Scoprirsi femministi, una mattina su Rai3
Non fosse per il bianco e nero sarebbe difficile accorgersene, ma in queste mattine presunte festive, su Rai3, al posto di Agorà stanno andando in onda vecchie pellicole, film italiani girati tra il ’50 e il ’70. Tutte imperniate su:
mogli
mariti
corna
derisione sociale delle corna.
In alcuni casi di raffinata sceneggiatura a specchio:
cornuti inconsapevoli deridono cornuti consapevoli che deridono i cornuti inconsapevoli che deridono i cornuti consapevoli.
In tutti questi film, ci sono mogli brutte e casalinghe, intente a dominare, con severa e repressiva autorità materna, mariti babbei, erotomani e fantocci. Altre donne, amanti, bellissime ma libertine e arriviste, seducono con promesse di lussuria (per altro mai mantenute: chi come me si è formato un immaginario erotico su questo tipo di personaggio femminile, vivrà per sempre il sesso con la frustrante convinzione che l’atto vero e proprio non potrà mai essere consumato fino in fondo, ma sempre sul più bello irromperà qualcuno o qualcosa, e ci costringerà a rivestirci di corsa, oppure a uscire nudi su un cornicione, a penzolare nel vuoto, noi e soprattutto la nostra ciolla, oramai floscia dal terrore, a puntare mesta verso il baratro) quegli stessi uomini-mariti babbei e fantocci di cui sopra, mai curandosi degli scapoli, sempre spiantati, romantici, meditabondi, malinconici, innamorati, giovani, idealisti, in una parola: inutili, alla società e alla sceneggiatura.
Il matrimonio, una galera cui le donne ambiscono con aguzzina piccineria, e gli uomini acconsentono con posticcia rassegnazione (entrambi i contraenti impegnati a coprire con la maschera del cinismo il loro autentico, malcelato e incelabile, masochistico entusiasmo di galeotti). La famiglia, una cella da cui si evade ma poi si ritorna nostra sponte a capo chino, dopo aver rischiato l’osso della ciolla sul cornicione di cui prima.
Poi vennero gli anni Settanta. E furono sempre le stesse commedie, con le stesse corna, gli stessi mariti, le stesse mogli, le stesse buttane, gli stessi allocchi: solo che stavolta erano tutti nudi. Gli anni Ottanta. E furono sempre le stesse commedie, con le stesse corna, gli stessi mariti, le stesse mogli, le stesse buttane, gli stessi allocchi: solo che stavolta erano tutti vestiti firmati e facevano le vacanze di Natale a Cortina. Gli anni Novanta. E furono sempre le stesse commedie, con le stesse corna, gli stessi mariti, le stesse mogli, le stesse buttane, gli stessi allocchi: solo che stavolta parlavano tutti con l’accento napoletano e coinvolgevano gli amici in improbabili ménage à trois. Gli anni Zero. E furono sempre le stesse commedie, con le stesse corna, gli stessi mariti, le stesse mogli, le stesse buttane, gli stessi allocchi: solo che stavolta le amanti erano ucraine o rumene. Gli anni Dieci. E furono sempre le stesse commedie, con le stesse corna, gli stessi mariti, le stesse mogli, le stesse buttane, gli stessi allocchi: solo che stavolta a raccontarli è proprio una donna, sdraiata sulla scrivania di un conduttore televisivo.
Il marito.
La moglie.
Le corna.
Lo scimmione.
L’oca.
Il marito sposa una moglie che detesta, a patto che gli faccia da baby sitter. La moglie sposa un marito che non si lava, a patto che paghi il mutuo e le rate del frigidaire. L’amante vuole la bianchina, la giulietta, il suv. La moglie un figlio, una villa e una pelliccia di visone. Il marito vuole la santa a casa e l’harem in ufficio.
Silvio.
Veronica.
Ruby/Francesca.
Fabrizio.
Nina.
Gigi.
Anna.
Emma.
Stefano.
Belen.
È veramente un tema eterno? O per quanto riguarda il sesso l’Italia è un paese eternamente immaturo? Ci sottostimano come spettatori? O veramente ci divertiamo da un secolo con la stessa farsa?
All’epoca in cui si giravano le pellicole mandate in onda da Rai3, il paese era semianalfabeta, ma si stava arricchendo. Poi si è effettivamente arricchito. Poi si è istruito. O almeno così dicono le statistiche. Prima si è diplomato. Dopo si è addirittura laureato. Com’è che il senso dell’umorismo è rimasto quello della terza elementare? Nel 2013, i cornetti alla crema, Tarzan, Jane, Cita.
La Zanardo li ha visti i film di queste mattine su rai3? Sa trovare differenze tra i filmati televisivi del suo documentario e queste pellicole? Come possono questi film in bianco e nero farci provare nostalgia (la nostalgia per i bei tempi che furono è l’obiettivo dichiarato del natalismo televisivo) per quell’Italia, se quell’Italia è rimasta la stessa? Si può provare nostalgia per una cosa che non è mai sparita, che non sparisce mai? È nostalgia? O è proprio tristezza? O è frustrazione? Questo siamo e questo saremo, nei secoli dei secoli? Una battuta, una che sia una, una sola, no? Mai? Sempre e solo macchiette?
Il Papa. Il cardinale. Don Piero di San Terenzo. Le pecorelle. A pecorina. Nelle sabbie mobili del pecoreccio. Sono sessant’anni che ci sprofondiamo. Quanto dobbiamo esser stati alti, un tempo, per non esserne ancora stati inghiottiti? Stanis La Rochelle aveva capito tutto. Siamo troppo italiani. Ma allora com’è che anche nelle zone più evolute del pianeta si assiste a certe recrudescenze? Twilight. Le sfumature di grigio. I video hip hop. Mondo anglossassone, protestante, liberale, che t’è preso, pure a te? Che diceva Morrissey? Come armaggedon, come, Come, come, come – nuclear bomb?