Non è stato Berlusconi
C’è un tema ricorrente nelle discussioni sul berlusconismo che viene, a mio parere, costantemente affrontato a sproposito, ed è quello della leadership. Si attribuisce a Berlusconi la responsabilità di aver creato un nuovo modello politico fondato sulla supremazia del capo, modello che avrebbe fatto scuola anche a sinistra, nella versione democratica di Veltroni, in quella romantica di Vendola, o in quella populista di Di Pietro. L’argomentare di solito prosegue sostenendo la necessità di una politica meno leaderistica come presunto antidoto alle radici del berlusconismo.
In realtà, questo ragionamento inverte il senso del processo causale, perché gli manca l’elemento fondamentale necessario a qualsiasi analisi politica significativa: il paragone con altri paesi con simile livello di sviluppo e democrazia. Negli ultimi vent’anni, le figure dei leader hanno tutte aumentato in prominenza: sia negli stati dove i modelli elettorali li hanno favoriti, sia negli Stati più proporzionalisti come la Spagna. Una ragione ha a che fare con l’accresciuto ruolo dei capi di stato e di governo nella gestione dell’economia globalizzata, e dell’Unione europea. I leader sono più importanti, dunque spiccano in maniera ancora maggiore.