La morale imposta per legge
Davvero non si può sopportare che il governo si appresti a strumentalizzare vergognosamente l’anniversario della morte di Eluana Englaro per celebrare d’ora innanzi, il 9 febbraio, la “giornata degli stati vegetativi”.
Ho sentito venerdì scorso un’intera puntata della trasmissione radiofonica di Barbara Palombelli su Radio 2 in cui, con Paola Binetti presente in studio e una serie di ospiti telefonici di organizzazioni cosiddette “pro-life”, si cercava di dimostrare che Fazio e Saviano avrebbero dovuto ospitare voci cattoliche nella puntata di stasera di “Vieni via con me”. Tutto uno spiegarci che l’amore deve prevalere su tutto, come se Mina Welby o Beppino Englaro si fossero voluti liberare di Piergiorgio ed Eluana perché non ne potevano più, come se li avessero buttati nel cassonetto dell’immondizia. Neanche per un momento si è considerato che la libertà di non restare attaccati per un tempo indefinito a strumenti di ultima tecnologia (altro che “la natura faccia il suo corso”) sia semplicemente una scelta di libertà, di dignità, di umanità: la possibilità di amare e affermare la propria umana debolezza.