Al volante di una Ford, vecchio tipo cabriolet, già si sta arrampicando Spanky
Io domenica scorsa a votare ci sono andato. E domenica prossima ci ritorno. La buona volontà di portarmi il panino con la frittata e le parole crociate per fare la coda al seggio ce l’ho messa e ce la rimetto di nuovo.
Però io già di natura mia faccio confusione, poi a scuola l’ora di educazione civica me la facevano saltare sempre per torturarmi con le interrogazioni su Anassimandro o sulla guerra dei cent’anni, e ora ci si mettono pure questi qua, che prima fanno i congressi, poi le primarie e poi pure i ballottaggi.
E non è che l’ho capito bene per cosa sto votando.
Stando a quanto diceva la gente in coda al seggio, ero là per scegliere il candidato premier del mio schieramento, cioè quello che poi, un poco più in là, voterò come presidente del consiglio alle elezioni politiche.
Stando a quello che leggo sulla rete e sui giornali (o che origlio da quei talk show che mi fanno fare veleno la frittata), sembra che queste primarie riguardino parecchio anche l’indirizzo politico che prenderà il PD. Più che mai adesso, che a questo ballottaggio ci sono arrivati proprio i due del PD che hanno idee diverse su che tipo di PD debba essere il PD.
Quindi, domenica prossima, mentre voto il candidato premier alle elezioni, sto votando anche perché se vince Renzi succede che dentro al PD si fa questo e quest’altro e se invece vince Bersani succede che dentro al PD si fa così e cosà. Allora mi chiedo se per caso domenica prossima vado a votare pure per un congresso. No, perché stando al sistema partitico previsto dalla costituzione (un amico mio che ne capisce mi ha detto che è l’art. 49), il partito decide la sua linea politica votandola democraticamente nei congressi. La cosa, per me che mangio panini con la frittata e faccio parole crociate, aveva pure senso: infatti mi ricordo che nello statuto del PD c’era scritto che il PD faceva il congresso, in questo congresso votava la linea politica del partito, ed eleggeva il segretario che meglio la rappresentava. E che quindi, ovviamente, poi quel segretario diventava il candidato premier del PD alle primarie di coalizione.
Però, a quanto pare, quelli del PD hanno pensato che questa cosa lasciava un deficit di democrazia interna, perché al congresso potevano votare solo quelli che c’hanno la tessera del partito che sta facendo il congresso, e allora, l’ottobre scorso, si sono riuniti di nuovo e hanno deciso che in Italia, per colmare il deficit di democrazia interna che hanno quei partiti con le tessere, tipo il PD, domenica prossima possono votare per Renzi o Bersani pure tutti gli esterni, cioè quelli che la tessera del PD non ce l’hanno e neanche la vogliono.
Anzi possono votare pure quelli iscritti (oppure anche non iscritti) a uno degli altri partiti della coalizione, e addirittura anche quelli che magari, dopo, quella coalizione manco se lo sognano di votarla. L’importante, l’unica cosa che conta, è che abbiano votato domenica scorsa. Poi, per il resto, la linea politica del PD la può decidere pure uno che alle elezioni voterà Forza Nuova. La democrazia interna, con queste primarie e soprattutto con questo ballottagio, è salva, meno male. Renzi e Bersani ripetono pure in continuazione che il patto è: chi perde non s’ingrugna. Si fa come dice chi vince e gli altri zitti. Che è una di quelle regole tipiche dei congressi con la tessera. Solo che qua invece si vota con i voti di tutti, pure col mio, che magari come premier volevo, che so, Tabacci.
Quindi mi rimane questo dubbio: è normale che mentre voto per decidere se preferisco Renzi o Bersani come futuro presidente del consiglio, io stia votando pure per stabilire se dentro al PD si fa come dicono i renziani o come dicono i bersaniani? Allora, mentre friggo le uova per il panino di domenica prossima, quello che mi confonde è questo: il congresso, quello che elegge il segretario e la linea politica, questi del PD hanno deciso che non lo fanno più? Lo sostituiscono con questa cosa delle primarie di coalizione? E come l’hanno deciso? Con quella riunione di ottobre? Senza manco fare un congresso vero? Così? E la democrazia interna? E l’articolo 49, quello dell’amico mio, la sa questa cosa? Perché se non lo sa è meglio se non glielo dicono, altrimenti poi ci resta male.
Comunque va bene, tanto ormai siamo al ballottaggio.
Che poi infatti forse ballottaggio è la parola giusta, che uno subito pensa a un autobus tutto scassato che ti sballottola di qua e di là e poi a un certo punto esce il fumo dal motore e l’autista ti fa scendere in mezzo alla campagna e ti dice, vabbe’, ora fattela a piedi, vedi che puoi fare, o di qua o di là, cercati ventura.
Nei posti tipo l’America, per esempio, che si sa che là gli autobus funzionano, le primarie le fanno tutti e due i partiti (tanto sono solo due, ma quello è tutto un altro sistema di trasporto pubblico) e decidono chi fa il concorso per diventare autista. Qua invece i partiti sono assai, c’è sempre traffico, l’autobus non passa mai, ai concorsi per autista c’è sempre un sacco di gente, e quindi per sbrogliale l’ingorgo si fanno le primarie di coalizione. E va bene. Ma almeno, non possiamo fare che per ogni partito della coalizione c’è un solo candidato autista, e non due o tre o sette? Oppure veramente ogni volta che devo andare a votare mi devo prendere la xamamina?