noi di una nomenclatura che fino all’epoca delle gloriose vhs ci era rimasta del tutto ignota: una classificazione minuziosa, linneana, di genere, sotto genere, specie.
Dopo l’internet porno c’è stato un nome (inglese, dunque internazionale e ancora più scientifico) per tutto, cosa che ha aiutato e velocizzato la normalizzazione di qualunque pratica un tempo considerata estrema: molto del passaggio dalla fruizione all’emulazione della pornografia è dovuto al rapido diffondersi in rete del gergo tecnico dei pornografi.
Cumshot, facial, bukkake, rimming, gangbang furono i primi termini a entrare nell’uso comune, e lo fecero direttamente dalla rete e nella rete. E una volta entrati nell’uso comune, sono andati quasi subito a sostituire i primi pioli della scala linguistica in ambito semantico sessuale.
Non so bene in che misura quello che sto per scrivere c’entri, però di sicuro c’entra qualcosa.
Io ho una certa ossessione per Benedetta Parodi, nel senso che seguo la sua parabola sui media, la sua carriera di personaggio televisivo (e di autrice di libri), perché sono sicuro che significano qualcosa, anche se ancora non so cosa e forse non lo saprò mai.
Ad esempio in questo caso, leggere i commenti che gli utenti appongono su YouTube ai video in cui lei cucina, è come assistere in prima fila a quel processo di secolarizzazione di cui sopra.
Molti danno alla Parodi della troia.
Ma troia è un’iperbole che si secolarizza, un termine che si è depotenziato come insulto ed evoluto fino a un quasi complimento: donna sessualmente attraente (i miei studenti, ok, non propriamente dei Lord del regno, per complimentarsi con una compagna le si rivolgono con: bella porcona sei! e nessuno fa una piega, meno che mai la destinataria).
In questo senso, anche troia non è altro che un’iperbole e come tale va letta: non basterebbe dirti bella o sexy, non sei solo una bella donna, sei una donna che della sua bellezza potrebbe fare un mestiere remunerativo.
C’è poca squalifica sociale e molto desiderio nel troia dei commentatori YouTube della Parodi (in più ricorrenze assume – e forse è un sintomo – una grafia con la y, troya, forse per sottolineare la distanza dal vecchio modo di intendere la parola troia): l’epiteto, insomma, le viene rivolto più per appetito che per condanna.
Analogamente, le profferte sessuali dei commentatori partono tutte dalla fine, dal vertice del climax, dall’orgasmo, il gradino più alto: hanno quasi sempre a che vedere con la quantità dell’eiaculato, la sua aspersione, la sua ingestione, il suo impiego come alimento o bevanda (siamo pur sempre in una cucina).
Si parte appunto da un’iperbole, e su di essa si ricama di fantasia, escludendo del tutto le pratiche sessuali un tempo considerate ortodosse e riferendosi solo a feticismo dei piedi (per la verità un po’ maliziosamente incoraggiato da autori e regia, visto che quasi ad ogni puntata del programma si assiste a inquadrature di tacchi alti e relativo cambio di scarpe), sesso bendato, sesso di gruppo, o sesso di gruppo bendato (in un commento di cui non sono riuscito a intendere il significato, il commentatore sogna di fare sesso con la Parodi nello studio televisivo, alla presenza di ospiti e pubblico, che però lui sogna di bendare: se sogni di fare sesso davanti a delle persone, poi perché le bendi? Boh, comunque).
Un’antologia tratta a fatica da un repertorio sterminato di commenti youtube:
sembo87 1 anno fa
te lo darei io il salto in bocca benedetta….con quelle cosce sei irresistibile
dapalermo1 6 mesi fa
cosce da troia ti leccherei il buco del culo porcona
che gnocca la benedetta.che sborrata che mi son fatto.grazie benedetta
Il marito beve il thè caldo….. lei di caldo beve la sborra filante ( e poi si lecca le dita) di qualcun’ altro ……ahhaahhahaha
MrBisabololo 3 mesi fa in risposta a 84Ateo
Mi sta molto sulle palle anche lei credimi…..non mi sprecherei a scoparla, le farei cucinare una bella torta margherita, gliela farei aprire a metà…. la farcirei con qualcosa di mio, molto caldo e filante, e poi le taglierei una fettina per fargliela mangiare.Così si nutre un po’ …
fantastica troya
neiapomodori2 11 mesi fa
Vacca da monta.
Domenico Piedi 1 anno fa
La dea Benedetta!! Quanto mi piacerebbe farle da poggiaPiedi! Questi tacchi sembrano perfetti per schiacciare un umile adoratore come me….
eunsuk70 2 settimane fa
ti schizzo iooo
the big decision 3 mesi fa
che grandissima zoccola, la schizzerei io con la mia crema!!!
paskuale78 8 mesi fa
troiaaaaaaaaaaaaa
Andrea Andreoli 11 mesi fa
Benedetta… non hai idea di kosa ti farei in quella kucina a telecamere spente e ospiti legati imbavagliati e bendati…. ma rimarra’ solo un mio sogno. mmmmmmmm
paskuale78 1 anno fa
invece di cucinare datti al porno bonaaaaa…………….
superpoolover 2 mesi fa
non riesco a smettere di sborrare!!!!!
roberto spitaleri 7 mesi fa
30 paia di skarpe kon il takko + 30 di kosce facendo la somma il totale e 60 kon queste 2 vere milf e femmine adorabili della tv mazze pronte e koglioni gonfi kome delle mongolfiere!
chicut84 7 mesi fa
Benedetta si è messa 15 paia di scarpe diverse se volete masturbarvi su tutte secondo me finite in clinica e poi vi ci vorrebbe forse 2 mesi, considerando 15 masturbazioni perdereste qualcosa come 75 ml di liquido seminale per niente..senza calcolare il rischio d’infarto di tali pratiche malsane.
Mettendo i vari capolavoro, stupendo ecc. insieme allo stupro della Boldrini, ai rimproveri dei genitori e ai ripieni proposti per i manicaretti della Parodi, ci si fa un quadro piuttosto completo di quale sia la temperatura linguistica, e si intuisce come sia già ridiscesa da sola: le iperboli vengono ormai percepite come piatte, perché troppi e troppo vari sono i contesti in cui se ne fa uso massiccio.
L’allarme allora è un po’ tardivo, non c’è stato il tempo di darlo, è successo tutto troppo alla svelta: un allarme ha senso quando può servire a evacuare un palazzo prima che l’incendio divampi, non quando il palazzo è già crollato.
Al punto in cui siamo nessuno si brucerà, nessuno si ferirà per il crollo, la Boldrini non verrà stuprata e Caressa non mangerà bignè farciti di sperma.
Certe parole, certe espressioni che costituivano il vertice di una parabola linguistica si sono schiantate a terra con un tonfo, e siamo già al punto in cui le macerie stanno venendo riassorbite dal terreno.
Che tipo di pensiero verrà fuori da un linguaggio che ha per ground zero quelle iperboli diventate piatte in così poco tempo, che tipo di etica germoglierà da queste fondamenta, che politica e che legislazione ci costruiremo sopra sono tra le poche domande su cui gli umanisti potrebbero esercitarsi con profitto.
Specie se fossero in grado di farlo alla velocità della fibra ottica, e non a 56k.