Giulio il testimonial
Si è detto di Giulio Andreotti e della sua intelligenza col mondo della comunicazione, della tv, del cinema; della capacità di flirtare con i media, in anticipo sui tempi e sui vecchi colleghi, capitalizzando le sue doti naturali d’ironia, mot d’esprit e sagacia. Probabilmente comprese che nel Paese cattolico e ormai postmoderno, l’Italia degli anni ’80 in cui politica e spettacolo cominciavano a emulsionarsi e a sciogliersi l’una nell’altra, in cui giornali come Repubblica offrivano sempre più spazio al commento di costume in Transatlantico, l’esibizione di un atteggiamento ironico, e autoironico, gli avrebbe garantito il perdono e la fondamentale simpatia e benevolenza della pubblica opinione.
Vengono in mente tre episodi: la partecipazione al film Il tassinaro di e con Alberto Sordi; la comparsata a Biberon a fianco di Oreste Lionello nel 1988; lo spot della 3 con Valeria Marini: «Certo che lei sa proprio tutto», «Così dicono». Il compenso venne devoluto ai malati dell’istituto Don Gnocchi. E poi, cercando, salta fuori anche questa pubblicità apparsa nel 1985, di cui Giulio Andreotti sembra indubbiamente il testimonial.
Sono gli anni in cui la politica non solo italiana esce dal vecchio guscio e, con stupore quasi infantile e joie de vivre, come un turista timido al carnevale di Rio, si getta tra le braccia dello spettacolo, della tv, della pubblicità, del cinema. «Chi mette nel sacco Andreotti, vince una Espace». Il claim gioca col mito della inafferrabilità dell’onorevole e le modalità del concorso sono esageratamente barocche e macchinose: A) Acquistate Panorama e troverete un inserto B) L’inserto conterrà una scheda concorso con un sacco disegnato C) Sovrapponete il sacco disegnato alla foto di Andreotti che appare nell’annuncio D) Se la scheda ha un’apertura tale da contenere perfettamente il volto di Andreotti, hai vinto una Renault Espace.
Ecco, specialmente il punto C – «Sovrapponete il sacco disegnato alla foto di Andreotti»- illustra abbastanza bene come per lungo tempo la politica, anche quella più fredda e torbida incarnata da Andreotti, si sia trasformata in post-politica, gioco, teatro, finzione, ironia, traino del settore auto o comunque testimonial per una futuristica monovolume di fabbricazione europea, sogno di un ceto medio europeo positivo e fiducioso; ecco, tutto ciò fino al punto da sospingere dentro una nube d’irrilevanza e trascurabili significati perfino una sentenza definitiva di condanna (prescritta) per mafia. E infatti lo spot con Valeriona era del 2005. Appena due anni dopo la sentenza. «Certo che lei sa proprio tutto», diceva Valeria; «Così dicono», risponde il divo.