Solo la crescita può creare equità
Decine e decine di autorevoli studi non sono stati in grado di identificare un’unica relazione, sempre valida, tra uguaglianza (o equità) e crescita.
Per questa ragione stupisce come invece nel dibattito politico e sindacale di questi tempi, la crescita e l’equità vengano sistematicamente contrapposte, come se dovessimo compiere una scelta, come se la politica debba privilegiare l’una o l’altra. In effetti, sono esistiti certamente – e potranno esistere in futuro – dei momenti nella vita delle nazioni in cui si poteva perseguire solo uno dei due obiettivi, essendo costretti a sacrificare l’altro: ma non certo nell’Italia di oggi.
Nelle condizioni attuali dell’economia italiana non è possibile pensare di ridurre la disuguaglianza (o aumentare il tasso di equità, a seconda dei parametri su cui ci si vuole concentrare) senza attivare politiche finalizzate a superare la lunga stagione del declino italiano, politiche appena abbozzate nei pochi mesi del governo Monti.
In altre parole, chi ha a cuore la riduzione delle disuguaglianze in Italia deve necessariamente porsi la domanda di quali politiche possono essere in grado di consentire alla crescita di ripartire, dopo oltre dieci anni di stagnazione e circa cinque anni – con una breve pausa – di recessione.