La cancel culture più antica del mondo

Le discussioni di questi anni sulla “cancel culture” hanno preso così tante pieghe e hanno mescolato così tanti argomenti diversi (solo per citare gli altri che hanno guadagnato un’etichetta anglofona: il politically correct, il woke, il metoo) che la voglia di infilarvicisi è passata da mo’.
Ma c’è un aspetto particolare che spero di poter isolare, che mi incuriosisce e che non ho visto citato finora. Ed è una spettacolare smentita al fatto che la pretesa “cancel culture” o il “non si può dire niente” o lo stesso vetusto “politically correct” siano una deriva di tempi nuovi e inediti, una regressione che sovverte i canoni comuni del dibattito e impone limitazioni alla libertà che ci eravamo sempre dati prima. Un’anomalia che scompiglia le nostre abitudini e ci costringe a subirne di nuove. (Segue)

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).