Come se il mio voto fosse decisivo
Tra pochi minuti parteciperò al voto di fiducia al governo Letta, e voterò a favore. Parteciperò perchè la mia responsabilità di parlamentare è essere qui e prendere delle decisioni. Anche quando le decisioni sono difficili e laceranti, come quella di questa sera.
Voterò con lo stesso metodo che intendo utilizzare sempre, facendo come se il mio voto fosse il voto decisivo. Chiedendomi quali sarebbero le conseguenze, per la nazione che rappresento come parlamentare, se il mio voto fosse il voto dell’intera assemblea. Se il governo Letta oggi non ottenesse la fiducia. Così come mi sono chiesto in precedenza, prima di esprimere il mio voto per Giorgio Napolitano, cosa sarebbe successo all’Italia se quest’aula avesse clamorosamente bocciato, davanti agli occhi del mondo, anche il presidente della repubblica in carica.
Ho letto invece che il mio amico Pippo Civati non ci sarà. Dice che non c’è stato dibattito, che siamo stati messi davanti al fatto compiuto, che chi ha vergognosamente impallinato Prodi era proprio qui che voleva portarci, alle larghe intese. Io dico che risalire alle cause che ci hanno portato al bivio di oggi, il bivio quotidiano e inevitabile di chi fa politica, è un esercizio pericoloso.
Perché a furia di risalire il fiume delle cause, si finisce col chiedersi se la vittoria di Bersani alle primarie non sia anch’essa una concausa di questa situazione. E se l’aver fatto venir meno l’appoggio alla sfida di rinnovamento da Matteo Renzi, alla luce degli eventi e della situazione di oggi, non sia stato un errore che ha poi contribuito a produrre tutti i disastri che sono venuti dalla “non vittoria” di febbraio.
Alla fine il compito di chi sta in parlamento è quello di farsi carico dei destini del Paese. Anche quando, nell’immediato, è impopolare. Io non posso pensare che Pippo voglia mandare l’Italia alle urne domani, con la stessa legge elettorale e il rischio di ritrovarci tra tre mesi esattamente al punto in cui siamo oggi. Penso che egli soffra e sia recalcitrante nel dover dare la fiducia a un governo fatto con le stesse persone che abbiamo combattuto fino ad oggi. Sofferenza che condivido con lui, e immagino di non essere il solo nel gruppo del PD.
Enrico Letta ha fatto però una buona squadra, date le circostanze, e ha tenuto un discorso molto buono quest’oggi. Il parlamento dovrà marcare stretto lui e la sua squadra e io cercherò nell’aula i voti per le leggi sui diritti civili che vorrei far approvare, usando le prerogative del potere legislativo. Perché, nonostante l’ottima nomina di Josefa Idem, non credo questo governo potrà darci le leggi europee che aspettiamo da anni. Ma se il governo farà tutto quello che ha annunciato, il Paese se ne gioverà di sicuro.
Certo, sarebbe stato meglio fare il governo del PD, con SEL e magari Scelta Civica. Oppure, in via subordinata, sarebbe stato meglio che M5S decidesse di usare i suoi voti per favorire il cambiamento invece di ritirarsi sull’Aventino. Ma non è andata così, e oggi il Paese è davanti a una scelta. O questo governo, o le elezioni. Che si stia dentro o si resti fuori dall’aula, non possiamo sfuggire dal farci carico, come parlamentari, della nostra quota parte di responsabilità.