Il finanziamento ai partiti, il bue e l’asino
Prima di andare a dormire ieri sera ho avuto ancora il tempo di vedere il Senatore Alberto Airola di Cinque Stelle – uno che nell’aula del Senato nobilita il proprio laticlavio urlando permanentemente cose qualunque (tipo: “laaaaaaaaadri” oppure “vergoooooogna”) con le mani a imbuto sulla bocca – ospite di Bianca Berlinguer a Linea Notte. Era lì per criticare la Legge Boccadutri, approvata ieri in via definitiva al Senato. “I partiti hanno presentato i bilanci in ritardo”, “i partiti hanno preso i soldi”, “si sono fatti la sanatoria” e così via.
Ebbene, sulla legge Boccadutri ci sono alcune cose che la comunicazione ha tralasciato di dire con sufficiente chiarezza:
1. La prima è che i partiti che hanno approvato questa legge sono gli stessi che hanno abrogato il finanziamento pubblico, con un sistema a calare che lo azzererà del tutto nel 2017. Dopodiché resteranno soltanto le donazioni private e il 2 per mille.
2. È vero che la legge pospone il controllo sui bilanci della Commissione solo a partire dagli anni successivi al 2014, ma è vero anche che questo accade perché la Commissione non è stata in grado di fare i controlli per carenza di personale (personale che la legge Boccadutri ora le attribuisce proprio per consentirle di fare bene i controlli). E attenzione: i fondi potranno essere erogati sempre soltanto dopo una relazione di conformità che la Commissione dovrà redigere entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge.
3. I partiti hanno dunque fatto tutto quello che la legge richiedeva, non sono stati inadempienti. Hanno nel frattempo sostenuto spese (per stipendi e pagamenti di fornitori) e ora non sono in grado di pagare quei terzi perché la commissione non è stata in grado di completare i controlli. Quindi a soffrire per l’inazione della commissione e la mancata erogazione dei fondi ci sono molte terze parti del tutto incolpevoli: lavoratori e fornitori.
4. I bilanci depositati dai partiti, tuttavia, non sono privi di controlli, come 5Stelle suggerisce. Essi sono certificati da società di revisione contabile con le stesse procedure, molto analitiche, previste per le società quotate in borsa. Tutta la documentazione utilizzata dalla società di revisione contabile sarà comunque depositata presso la Commissione, che sarà libera di fare tutti i controlli a campione che riterrà necessari.
5. C’è un solo partito che non deposita alcun bilancio presso la Commissione, ed è proprio il Movimento 5 Stelle. Nel non depositare il bilancio, M5S viola un preciso obbligo di legge e subisce la relativa sanzione, che è costituita dal non poter accedere ai fondi del 2 per mille e agli altri benefici previsti dalla legge.
5Stelle però dichiara di non voler accedere ai fondi del 2 per mille, e quindi considera quella che pur sempre è una sanzione per la violazione di un preciso obbligo derivante da una legge dello Stato, una specie di motivo di vanto: “noi non vogliamo i fondi pubblici, quindi non presentiamo i nostri bilanci”.
In pratica, dunque, 5Stelle accusa gli altri partiti (che hanno i bilanci certificati scontrino per scontrino – e il bilancio del PD è certificato da anni, ben prima del varo della nuova legge – da primarie società di revisione contabile) di sottrarsi ai controlli. Ma dei suoi bilanci, delle sue spese, del modo in cui si finanzia, nessuno può sapere nulla. Il famoso caso del bue che diede del cornuto all’asino.