La voce di Madame
Nel nuovo disco di Marracash, Persona, è contenuto almeno un momento di grande poesia e sperimentazione. Quel momento è la voce della cantante Madame, che appare in duetto con Marracash nel pezzo L’anima. Sul conto di questa artista, che è nata nel 2002 e vive a Vicenza, sapevo che il nome è stato scelto quasi per caso, in un giorno di scuola, grazie a un «generatore di nomi per drag queen». A partire da questo dettaglio biografico e artistico, che frulla insieme il tema dell’algoritmo e la questione di genere, è possibile aprire un intero discorso sull’identità. Ammetto di non essere un grande appassionato delle discussioni sul tema dell’identità, che trovo spesso tediose e burocratiche, ma l’aneddoto del «generatore di nomi per drag queen» funziona come un preciso antefatto dell’indeterminatezza che possiamo assaporare, sentire, esperire, ascoltando la voce di Madame in L’anima.
Provo a spiegare. La voce di Madame è trattata con un software, il famoso Auto-Tune. Il risultato è una manipolazione di grande eleganza, accuratezza, sapienza, che rivela un’attenzione autentica per l’amalgama delle emozioni umane. Nell’intersezione tra umano e artificiale, tra la voce umana di Madame e il grado di correzione introdotto dall’Auto-Tune, si genera un calore fatale, un clima di mistero e seduzione. L’Auto-Tune sposta la voce di Madame in un regno di femminilità artificiale, ologrammata, sovrannaturale. È un sentire che in me ha rievocato l’esperienza di spettatore di fronte al volto di Rachel, la replicante di Blade Runner, ogni volta che su YouTube riguardo la clip «Deckard meets Rachel», ipnotizzato dall’architettura art déco e dal sintetizzatore di Vangelis.
Molti musicisti – è una mia impressione – stanno cominciando a usare l’Auto-Tune, consapevolmente o meno, come un pennello, uno strumento sofisticato e sensibile, capace di rappresentare quello spazio emotivo nuovo e instabile che si trova tra umano e artificiale. Nelle iridi di Rachel, e nei suoi silenzi, percepiamo l’affiorare di qualcosa di umano che risale dal corpo dell’androide, e nell’andamento curvilineo della voce di Madame, per effetto della modulazione dell’Auto-Tune, si avverte un continuo saliscendi tra il piano umano e quello non umano.
La voce di Madame in L’anima e il personaggio di Rachel condividono, con intensità diverse, un altro aspetto, cioè una tratto che allude a un precedente tempo storico: il personaggio di Rachel, infatti, è un androide che vive nel 2019, ma è vestito e pettinato come una donna europea degli anni Quaranta, perciò è velato da una cortina di nostalgia, da una memoria in seppia del mondo e degli stili oltrepassati del Novecento, all’epoca in cui gli umani erano solo umani; la voce di Madame si avvolge in una patina sintetica e si muove tra manierismi barocchi che prendono un po’ dal r’n’b e un po’ dagli stili giamaicani, ma c’è un punto del pezzo, quando Madame dice «non potrai dimenticare», in cui si passa di colpo a un diverso cantato, che è pura Italia anni Cinquanta. Provate a sentire. È il flashback di un altro mondo, di un’altra epoca.
Un’altra voce nel disco di Marracash è quella di Tha Supreme in L’ego. Tha Supreme ha più o meno l’età di Madame ed è originario di Fiumicino, in provincia di Roma. Anche nel suo caso l’Auto-Tune sembra enfatizzare una tensione tra artificiale e umano, e quando Tha Supreme pronuncia una parola, «l’imbarazzo», stirata e allungata dall’Auto-Tune come una gomma da masticare, fino a trasformarsi in una specie di vocalizzo arabeggiante, la sensazione è che l’Auto-Tune possa aiutarci a capire di che pasta è fatta la nostra nuova anima.