I diritti secondo Matteo
Quando decisi di appoggiare Matteo Renzi, in molti mi chiesero come avrei potuto conciliare le mie battaglie sulla laicità e sui diritti civili con il sostegno a un politico di estrazione cattolica. Ebbene, la parte relativa ai diritti del programma finale, messo on line dopo la Leopolda, mi aiuta a chiarire e a spiegare perché, a pochi giorni dalle primarie, chiedo a tutti con la massima serenità e convinzione un voto a sostegno di Matteo.
Cosa dice dunque il programma? Vediamone qualche punto:
1. Ius soli: Chi è nato nel nostro Paese, se ha almeno un genitore straniero legalmente soggiornante da almeno cinque anni, deve essere riconosciuto cittadino italiano. Chi è arrivato in Italia da piccolo e ha frequentato due cicli di istruzione nel nostro Paese deve poter diventare cittadino italiano.
2. Quote rosa: estendere le quote di rappresentanza equa anche agli enti pubblici e alle liste elettorali, oltre che ai cda privati, con una legge a tempo da riproporre nel 2025 nel caso non si sia prodotto lo sperato cambio culturale che la legge si propone.
3. Coppie gay: civil partnership che equipari coppie gay e coppie etero sposate entro i primi 100 giorni e possibilità di adozione (stepchild adoption) del genitore non biologico per le famiglie omogenitoriali.
4. Violenza e odio: approvazione di una legge contro l’omofobia e contro la violenza sulle donne.
5. Testamento biologico: Riconoscere la libertà di ciascuno di indicare sino a che punto si intende essere sottoposti a terapie nel caso si perda la coscienza e la capacità di esprimersi senza una ragionevole speranza di recupero. E, raccogliendo una proposta di mediazione avanzata a suo tempo da Ignazio Marino, garantire a tutti la possibilità di essere sottoposti all’idratazione e alla nutrizione ma anche la possibilità di rifiutarle nelle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Alcuni punti, come la stepchild adoption, sono addirittura rivoluzionari. Si tratta sempre delle mie posizioni? No. Tutti sanno che io avrei previsto il matrimonio e la possibilità di richiedere l’adozione di un minore per i gay e le lesbiche, che non mi scandalizza l’eutanasia e mi piacerebbe se ne potesse parlare senza dover sfidare un tabù, vorrei che le pari opportunità diventassero un ministero con portafoglio denominato “dell’uguaglianza”.
Ma il Paese che il governo Renzi ci promette rapidamente è un Paese nel quale combattere per l’Italia dei diritti che vorrei io avrebbe un senso. Perché si tratterebbe solo di perfezionare istituti già largamente adatti ad assicurare ai cittadini un set di diritti dignitoso e in linea con il mondo civile.
Tutto il contrario di quello che la classe dirigente che Matteo sta sfidando ci ha lasciato in eredità: il nulla. Io penso che Bersani si sia convinto che la società italiana sia finalmente maturata al punto di poterle “concedere” alcune leggi. Ma non sono sicuro che tutti i suoi sostenitori ne siano ugualmente convinti (a partire da Rosy Bindi e, soprattutto, da Beppe Fioroni) né ho le prove del fatto che Bersani consideri oggi, diversamente da ieri, la questione dei diritti un’autentica priorità.
Ho visto Matteo Renzi a colloquio con le “Famiglie arcobaleno” a Firenze e oggi trovo le loro richieste nel suo programma. E ho visto un uomo con delle profonde convinzioni avvicinarsi in modo laico a un problema che non conosceva in profondità. E oggi, tra le cose da fare, c’è una soluzione che forse non appartiene al suo mondo ideale, ma a quello che – gli piaccia o no – potrebbe dover governare. È questo il metodo di lavoro di un politico a cui affidare il Paese. Ricordiamocene domenica 25.