Vorrei giocare alla Fantaeditoria
Fino a qualche anno fa per me il calcio non esisteva. Nella mia famiglia e tra i miei amici praticamente nessuno lo seguiva, dunque ero piuttosto ignorante su cosa fossero la Serie A, i rigori e via dicendo. Poi mi sono messa con un vero tifoso e la mia vita è cambiata: nel giro di quattro anni ho assorbito una grandissima quantità di informazioni calcistiche e ora conosco sicuramente più nomi di calciatori che di compositori di musica classica. Non che io sia mai stata un’esperta di sinfonie, ma tra le lezioni di musica alle medie e i corsi di danza classica, a dieci compositori ci arrivavo: ad andare oltre Pelé, Maradona, Baggio, Del Piero, Totti e Buffon invece facevo fatica.
Comunque, nonostante questa inedita frequentazione con le partite, le trasmissioni di calciomercato e la Riserva (un podcast, per chi non lo sapesse) fino agli Europei di quest’estate una sola cosa del calcio mi aveva sinceramente interessata: il Fantacalcio.
Forse perché sono molto competitiva, forse perché da ragazza non ho mai partecipato a giochi di ruolo, o forse perché per capirlo non serve aver afferrato il principio del fuorigioco, il Fantacalcio mi è sembrato da subito divertentissimo. Per questo vorrei giocarci pure io, ma ovviamente non posso. Il numero di nomi di calciatori che conosco è aumentato tantissimo – Raspadori, Belotti, Milinković-Savić, Locatelli, Lasagna, Berardi, solo per dire i primi che mi vengono in mente in questo momento e che giocano nel campionato italiano – e di alcuni so che sono attaccanti o difensori, ma mi mancano ancora troppi pezzi per poter competere.
Per questo mi piacerebbe introdurre il concetto dei fantasy sport in un ambito in cui invece mi sento molto più preparata, quello dei libri, o per meglio dire, dell’editoria.
L’editoria ha una cosa in comune con il calcio: ogni settimana ci sono nuovi risultati delle partite di campionato ma anche nuove classifiche dei libri più venduti. All’inizio del campionato gruppi di fantallenatori organizzano aste per creare le proprie fantasquadre i cui risultati sono basati, di settimana in settimana, su quelli delle vere partite di calcio. Allo stesso modo, a gennaio, gruppi di fantaeditori potrebbero organizzare aste per creare il proprio piano editoriale annuale, e basare i risultati economici delle proprie fantapubblicazioni sulle vere vendite dei libri.
Certo, rispetto al Fantacalcio nella Fantaeditoria mancherebbero le sfide a due, ma sarebbe pur sempre un gioco per appassionati di biblioteche, non per gente che nel tempo libero sgambetta sui campi di calcetto, un minore dinamismo non mi sembra un difetto eccessivo.
Le maggiori difficoltà riguarderebbero altri due aspetti. La prima è che i gruppi di gioco dovrebbero conoscere già all’inizio dell’anno una sostanziosa quantità dei titoli in via di pubblicazione nei mesi successivi dalle vere case editrici italiane. Non sono informazioni che gli editori (fatta eccezione per Sur) mettono a disposizione di tutti i lettori. Molti giornalisti culturali ricevono qualche anticipazione, ma limitata solo ai due o tre mesi successivi. Quindi, allo stato attuale, per sapere a gennaio i libri in uscita nel 2022 bisognerebbe incrociare le informazioni che generalmente a fine dicembre pubblica il Libraio (il sito di informazione e approfondimento sui libri di GeMS, il secondo gruppo editoriale librario italiano) con altre trovate in giro tra riviste e quotidiani, e giocare facendo piani editoriali semestrali, invece che annuali, perché le anticipazioni sulle pubblicazioni della seconda parte dell’anno di solito arrivano in un secondo momento – anche quelle si trovano cercando online. Un po’ sbatti, se mi concedete l’espressione. Per rendere le cose più semplici ci vorrebbe un calendario annuale pronto già da gennaio, come quello che il Guardian dedica all’editoria britannica.
La seconda difficoltà per organizzare un torneo di Fantaeditoria riguarda invece le classifiche dei libri. Innanzitutto bisognerebbe saperle leggere bene, ma per quello basta un po’ di pratica. Il vero problema è che gli inserti culturali dei quotidiani (La Lettura, Robinson e Tuttolibri) le pubblicano settimanalmente ma solo fino al decimo o al ventesimo posto: quindi non si potrebbero fare stime di vendite per tutti quei titoli comprati all’asta dai fantaeditori ma rimasti fuori dai primi venti posti. Le possibili soluzioni a questo problema sono due: o si fa finta che i libri fuori dalle classifiche non abbiano venduto nulla (però non è un po’ triste per quei fantaeditori che scommettono su un autore esordiente?), oppure bisogna includere, nel proprio gruppo di Fantaeditoria, qualcuno che nell’editoria vera ci lavora. Infatti alcuni dei dipendenti delle case editrici hanno completo accesso alle banche dati su cui si basano le classifiche pubblicate dai quotidiani e sanno quante copie hanno venduto anche i titoli di minore successo.
Una terza alternativa è che qualche pezzo grosso dell’editoria, leggendo questo post, non decida di istituzionalizzare la Fantaeditoria creando un sito simile a quello del Fantacalcio in collaborazione con GfK o Nielsen, le società che stimano quanti libri vengono venduti, e automatizzi tutto il gioco.
Anche a quel punto rimarrebbero da stabilire varie regole (in primo luogo quanti libri pubblica un fantaeditore in un anno, successivamente come conteggiare esattamente i risultati), ma le basi per cominciare a giocare ci sarebbero.
Probabilmente molte tra le persone che leggono tanto troveranno discutibile il lato venale del mio interesse per i libri – l’importante è il contenuto, la letteratura, non le copie vendute! – e li capisco, dato che probabilmente i fantaeditori vincenti sarebbero quelli bravi a prevedere quale influencer venderà più copie. Per compensare l’eccessivo aspetto commerciale della Fantaeditoria si potrebbero allora prevedere dei bonus di virtù: punti in più per il fantaeditore che vince il premio Campiello e per quello che ottiene una recensione entusiasta di Antonio D’Orrico, critico del Corriere della Sera, ma anche punti in più per chi che sulle copertine dei romanzi stranieri indica il nome del traduttore, per chi più degli altri fantaeditori ha fatto un piano editoriale che tiene conto della parità di genere e della diversity degli autori, e via dicendo.
Io penso che tra noi impallinati ci divertiremmo.
Volete giocare?
P.S.: Ovviamente Fabio Fazio non può giocare.