Undicimila vergini più una
21 ottobre – Sant’Orsola e co., per un totale di 11001 vergini e martiri (IV o V secolo).
Un ruolo tutt’altro che marginale, nella carriera dei Santi, ce l’hanno gli errori di trascrizione o traduzione. È per un errore di traduzione che Santa Cecilia diventa patrona della musica, lei che magari era pure stonata, chi lo sa. Dalle varie traduzioni possibili di “Tu sei Pietro e su questa Pietra” dipendono due o tre secoli di guerre di religione. Quanto a Orsola, era una classica vergine e martire tardo-antica venerata in zona germanica, possibile erede di una Ursel della mitologia norrena che si prendeva cura delle bambine morte. Sarebbe probabilmente sfumata nell’oblio, se un’iscrizione a Colonia (poi andata persa) non avesse avvertito che Ursula era stata martirizzata ad undecim milia, a undici miglia di distanza. L’ipotesi è che quell'”ad” sia diventato nel tempo un “et”, e Orsola la protagonista di un genocidio barbarico, l’animatrice di un viaggio organizzato di undicimila vergini che scorrazzando per l’Europa di ritorno da un pellegrinaggio a Roma non potevano che incappare in qualche invasore senzadio, in questo caso Attila. Attila (figura ricorrente nelle saghe norrene) in questo caso gioca il ruolo prevedibile del bruto che si invaghisce della bellissima principessa britannica Orsola – già però promessa sposa a un altro principe, Aetherius che per lei si era fatto battezzare. Affranto dal diniego, Attila la fa trafiggere da una freccia, e già che c’è martirizza tutte le undicimila, offrendo ai pittori dei mille anni seguenti la migliore occasione per impaginare uno femminicidio di massa. In effetti, Orsola potrebbe agevolmente ottenere il patronato delle donne che combattono la violenza maschile: è una leader naturale, decide lei se sposarsi o no e con chi, insomma è una tosta – nei limiti della protagonista di una leggenda medievale. Invece per adesso è patrona dei matrimoni felici, il che io trovo poco comprensibile visto che all’altare non c’è arrivata; cioè lo so anch’io che i matrimoni più belli sono quelli che non si realizzano concretamente nella loro avvilente quotidianità di pannolini e risse per il telecomando… ma non si trovava un’altra santa nel calendario con un matrimonio un po’ più felice (maledizione, ci sto pensando e non me ne vengono in mente). Orsola non ha nemmeno fatto in tempo a fondare, come qualcuno potrebbe pensare, le orsoline: ci ha pensato Sant’Angela Merici mille anni più tardi, a Brescia, con molte vergini in meno (ventotto, ma butta via).
Altri vogliono Orsola martire sotto Diocleziano, ma ormai si è capito che Diocleziano è il martirizzatore impostato di default, quando non sai assolutamente cosa mettere metti “Diocleziano” e vai tranquillo che lui ne ha massacrate così tante, cosa vuoi che siano undicimila in più, undicimila in meno. Un’altra ipotesi è che fossero soltanto undici, o che accanto al nome di una compagna di Orsola fosse indicata l’età (XI) con un segnetto, uno sgorbio sfuggito allo scalpello, insomma qualcuno cominciò a leggerci l’abbreviazione medievale per “mille”, e subito la fantasia prese il volo: undicimila vergini! Calcolando che ogni martire musulmano avrebbe il diritto a 72, il martirio di Orsola e compagne avrebbe soddisfatto il fabbisogno per 152 martiri virgola sette periodico. Peccato che siano due paradisi diversi. No, anzi, è meglio così.