Contro lo spot grillino sulla riduzione dei parlamentari
Resoconto stenografico del mio intervento in aula del 7 maggio 2019
IVAN SCALFAROTTO (PD). Presidente, io credo che noi dovremmo al Paese alcune parole di chiarezza. La cosa che va detta apertamente è che questa riforma costituzionale, che è parte di un disegno più ampio, ha una caratteristica completamente innovativa rispetto a tutti i tentativi di riforma costituzionale che si sono fatti in passato. Infatti, di solito il legislatore costituzionale prova a fare una riforma che metta le istituzioni in condizione di fare meglio. Questa volta, per la prima volta nella storia repubblicana, noi abbiamo una riforma costituzionale che deliberatamente vuole mettere il Parlamento in condizione non di funzionare meglio ma di non funzionare affatto.
Questo è l’obiettivo, peraltro, di un Ministro il quale ha come titolo Ministro delle riforme costituzionali e della democrazia diretta, che è già una contraddizione in termini. Questo, signor Ministro, è un luogo che è la casa della democrazia rappresentativa, e lei ha la fiducia da parte delle Camere, che sono fatte dai rappresentanti del popolo eletti qui per sostenere o opporsi al Governo. Ma lei dichiara, già nel nome del suo Ministero, che questa cosa va messa via, bisogna dire anche con una certa coerenza, perché da un lato ci porta a una riforma costituzionale che vuole spogliare il Parlamento della sua competenza principe, che è quella di fare le leggi – ce ne siamo purtroppo dovuti occupare qui -, poi ci porta in Aula una riforma che, riducendo il numero dei parlamentari e non modificando quelle che sono le competenze del Parlamento, vuole deliberatamente fare incagliare i lavori parlamentari, perché è evidente che aumenteranno le medesime competenze.
Le faccio un esempio: io sono membro della Commissione affari esteri, sono membro della Giunta per le autorizzazioni, sono membro del Comitato bicamerale Schengen, quindi, pur non avendo incarichi direttivi nel Parlamento, devo presidiare tre Commissioni, studiare tutti i dossier, essere preparato e in più fare il lavoro dell’Aula; ma nel momento in cui un terzo dei miei colleghi saranno spariti, quel carico di lavoro cadrà evidentemente su coloro che saranno rimasti, e questo comporterà inevitabilmente il fatto che il lavoro parlamentare si farà più farraginoso. Si potrà dire: questo renderà infelice o scontento il Ministro Fraccaro e il suo Governo? Certamente no, perché questo è il risultato di un disegno neo-totalitario nel quale la Lega si preoccupa di incarnare il totalitarismo, quello per le public relation, quello all’esterno, quello per il quale si strappano gli striscioni delle persone dalle case se dissentono, o si strappano i cellulari delle ragazze se dicono qualcosa che non va bene, si parla dai balconi e si arringa la folla da balconi che non erano occupati dal Ventennio. Quindi, il totalitarismo è appaltato alla Lega, e al MoVimento 5 Stelle è stato appaltato un lavoro non meno importante e non meno pericoloso, perché potremmo dire che alla Lega si è dato il software e al MoVimento 5 Stelle viene appaltato l’hardware, quello di fare in modo che la Repubblica parlamentare come la conosciamo non funzioni più, fintanto che si possa fare quello che volevate fare: aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, portare la sovranità popolare fuori da quest’Aula, da qualche altra parte.
Infatti, Ministro Fraccaro, lei non vorrà mica far credere al popolo che con i suoi referendum propositivi sarà il popolo a decidere? Saranno 500 mila persone organizzate da una lobby che lo può fare, e si troverà un Parlamento che non funziona più e dei referendum propositivi che serviranno a spogliare queste Aule dalla sovranità popolare.
Le dico, signor Ministro, per il tramite del Presidente, che io non so dove voi vogliate portare la sovranità popolare quando l’avrete portata fuori da queste Aule, ma mi preoccupo comunque, perché, signor Ministro, il Parlamento, con tutte le sue complessità e le sue differenze, rappresenta una questione che ci divide molto profondamente, l’idea che per me il popolo non è mai uno, il popolo è plurale, il popolo è diverso, il popolo è rappresentativo di istanze differenti. Perché quando si dice che ci sono i cittadini e il Palazzo, quando si riduce il popolo ad unità, il problema è che basta una sola persona a interpretare quell’unità e a interpretare quella volontà.
Le peggiori dittature del mondo si chiamano repubbliche popolari o repubbliche democratiche, perché fanno passare il concetto che il popolo sia uno e, quindi, il Parlamento non serve più, al massimo diventa il luogo di una coreografia dove magari 1.000 o 1.500 delegati fanno finta di rappresentare il popolo e applaudono il leader che interpreta i desideri e le volontà di tutti.
Questo è il vostro programma, questo è il pericolo che voi rappresentate, questo è il disegno organico che rappresentate.
Deve sapere, signor Ministro, che noi ci opporremo in tutte le forme e in tutti i modi che la democrazia ci offre per fare in modo che quest’Aula non venga trasformata, come qualcuno voleva fare prima di voi, in un’Aula sorda e grigia che si rende bivacco di manipoli. Questo non accadrà: stia tranquillo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).