E stuiativi u MUOS (il mio primo e ultimo post di servizio)

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Il MUOS (Mobile User Objective System) è un sistema di comunicazione satellitare ideato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America, e attualmente in fase di completamento.

Serve a localizzare obiettivi militari e a trasmettere dati di ogni tipo, dalla voce fino ai contenuti multimediali, raggiungendo navi, aerei, sottomarini e truppe di terra dislocate ovunque sul pianeta.

(qui la pagina Wikipedia)

È composto da quattro satelliti e quattro stazioni terrestri. Una di queste è in costruzione in Italia, nel comune siciliano di Niscemi (CL).
La stazione si trova all’interno di un SIC (sito di interesse comunitario, con vincolo di inedificabilità assoluta dal 1997): la riserva naturale orientata «Sughereta», un querceto su cui già insiste un impianto di comunicazione satellitare di precedente generazione (UFO, installato prima dell’istituzione della riserva).

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La nuova stazione MUOS di Niscemi dovrebbe costituire lo snodo delle comunicazioni militari americane per il Medio Oriente e il Mediterraneo.

A stipulare un protocollo d’intesa con il dipartimento della difesa americana per la costruzione dell’impianto furono, il primo giugno del 2011, l’allora governatore della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e l’allora ministro della difesa Ignazio La Russa.

Il sindaco e il comune di Niscemi, dopo aver inizialmente concesso l’autorizzazione preliminare, già nel 2009 si opposero alla costruzione delle quattro antenne, ma la loro decisione venne scavalcata gerarchicamente da quella favorevole espressa nel 2011 dalla Regione Siciliana.

Gli abitanti della zona, preoccupati principalmente dai probabili effetti nocivi delle onde elettromagnetiche (insorgere di diverse patologie tumorali), si costituirono già allora in un comitato (NO MUOS), al fine di chiedere la revoca della concessione.

Altro motivo di opposizione al MUOS è che in quella stessa area è prevista a breve l’inaugurazione di un nuovo aeroporto civile, quello di Comiso (RG), sorto proprio sul nucleo originario di una ex base missilistica americana. Le onde emesse dalle quattro antenne del MUOS recherebbero danni alle strumentazioni necessarie alla sicurezza dei voli, rendendo di fatto impossibile l’impiego dell’aerostazione.

A testimonianza della pericolosità per le strumentazioni di bordo e di terra, viene spesso citato il cambio di sito operato dalla difesa americana.

Inizialmente la stazione MUOS avrebbe dovuto essere installata presso la base militare di Sigonella (nei pressi di Catania), un importante aeroporto dell’aviazione americana. Lo spostamento su Niscemi fu deciso a causa delle interferenze che quel tipo di onde avrebbe causato sugli impianti già presenti in quella base aerea, rilevate da alcuni test preliminari.

Il 6 ottobre del 2012, in concomitanza di una grande manifestazione di protesta organizzata dai comitati NO MUOS, la procura di Caltagirone pone sotto sequestro il cantiere per «violazione delle prescrizioni fissate dal decreto istitutivo dell’area protetta».

Il provvedimento resta in vigore per soli venti giorni, fino cioè  al 26 ottobre (data delle elezioni regionali in Sicilia), giorno in cui il Tribunale della Libertà di Catania dissequestra l’opera, dando il via libera alla prosecuzione dei lavori.

Il procuratore della Repubblica di Caltagirone, in attesa delle motivazioni della sentenza, afferma di voler ricorrere in Cassazione.

Tra il novembre del 2012 e l’inizio del 2013 le manifestazioni NO MUOS si fanno più combattive, reclamando l’attenzione del neo governatore Rosario Crocetta e della giunta appena insediatasi.

A fine gennaio, la commissione Ambiente e Territorio dell’ARS (Assemblea Regionale Siciliana), presieduta dal consigliere del Movimento Cinque Stelle Giampiero Trizzino, si riunisce simbolicamente a Niscemi, a conferma della volontà del nuovo parlamento regionale di procedere a una chiusura del cantiere MUOS.

Il governatore Crocetta chiede uno studio all’Istituto Superiore di Sanità, e infine invia alla base americana un invito formale a interrompere momentaneamente ogni operazione.

