Cosa ha fatto l’epidemia al mondo dell’informazione
La parola “fiducia” ricorre spesso nel nuovo libro di Lelio Alfonso e Gianluca Comin, #ZonaRossa – Il COVID tra infodemia e comunicazione, Edizioni Angelo Guerini e Associati, 2020. Non è un caso: la fiducia, o la sua assenza, è il fondamento di tutte le nostre scelte ed è pertanto l’obiettivo chiave di qualunque strategia di comunicazione.
Già nel titolo viene introdotto il concetto di “infodemia”: un neologismo che indica l’eccessiva circolazione di informazioni, non sempre provenienti da fonti accurate. Una situazione che abbiamo vissuto ai tempi della COVID-19 quando ci siamo trovati sommersi da molteplici informazioni, spesso discordanti tra di loro. Un contesto comunicativo particolare che – secondo gli autori del libro – mostra come creare fiducia tra interlocutore e pubblico sia tanto essenziale quanto difficile per consentire la diffusione di un messaggio, difficoltà che aumenta in situazioni di emergenza e crisi quando i messaggi sono complessi e la varietà e quantità di fonti di informazione sono grandi.
La situazione che stiamo vivendo ha amplificato alcune tendenze già in atto: negli ultimi anni, infatti, le contestazioni e le polemiche anti-scienza hanno trovato terreno fertile anche al di fuori di momenti di emergenza. Basti pensare, per esempio, all’epidemia di morbillo in California, diffusasi nel 2015 tra le giostre di Disneyland, e che ha portato alla luce la mancata vaccinazione di migliaia di bambini, per lo più figli di genitori laureati e appartenenti ai quartieri più benestanti della Bay Area. Uno studio ha
dimostrato come famiglie e genitori si influenzassero a vicenda, fidandosi più del reciproco parere rispetto a quello di medici e pediatri.
Eppure, nel libro di Alfonso e Comin si sottolinea come in questo periodo difficile mentre freneticamente abbiamo cercato di districarci tra un flusso di informazioni continuo e spesso drammatico, «l’informazione è cresciuta più della disinformazione»: abbiamo trovato una rinnovata fiducia verso la scienza, gli scienziati e gli esperti in generale.
Attraverso la diffusione di messaggi chiari e diretti, capaci di generare fiducia, è possibile creare un senso di unità e identità all’interno delle nostre comunità. Non a caso molti dei problemi che affrontiamo oggi dipendono, al contrario, da veri e propri “seminatori” di sfiducia, che hanno puntato per interessi di diverso tipo, a tagliare l’erba sotto i piedi alla fiducia unificante.
#ZonaRossa è un testo utile soprattutto per chi svolge un ruolo pubblico, perché consente di riflettere sulle strategie più adatte per comunicare con i propri interlocutori. È un libro anche per chi voglia approfondire meglio le tendenze della comunicazione alla luce dei cambiamenti sociali che la COVID-19 sta portando. Nella società attuale, infatti, la comunicazione non è solamente un esercizio di veicolazione di contenuti e
informazioni, ma è parte fondante dell’organizzazione sociale.
La situazione degli ultimi mesi ci offre la possibilità di rivedere le nostre modalità di comunicazione e quelle portate avanti dalle nostre istituzioni. #ZonaRossa ci mostra la strada per iniziare a farlo: ridando valore all’esperienza, alle competenze possiamo ricostruire, a partire dalla comunicazione, un rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, tra esperti e non. Costruire società dell’informazione, educando i cittadini ad un nuovo linguaggio.
Una lettura scorrevole che ripercorre in rapida ma dettagliata successione le principali tappe degli ultimi mesi: le chiusure, gli annunci, le gaffes, la confusione comunicativa e le best practices, creando un utile manuale ricco di spunti di riflessione ed esempi di buona (e cattiva) comunicazione.