Il candidato che non c’è

L’anno prossimo a Milano si vota e da queste parti c’è una gran voglia di vedere chi sarà il nostro candidato sindaco. Poi, dato che Berlusconi continua a perdere pezzi, anche a livello nazionale si comincia a parlare di candidature a premier.

Devo dire che per quanto riguarda Milano sono stato tra quelli che, sin da subito, ha espresso il bisogno di poter essere messo in condizione di guardare in faccia rapidamente il candidato. L’ho fatto non tanto perché pensi che la personalizzazione della politica sia la panacea, ma giusto per essere sicuro che questa volta il mio partito fosse in grado di prendere rapidamente una posizione e di coagularsi su un nome. Giusto per evitare, come si è fatto sempre a Milano, di avere un candidato solo poche settimane prima delle elezioni e restare col cerino in mano quando si fosse poi trattato di parlare delle cose da fare. E anche per evitare di dare un’altra volta quest’immagine pessima: non dico soltanto di partito frammentato, rotto, frazionato, ma soprattutto questa impressione di essere imbelli, mosci, di essere un partito “gnè gnè”, come mi disse una volta in faccia senza troppi giri di parole Antonello Caporale di Repubblica. E forse, sì, anche un pochino per vedere se questo mio amatissimo PD fosse in grado per una volta di dare un colpo d’ala, una botta di creatività, di venir fuori con un nome che facesse venire voglia pure a quelli che non gliene importa più nulla di rimetterci le mani, la faccia e – chissà – pure il cuore.

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Ivan Scalfarotto

Deputato di Italia Viva e sottosegretario agli Esteri. È stato sottosegretario alle riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e successivamente al commercio internazionale. Ha fondato Parks, associazione tra imprese per il Diversity Management.