L’invito viene disatteso, e il 25 gennaio le forze dell’ordine italiane notificano ai manifestanti che stazionavano nei pressi della base americana il foglio di via.

Si accende anche una polemica tra il ministro dell’interno Cancellieri (sostenitrice della prosecuzione dei lavori) e l’assemblea regionale siciliana.

Vi prende parte anche il governatore Crocetta, che in diverse interviste rivendica la propria competenza territoriale, richiamandosi anche al suo personale credo politico autonomista.

Nei giorni precedenti, si era assistito a uno scontro tra un certo numero di poliziotti in tenuta antisommossa (300 stando ai NO MUOS, 70 stando al prefetto) e i manifestanti che tentano di impedire l’ingresso al cantiere ad alcuni camion carichi di materiale.

La commissione territorio e ambiente presieduta da Giampiero Trizzino (M5S), con l’assessore Mariella Lo Bello (PD) e il presidente della commissione sanità Pippo Di Giacomo (PD), fissa una nuova seduta a Palermo per il 5 febbraio di quest’anno, invitando a partecipare  i rappresentanti dell’ambasciata americana, che declinano l’invito.

Anche il governatore Crocetta diserta la riunione di Palermo, e convoca la sua giunta per quello stesso giorno a Catania, in onore di Sant’Agata, patrona della città (festa molto partecipata e sentita).

La riunione della commisione territorio e ambiente di Palermo mette in luce una discordanza di pareri tra i tecnici che stilarono la prima relazione (quella con cui si autorizzarono i lavori nel 2011) Patrizia Livreri e Luigi Zanforlin e quelli chiamati a esprimersi dall’attuale assemblea regionale, cioè Massimo Coreddu e Massimo Zucchetti, consulenti del comune di Niscemi e docenti del Politecnico di Torino.

I due tecnici che redassero la prima relazione affermano di aver proceduto sulla base dei dati forniti allora dall’ARPA, che forse perché lacunosi o incompleti, non evidenziavano rischi di sorta per la salute e per il territorio.

Il governatore viene raggiunto telefonicamente, e comunica all’assemblea la decisione di procedere a una delibera per la revoca della concessione.

Nella serata del 7 febbraio, si giunge alla compilazione dei documenti per la revoca.

Nella mattinata dell’8 febbraio, l’assessore per il territorio e l’ambiente Mariella Lo Bello prende parte alla riunione del consiglio comunale di Niscemi, per annunciare di persona il provvedimento.

I documenti per la revoca  saranno inviati martedì 12 febbraio sia a Sigonella che a Napoli (sede del comando militare navale USA).

Gli americani avranno da allora trenta giorni di tempo per ottemperare agli obblighi. In caso di controversia legale, dichiara l’assessore Lo Bello, a rispondere sarà il governo italiano.

La responsabilità del governo nazionale, più che di quello siciliano, in una eventuale azione legale dipende da un punto che forse è bene ricordare: la Sicilia è una regione a statuto  speciale, e come tale, nelle questioni che la riguardano (quali ad esempio l’installazione di un impianto MUOS sul proprio territorio) il governatore siede nel consiglio dei ministri del governo italiano con carica pari a quella di ogni altro di  ministro, sebbene con voto unicamente consultivo.

La questione del MUOS viene molto dibattuta sui blog e i siti internet di informazione locale, mentre ottiene meno risalto sulla stampa e gli altri media, specie nazionali. Eppure possiede tutte le caratteristiche per risultare avvincente quanto un spy-story.

Ad esempio tra i celebri documenti segreti diffusi qualche tempo fa dal sito wikileaks di Julian Assange, pare vi fossero alcuni cablo che testimoniavano di un incontro tra il ministro La Russa e il suo omologo americano, in cui il primo sembrava adoperarsi molto per convincere il governo USA a piazzare la quarta stazione terrestre in Sicilia. La cosa sembrava lasciare perplessa perfino la difesa americana, poiché le restanti tre antenne – per precauzione- erano state tutte posizionate in aree prevalentemente desertiche (Australia, Isole Hawaii, una zona remota della Virginia).

