La storia vera dello spiedino di pesce spada
È la storia di uno che vende pesce spada al mercato ma vuole scrivere un libro, allora lascia la pescheria e si mette a scrivere. Scrive un capolavoro però poi quando l’ha finito capisce che gli piaceva di più vendere pesce spada al mercato, e allora lo distrugge, lo brucia senza che nessuno l’abbia letto, si salvano solo due pagine dove lui s’era appuntato la ricetta dello spiedino di pesce spada con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia. Un giorno, una tizia sconosciuta che ha solo cinque minuti per preparare la cena al marito prima del tg, va in pescheria a comprare il pesce spada, torna a casa e si accorge che i fogli in cui era avvolto il pesce contenevano la ricetta per gli spiedini di pesce spada con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia. La prepara, il marito vomita tutta la notte, però non muore, lei pensa: vabbe’, buono, e la pubblica, vende sei milioni di copie e diventa Benedetta Parodi.
Anzi no: è la storia di uno che vende pesce al mercato ma vuole scrivere un libro, allora smette di pescare e si mette a scrivere, chiude la pescheria, e vive in assoluta povertà fino a quando non finisce il suo capolavoro, però nessuno glielo pubblica. Lui non ha che mangiare, è disperato, una notte esce con la barca per prendere un gigantesco pesce spada e muore infilzato. Dopo che è morto trovano il libro e glielo pubblicano postumo. Il libro vende pochissimo però diventa di culto, tanto che la pescheria è meta di pellegrinaggi letterari, e tra i suoi fan c’è Fabio Caressa, che mentre visita la pescheria-museo si sente male perché sua moglie la sera prima di partire gli aveva cucinato una delle sue solite impicchiatine, e allora è costretto a usare il bagno. Prende il rotolo della carta igienica e si accorge che invece è un rotolo di papiro con la ricetta dello spiedino di pesce spada con l’uvetta, i pinoli e il succo di arancia. Se lo nasconde in tasca, e torna a casa a riabbracciare Benedetta Parodi che gli dice: ma sei contento di rivedermi o hai un rotolo di papiro nascosto dentro i pantaloni? E vende sei milioni di copie.
No, nemmeno: è la storia di uno scrittore che viene assoldato da un pescatore per scrivere la sua biografia al posto suo (cioè la storia di uno che ha una pescheria e assolda uno scrittore per scrivere la sua biografia). Lo scrittore allora scrive che il pescatore aveva tra i suoi clienti uno scrittore (che appunto è lui che scrive il libro) che tutte le settimane andava in pescheria, e per questo i due diventano sempre più amici, al punto che il pescatore confida allo scrittore che vorrebbe assoldarlo per scrivere un libro, ma più di tutto vorrebbe sposare Fabio Caressa. Lo scrittore allora gli consiglia di recuperare quella ricetta dello spiedino di pesce spada con l’uvetta, i pinoli e il succo di arancia che gli aveva fatto assaggiare in pescheria, così lui gli corregge le doppie consonanti e i punto e virgola, la pubblicano, vendono un sacco di copie e il pescatore può usare il soldi per operarsi e diventare una cuoca televisiva, ti raccomando il tacco dodici e di sfilarti le scarpe in favore di telecamera per i feticisti, gli dice il saggio scrittore. Nel finale, Caressa sopravvive allo spiedino, i feticisti se la minano, lo scrittore vince il premio strega, e Benedetta Parodi è un best seller da sei milioni di copie.
Neppure: è la storia di un pesce spada. Questo pesce spada vuole scrivere un libro su uno che ha una pescheria ma in realtà vuole scrivere un libro. Però a un certo punto si scopre che il pesce spada che vuole scrivere il libro in realtà non esiste: è un personaggio di finzione, che alla fine confessa al lettore che vabbe’ ma dove vivi, i pesci spada non è che sanno scrivere, il libro l’ha scritto lui, che è non è manco uno scrittore, infatti, cucù, è Benedetta Parodi, e quella che hai letto è solo l’introduzione giocosa alla ricetta dello spiedino con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia.
Di più: tutto uguale a prima, però nel finale Benedetta Parodi rivela che lei in realtà è sempre stata un pesce spada e ha scritto il libro sott’acqua incidendo tavolette di argilla con la spada, e lo scrittore è solo quello che le ha trascritto la tavolette. L’unico personaggio di pura fantasia è il pescatore, che infatti in questa storia non serviva a niente e in fase di editing è stato tagliato per inserire la ricetta dello spiedino con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia.
