Temete l’ira dei mansueti
Il Post racconta le origini del Gay Pride, la ribellione dei gay newyorkesi nel 1968 che si ripropone ogni anno, in modo festoso e colorato, nelle strade di tante città del mondo. Il fatto che sia una festa di gioia e di inclusione non deve far dimenticare che si tratta della manifestazione con la quale le persone omo e transessuali affermano i propri diritti e la propria dignità. È stato per questo particolare motivo che l’aggressione in stile fascista a Paola Concia di sabato scorso a Napoli mi ha indignato ancora più del solito: il fatto che una decina di antagonisti urlanti siano venuti ad intimidire Paola era già di per sé intollerabile.
Dover avere a un gay pride un cordone di polizia e la digos a proteggere una persona (un parlamentare, l’unica parlamentare lesbica che abbiamo in Italia) era già una cosa senza precedenti e senza possibilità di essere non dico accettata ma nemmeno concepita. Ma quando ho chiesto ad una di queste scalmanate – che gridava come un’Erinni a Concia: “Vattene, non vedi che nessuno ti vuole! Te ne devi andare!” – se almeno fosse lesbica e mi ha detto che no, era etero, non ci ho visto veramente più. “Ma porca paletta, questa è la giornata dell’orgoglio gay, la giornata dell’affermazione dei diritti che noi gay abbiamo voluto così allegra e aperta e tu a che cappero di titolo vieni a decidere chi è gradito e chi no a casa nostra, alla nostra festa?” le ho gridato sul muso. Ovviamente le parole “paletta” e “cappero” non sono sicuro di averle proprio pronunciate così.
È così che va il mondo ed è proprio quello che il gay pride prova a cambiare: le logiche di una società maschilista e incattivita, fatta di contrasti e di guerre, di contrapposizioni e di lotta, così marziale e marziana, come la faccia tirata e urlante di questa sedicente rivoluzionaria napoletana (con buona pace di Eleonora Fonseca Pimentel che si starà rivoltando nella tomba) sono proprio quelle messe maggiormente a rischio dal modello di società che il gay pride – e la rabbia che gli diede origine – rappresenta. Sarà bene che i signori dei centri sociali vadano a rileggersi i libri di storia: la prossima volta che un gruppo di facinorosi eterosessuali verrà a dettare legge a casa nostra, portando la violenza dove c’e spazio solo per la gioia e l’inclusione, potrebbero trovarsi davanti ad un’altra Christopher Street. Quindi, occhio.