Le radiazioni emesse da questo tipo di antenna raggiungono il massimo della pericolosità nel raggio di sessanta chilometri dal punto di emissione (che risulta paradossalmente più sicuro a causa del noto effetto “ombrello”). Tracciando un raggio di sessanta chilometri dall’area della sughereta di Niscemi, si raggiungono centri abitati molto popolosi, quali Caltanissetta, Ragusa, Caltagirone e l’hinterland catanese, che contano diverse centinaia di migliaia di abitanti.

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Altra questione appassionante è quella dei documenti ARPA e della relazione tecnica che ne conseguì.

In prima battuta (tra il 2008 e il 2009), ai tecnici dell’ARPA Sicilia inviati alla base per raccogliere dati relativi al progetto e all’impatto sul territorio, fu impedito l’accesso e opposto il segreto militare.

In un secondo momento, furono autorizzati alcuni rilievi, parziali e -a detta della stessa ARPA-  insufficienti a dare un parere sulle possibili conseguenze per flora e fauna.

Su questi si basò però la relazione (una sola pagina) dei due esperti dell’università di Palermo, Patrizia Livreri (già consulente per Finmeccanica, e candidata alle precedenti regionali nelle liste dell’UdC, al governo con l’allora presidente Lombardo) e Luigi Zanforlin, utilizzata dalla Regione Siciliana nel 2011 per dichiarare che il sistema MUOS «non comporta condizioni di rischio per la salute dell’uomo».

La relazione dei due docenti di Palermo fu commissionata all’epoca da una società milanese, la Urs, che si occupa appunto di progettazione per interventi ambientali, ed è controllata da una multinazionale, con sede a San Francisco, la Urs corporation, cioè la società a cui i militari americani affidarono lo studio d’impatto ambientale.

Al di là delle illazioni, la relazione su cui si basò il via libera, sembra aver disatteso il principio di precauzione in materia di sanità.

Esiste una classificazione degli elementi, su cui si sono accordati a livello internazionale gli istituti di sanità di molti paesi- tra cui l’Italia- in cinque tipologie:

1) Cancerogeno
2) Probabilmente cancerogeno
3) Possibilmente cancerogeno
4) Incerto
5) Non cancerogeno

Le onde elettromagnetiche rientrano nella terza categoria: sono possibilmente cancerogene. E in questo caso si applica il principio di precauzione. Ovvero, ci si dovrebbe astenere.

Interessante è anche il conflitto di competenze e di poteri che si è messo in moto: una decisione presa dal governo nazionale – difesa a più riprese dall’attuale ministro dell’interno Cancellieri- viene opposta a una seconda decisione presa dall’esecutivo di una regione autonoma a statuto speciale, che la contraddice. È probabile che su questa questione sarà presto chiamata a pronunciarsi la Corte Costituzionale.

Le espressioni che più ricorrono nei commenti e negli articoli on line si richiamano al pirandellismo: gioco delle parti, recita a soggetto, maschere nude, per mettere in evidenza come sia difficile orientarsi nella vicenda e attribuire un valore univoco agli atteggiamenti di ogni singola parte in causa. Questo tono ammanta di un gattopardismo un po’ grossolano e folcloristico molti resoconti, viziandoli in partenza.

Il governatore Crocetta viene spesso accusato di aver temporeggiato, dichiarando solidarietà ai movimenti NO MUOS per poi ritardare i provvedimenti, oppure prenderne di blandi e poco efficaci.

La procura di Caltagione è invece vista come pedina di uno schema giudiziario colluso con la politica regionale, nazionale e internazionale, in cui si prende un provvedimento apparentemente ostile alle antenne MUOS per favorirne in realtà l’installazione.

Man mano che ci si allontana da giornali e siti più istituzionali (Il Manifesto, il Corriere del Mezzogiorno e Lettera43) le tesi che circolano sui blog diventano sempre più suggestive e si avvitano spesso su se stesse (linksicilia se ne è occupato con costanza, ma con un’unico punto di vista, piuttosto militante), a riprova di quanto intricati siano gli eventi, e di come richiederebbero l’attenzione di un giornalismo professionale, autorevole e attento.

Il perché questo latiti, è a sua volta motivo di fascinazione per la vicenda.

Mario Fillioley

Ho tradotto libri dall'inglese in italiano. Poi ho insegnato italiano agli americani. Poi non c'ho capito più niente e mi sono messo a scrivere su un blog con un nome strano: aciribiceci.com