Se riesco parto
Il sogno di poter fare un film a costo zero e a qualità professionale non è mai stato così concreto. Come già avvenuto nella musica negli anni Ottanta dopo la diffusione dei sintetizzatori e negli anni Novanta con i software di sequenziazione e nella fotografia con l’abbattimento dei costi delle reflex digitali a basso costo si sta compiendo anche nell’audiovisivo.
Ovviamente è un processo in corso da anni, iniziato con le prime videocamere digitali e proseguito con l’aumento della potenza di calcolo dei computer e la diffusione di programmi di montaggio non lineari di facile utilizzo. Il film in digitale era però sempre molto riconoscibile, sopratutto fotograficamente. Poi sono arrivate le prime digitali serie, come la Red e l’Alexa, di qualità molto vicina alla pellicola, che però hanno anche costi molto vicini a quelli della pellicola, rendendo quindi inutile per gli amatori del cinema l’innovazione da un punto di vista prettamente economico.
Poi siamo entrati nell’era della 7D (o 5D). Per gli addetti ai lavori quello che sto per dire sembrerà la celebrazione dell’ovvio. Per tutti gli altri può essere interessante sapere che da qualche anno ha iniziato a diffondersi come un virus una nuova macchina fotorafica Reflex della Canon, che ha la peculiarità di girare anche filmati in FULL HD di una qualità sconvolgente. Quella che probabilmente i progettisti hanno inserito come funzione residuale ha però scatenato una moda dilagante in tutti i filmaker del mondo. I filmatini in Hd delle Canon sono probabilmente meglio di tutto quello che si può girare con qualunque videocamera professionale che costa cinque volte di più. Di fatto è come se i filmati delle 7D (o 5D) fossero “foto in movimento”. Obiettivi fotografici, full frame, profondità di campo abbattuta.
Con pochissimi soldi chiunque può dotarsi di questo macchinetta grande come una normale Reflex e girare cose che rivaleggiano con il 16 mm. In pochi mesi si è scatenata la moda. Tutti girano con la 7D. Tutti vogliono la 7D. Videoclip, pubblicità, cortometraggi, film indipendenti, documentari sono diventati appannaggio totale di questo dispositivo. Anche quando il suo intrinseco essere, comunque, una macchina fotografica, rende il suo uso per le riprese un po’ scomodo per ragioni che non ha senso ora approfondire. Il risultato è che con il budget limitatissimo oggi chiunque può girare e montare allo stesso livello (se non migliore) delle cose che vediamo in televisione. Quali siano le conseguenze non lo so, mi limito a segnalare il dato e a proporvi un ottimo esempio.
Da anni esistono concorsi cinematografici a tempo. Uno dei più famosi è il 48 ore Film festival. Il meccanismo è ingegnoso quanto intrigante. Ai partecipanti vengono comunicati un tema e uno stile. Ogni squadra ha quindi 48 ore appunto per scrivere, girare e montare il proprio film.
Il film vincitore di quest’anno, Se riesco parto, è la dimostrazione di quello che ho detto prima. A vederlo, non si crede che sia stato fatto in quei tempi, senza budget e senza altro che non fosse la modaiola 5D. La storia non funziona molto, ma tutto il resto non è male davvero, comprese le musiche di Margherita.