La vera svolta è in Francia
La settimana scorsa a Bruxelles sono accaduti due cambiamenti di grande portata per il futuro del’Unione europea. Per la prima volta il presidente della Commissione europea è stato indicato dai capi di governo a maggioranza e non all’unanimità. E per la prima volta il presidente della Commissione sarà uno che si era presentato ai cittadini come candidato per quell’incarico, dopo essere stato scelto da un partito europeo. Sono entrambi dei cambiamenti notevoli, da cui sarà difficile tornare indietro.
Entrambi i cambiamenti sono stati realizzati contro il volere del governo britannico, così che l’isolamento della Gran Bretagna è stato presentato come la maggiore novità dei giorni scorsi. In realtà l’isolamento britannico non è affatto una novità. Il rapporto tra Gran Bretagna e Unione europea non ha mai funzionato molto bene, per colpa di entrambi, e nell’ultimo decennio è peggiorato ulteriormente. Il risultato della settimana scorsa è stato tenacemente costruito nel tempo, al punto che non ha nemmeno molto senso definirlo una sconfitta.
La vera novità sancita la settimana scorsa non riguarda la Gran Bretagna, ma riguarda la Francia. Per decenni la Francia si è opposta in modo durissimo all’instaurazione di un legame diretto tra il presidente della Commissione e i cittadini europei e all’adozione di decisioni importanti a maggioranza invece che all’unanimità. La Francia ora asseconda questi cambiamenti – nonostante la pressione esercitata da Marine Le Pen e la presenza di euro-tiepidi dentro la stessa maggioranza di governo. Ci sono schiere di politici francesi che si stanno rigirando nella tomba per questa svolta, a partire da Charles De Gaulle.
Nei decenni scorsi l’opposizione della Francia a un’evoluzione federale dell’Europa ha pesato molto, per cui la svolta francese è davvero importante. È un peccato invece che non ci sia alcuna svolta britannica: anche se la Gran Bretagna si è ritagliata il ruolo di quella che sa solo opporsi e frenare, in passato ha dato in realtà dei contributi fondamentali per la creazione della politica estera comune, della politica sociale e del mercato unico. La Gran Bretagna oggi potrebbe aiutare l’Unione europea a diventare più leggera, efficace e liberale, e ce ne sarebbe bisogno.