Said Aouita
Sabato scorso, il 2 novembre Said Aouita ha compiuto 54 anni.
Tutti sostengono sia stato uno dei più grandi mezzofondisti della storia dell’atletica leggera.
Molti dicono invece che lui sia stato il più grande mezzofondista che abbia mai calcato le piste.
Said Aouita è nato il 2 novembre 1959 a Kenitra una città portuale che si trova nel nord del Marocco e si affaccia sull’oceano Atlantico.
Il suo sogno giovanile, quando si trasferì con la famiglia a Fes nell’entroterra del Marocco, era quello di molti giovani della sua età, ossia diventare una calciatore professionista, anzi un grande calciatore professionista. Non se la cavava neanche male il giovane Said ma, in uno sport di squadra, non ci si trovava: “Se in una partita gli altri non sono all’altezza il tuo sforzo è inutile” diceva sempre commentando la sua scelta di lasciare il pallone per le piste di atletica.
Meno che ventenne Aouita inizia a fare qualche corsa campestre poi la svolta arriva nel 1981 quando lascia il Marocco per trasferirsi in Francia. In quell’anno la sua prima vittoria internazionale con l’oro nei 1.500 metri all’Universiade di Bucarest.
Da lì la sua è una cavalcata di successi. Il bronzo, sempre sui 1.500, ai mondiali di Helsinki dell’83. L’oro alle Olimpiadi di Los Angeles dell’84 sui 5.000.
Tre anni dopo è Roma a regalargli una gioia unica: essere il primo uomo a correre i 5.000 metri sotto i 13’. Lo fa in una afosa sera di luglio allo stadio Olimpico. In quella gara sono due le lepri che gli dettano il ritmo: il suo connazionale Brahim Boutayeb e il tunisino Fethi Baccouche. Il primo tira le danze per poco meno di 6 minuti e mezzo. Il secondo lo porta a circa 2.000 metri dall’arrivo. Tutti e due lasciano con la lingua penzoloni. Aoutia prosegue in solitario. Troppo presto, troppo solo si commentava quella sera. Ma lui non accenna a rallentare e con un ultimo giro di pista in 56” stacca un 12’58”39 che entra nella storia dell’atletica leggere.
“Non sono un superman. Sono soltanto uno che si allena tanto, che non lesina sacrifici, che non si spaventa di soffrire”. Così Aouita commentò la sua impresa.
E sempre Roma e sempre in quell’anno arriva l’oro ai mondiali proprio sui 5.000 metri.
In quel 1987 la rivista statunitense Track & Field news lo nomina atleta dell’anno. Come già aveva fatto due anni prima. Roba mica da niente in un periodo in cui l’atletica la bazzicano personaggi come Carl Lewis nella velocità e Sergey Bubka nel salto con l’asta.
La volontà non solo di battere gli avversari ma quasi di umiliarli non gli valgono grandi amicizie. Il suo delfino, il connazionale Boutayeb, quello che gli aveva fatto da lepre a Roma nel record mondiale sui 5.000, un giorno si sveglia male e spara a zero su di lui: lo accusa di sfruttare i giovani. Da lì è un continuo di frecciatine fra i due soprattutto nelle dichiarazioni alla stampa visto che in pista fanno tutto il possibile per evitarsi. Se uno fa i 1.500 l’altro fa i 5.000 e viceversa.
Nel 1988 arriva alle Olimpiadi di Seul in condizioni fisiche non perfette ma pieno di convinzione e questa sicurezza la manifesta annunciando: “metterò tutti in riga sugli 800 e sui 1500”. Vista l’innata simpatia che instilla negli avversari sugli 800 tutti si coalizzano contro di lui, partono come dei proiettili e Aouita si porta a casa solo un bronzo. Cotto dallo sforzo sui 1.500 rinuncia a partire in semifinale e si ritira.
Said Aouita era un talento.
Forse per spiegare l’atleta è sufficiente questo dato: lui ha ottenuto il primato mondiale sui 1.500 m., sui 2.000 m., sui 3.000 m., sulle 2 miglia e sui 5.000 m.
Nell’arco di due anni dal 1985 al 1987 ha inanellato una serie di 44 vittorie consecutive in gare che andavano dagli 800 ai 10.000 metri e infine è stato l’unico uomo nella storia dell’atletica leggera a correre gli 800 sotto gli 1:44, i 1.500 m. sotto i 3:30, i 3000 m. sotto i 7:30 e i 5000 m. sotto i 13 minuti.