Per gli italiani all’estero che vogliono tornare
Negli ultimi giorni tantissimi connazionali all’estero, quasi tutti sconosciuti, mi hanno contattato via Facebook, email o tramite terze persone per chiedermi di essere messi in contatto con la Farnesina o con le Ambasciate in giro per il mondo al fine di poter trovare un modo per poter rientrare presto in Italia.
Il Ministro Di Maio in queste ore ha dichiarato correttamente che non lasceremo nessun italiano che abbia la necessità di ritornare a casa in giro per il mondo. Devo dire però che dal mio osservatorio è evidente che in questo momento stiamo affrontando una sorta di controesodo biblico, con un numero di italiani che vogliono rientrare in patria che va al di là di ogni immaginazione e che sono certamente spinti soprattutto dalla paura causata dalla pandemia.
La ragione di molti per tornare è che bisogna rientrare in Italia “perché la sanità da noi è migliore” che nei Paesi di residenza. Vero. Ma a chi pensa a questo, sfugge che ora la necessità assoluta per tutti è proprio quella di non aver bisogno di far ricorso alla sanità. Né in Italia, né altrove: ora bisogna non ammalarsi, non alimentare il contagio. Uscire per andare in aeroporto e farsi alcune ore di aereo – magari anche con un volo, uno scalo, e un altro volo – rappresenta comunque un rischio di contagio, per sé e per gli altri.
Bisognerebbe insomma sempre valutare se il rientro in Italia sia assolutamente necessario. Il principio “Restare a casa” non vuol dire “Restare a casa in Italia”. Vuol dire: “Restate a casa, punto”.
Lo dicono bene le norme che sono in vigore in Italia e che via via tutti gli altri Paesi stanno adottando. Ricordiamolo: si può uscire di casa solo per motivi di assoluta necessità. Per questo, anche per entrare in Italia e per spostarsi nel territorio italiano, è necessario comprovare uno dei 4 motivi (lavoro, salute, necessità, rientro a abitazione residenza o domicilio).
Quindi un residente all’estero, anche italiano, che per definizione non ha residenza in Italia, se non ha abitazione o dimora in Italia non può entrare in questo momento nel nostro Paese. Per abitazione o dimora, ricordiamolo, non si intende una seconda casa di vacanza. Insomma, il residente all’estero deve prepararsi a dimostrare in modo chiaro che ha un titolo per entrare.
Certo, alle nostre frontiere potrà esserci un certo livello di comprensione (c’è l’art. 16 della Costituzione, che stabilisce il diritto a soggiornare e circolare nel Paese, ma che comunque ammette limitazioni per ragioni sanitarie), ma movimenti gratuiti in questa fase non possono essere tollerati, anche per il rischio di essere contagiati o contagiare. Il principio adesso è che tutti i movimenti fuori dell’abitazione sono vietati, sia da e per l’estero sia all’interno del territorio nazionale.
Voglio ricordare, su questo tema, l’invito dell’Erasmus Student Network a rimanere nei paesi di accoglienza se lo scambio è iniziato, a meno che l’Ateneo di provenienza abbia avviato un programma di rientro.
Insomma: la Farnesina sta lavorando senza sosta – con l’Unità di Crisi e con tutta la rete diplomatica e consolare che voglio ringraziare per il lavoro enorme che stanno facendo con la consueta dedizione e professionalità – per far fronte a una valanga di richieste riguardanti posti remotissimi dove abbiamo magari un solo connazionale in difficoltà o città di altri Paesi dove le comunità italiane sono più popolose delle nostre grandi città.
Faremo di tutto per raggiungervi ovunque, ma la prima cosa da fare in questa situazione è valutare a mente fredda se non sia più sicuro per noi stessi e per gli altri restare dove siamo. A casa, come tutti.