Neanche: è la storia di certe tavolette d’argilla ritrovate da un pescatore dentro la pancia di un pesce spada. Il pescatore le avvolge nella carta di giornale e le porta a un suo amico scrittore: tè, guarda che t’ho portato oggi. Lo scrittore apre il pacchetto e dice: ma che me ne fotte a me, che t’avevo chiesto mezzo chilo di triglie. Poi però una notte non riesce a dormire, fuori piove fortissimo, e lui allora per passare un poco di tempo prende una lente di ingrandimento e si accorge che nelle tavolette qualcuno ha inciso una storia. Comincia a decifrare la grafia e a leggere questa storia, che è la storia di un pescatore che trova delle tavolette di argilla incise e le porta a un suo amico scrittore, che una notte non dorme perché a cena ha seguito passo passo la ricetta dello spiedino con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia della Parodi, e allora visto che tanto è insonne, comincia a trascrivere la storia…
No, no, aspetta: è tutto come prima, solo che un giorno bussa alla porta dello scrittore un pescatore, molto povero e mal vestito. Lo scrittore è diventato ricchissimo perché ha pubblicato la storia delle tavolette eccetera, e oltre che ricco s’è fatto superbo e non lo vuole fare neanche entrare in casa, gli dice che lui se lo ricorda benissimo chi è quel pescatore, è lo stesso che l’aveva fregato dandogli l’argilla al posto delle triglie, e siccome s’era preso l’intossico aveva giurato che in pescheria da lui non ci avrebbe messo più piede, fa come per sbattergli la porta in faccia, e invece il pescatore sguaina una sciabola e lo sgozza, però prima gli dice: sono della SIAE, e questa l’ho fatta con la spada del pesce spada che aveva scritto il libro che tu hai pubblicato a nome tuo fottendotene dei suoi diritti d’autore, muori pezzo di vastaso, e lo infilza. Poi la Parodi torna a casa, trova ‘sto scempio sul pavimento, però siccome ha solo cinque minuti per preparare la cena al marito prima del tg, ci fa uno spiedino con l’uvetta, i pinoli, il succo d’arancia e gli dice a Caressa che è filetto di pesce spada, tanto quello digerisce anche le pietre.
Invece non è così: è la storia di una sciabola fatta con la spada di un pesce spada. Su questa spada, che era lunga e larga, un pescatore ci ha inciso sopra una storia che gli raccontava sempre suo nonno, pure lui pescatore, quando lo portava in barca a pescare con lui per insegnargli il mestiere. Dopo centoventi anni, uno scrittore molto ricco decide di comprarsi un basso dalle parti dell’antico quartiere del mercato, ristrutturarlo e farci la rimessa per il suo yacht. E allora tra le macerie di questo basso che una volta era una pescheria e che ormai è diroccato, trova questa sciabola tutta istoriata, con una grafia bellissima, così barocca che lo scrittore scambia le lettere per dei fregi: gli sembrano pesci, reti, barche, gozzi, vele, nasse, nfanfule, riule, saraghi e uope. Lo scrittore pensa: bih che bella e se la porta a casa. La appende al muro e quando dà i suoi party, celebri in tutta la costa jonica, tutti si fermano ad ammirarla. Un giorno, uno scrittore molto giovane che ancora non ha pubblicato niente, si accorge che invece non sono disegni, ma è una storia, la trascrive di nascosto, la pubblica, e diventa milionario perché ne traggono sei film di suspense in 3D con la Parodi che ha solo cinque minuti per preparare lo spiedino di pesce spada prima del Tg.
Ma lo scrittore una notte non dorme: gli compare in sogno un pescatore che gli dice ladro, figlio di buttana, porco e maleducato. E allora lui nel sogno gli dice che vabbe’, dai, perché stai facendo così, ho rubato a uno che già era ricchissimo, niente ci fa, e si riaddormenta, tanto ormai ha i miliardi e quello è solo un sogno rompicoglioni. Però un giorno, mentre è sullo yacht, si avvicina un povero pescatore su una barchetta e gli dice: oh, sentisse, ho pescato questo pesce spada, che fa, lo volete? Lo scrittore pensa che ora glielo fa arrostire al cuoco col salmoriglio, ché di questi spiedini s’è rotto i coglioni, e gli dice: quanto me lo fate al chilo, e quello gli dice niente, ve lo regalo, tutta salute, alla faccia mia. Lo scrittore famoso e ricco va per portarlo al cuoco e si accorge che il pesce spada ha una spada bellissima, tutta istoriata, piena di fregi, disegni barocchi, figure di pesci, nasse, piombini, ami, lenze, e pensa: bih che bella, ora me la porto a casa e me la appendo. E se la appende. Poi un giorno dà uno dei suoi party famosi in tutto lo Jonio e un giovane scrittore che ancora non ha pubblicato niente, si accorge che quelli non sono fregi, ma lettere, e allora corre dallo scrittore ricco e famoso con lo yacht e gli dice vieni qua, guarda, guarda, guarda la spada del pesce spada: te ne eri accorto che non erano disegni ma lettere? E lo scrittore famoso gli dice, mih, ma cose dei pazzi, che mi stai dicendo, m’è capitata la stessa cosa a me a casa di un altro scrittore, anni fa, è così che sono diventato ricco e famoso, lo sai che vuol dire questo? Che ora tocca a te: te la regalo, trascrivila, pubblicala, e diventa ricco pure tu. Lo scrittore povero va a casa con la spada istoriata, trascrive tutto e alla fine gli compare questa frase: guarda, la storia è ‘na minchiata, manco a pubblicarla, perché ci fai due lire, invece trascrivi questa, che è la ricetta dello spiedino di pesce spada con l’uvetta, i pinoli e il succo d’arancia. Firmato Benedetta Parodi. Ps: ci vediamo a Porto Cervo sullo yacht.