Yoon Suk-yeol ha 63 anni ed è presidente della Corea del Sud dal maggio del 2022: in precedenza è stato procuratore generale tra il 2019 e il 2021, durante il mandato del presidente Moon Jae-in. Come procuratore contribuì a far arrestare persone di rilievo in alcuni grandi casi di corruzione, tra cui il capo di Samsung Lee Jae-yong e l’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye, deposta con un voto di impeachment nel 2017.
Decise di candidarsi alla presidenza come indipendente nel giugno 2021: tre mesi prima si era dimesso dal ruolo di procuratore, in seguito a indagini per presunto abuso di potere e presunte interferenze in casi in cui erano coinvolti alcuni suoi familiari e collaboratori (a fine 2020 fu temporaneamente sospeso dalle sue funzioni).
Decise poi di presentarsi alle elezioni con il Partito del Potere Popolare, conservatore: le vinse, con uno stretto margine, nonostante in campagna elettorale fosse considerato piuttosto inesperto e senza un vero programma di governo. Puntò molto su un approccio duro riguardo alla Corea del Nord, promettendo investimenti militari. Aveva anche espresso posizioni piuttosto critiche nei confronti dei movimenti femministi e aveva detto che l’ex generale e dittatore sudcoreano Chun Doo-hwan «aveva governato bene, tranne che per il colpo di stato».
Yoon Suk-yeol a Camp David, negli Stati Uniti, ad agosto 2023 (AP Photo/Andrew Harnik)
La sua presidenza è stata finora caratterizzata più da scandali e polemiche che da riforme e nuove leggi, anche perché il PPP non ha mai avuto la maggioranza parlamentare ed è andato malissimo nelle ultime elezioni di aprile (assimilabili alle elezioni di metà mandato statunitensi): le opposizioni hanno conquistato una larga maggioranza in parlamento.
Sin dai primi mesi dopo l’elezione Yoon si è fatto notare per politiche molto aggressive nei confronti dei media, ricorrendo a cause legali, indagini penali e regolamentazioni statali per perseguire redazioni e singoli giornalisti che accusava di diffondere “fake news”.