La notizia principale della giornata di lunedì è stata la nomina di Muhammad al Bashir come primo ministro del nuovo governo di transizione della Siria liberata dal regime di Bashar al Assad. Al Bashir era già il primo ministro del cosiddetto governo di Salvezza nazionale, cioè il governo civile che Hayat Tahrir al Sham (HTS, il più importante gruppo dell’opposizione armata) aveva formato nel 2017 nella regione di Idlib, che al tempo era l’unica che controllava.
A Idlib il governo di Salvezza nazionale guidato da al Bashir raccoglieva le tasse e gestiva i servizi pubblici con una certa efficienza, anche se HTS era ancora la forza principale dietro a ogni decisione importante. Non è chiaro che tipo di autonomia avrà al Bashir ora che dovrà formare un nuovo governo per tutta la Siria.
La nomina di Bashir è stata decisa in un incontro tra al Bashir, il leader di HTS Mohammed al Jolani e l’ex primo ministro del regime di Assad, Mohammed al Jalali, che da alcuni giorni sta collaborando con i gruppi armati antiassadisti, cercando di garantire una successione pacifica del potere.
Lunedì sono inoltre proseguite le ricerche di possibili detenuti nelle prigioni del regime siriano, e soprattutto in quella di Sednaya, vicino a Damasco, uno dei luoghi simbolo della brutalità del regime. I Caschi bianchi (un’organizzazione di soccorritori volontari che opera da anni in Siria) hanno fatto sapere che finora non hanno trovato i piani sotterranei e le celle segrete di cui si era parlato in questi giorni, ma stanno continuando a cercare.
Nel frattempo alcuni governi europei hanno annunciato (in modo autonomo l’uno dall’altro) che sospenderanno le procedure per l’assegnazione dello status di rifugiato alle persone con cittadinanza siriana, dopo la caduta del regime di Bashar al Assad. L’idea è che la Siria, con la caduta del regime, smetterà di essere un paese pericoloso per civili e dissidenti, e che quindi non sia più necessario concedere l’asilo ai suoi cittadini. I governi che per ora hanno sospeso le procedure sono quelli di Germania, Austria, Regno Unito e Svezia. Presto potrebbero unirsi anche la Francia e la Grecia.
Si è anche continuato a parlare delle attività di Israele al confine con la Siria: domenica l’esercito israeliano ha occupato parte della “zona cuscinetto” che divide il proprio confine da quello della Siria nelle alture del Golan, un territorio conteso da decenni ma che secondo la comunità internazionale appartiene alla Siria. Israele ha anche compiuto alcuni bombardamenti vicino a Damasco e nel sud della Siria: il ministro degli Esteri ha detto che sono stati colpiti depositi di armi chimiche per impedire che finissero in mano ai ribelli. Lunedì sera ci sono state due grandi esplosioni nella periferia di Damasco: la loro origine non è ancora nota ma potrebbero essere il risultato di un altro attacco israeliano.