Luigi De Munari, architetto

Testo di Piero Martinello e Piero Casentini
Fotografie di Piero Martinello

Luoghi dove il tempo s’è fermato ce ne sono molti. Succede invece più raramente d’incontrare persone che il tempo lo governano: ci stanno dentro a modo loro, senza timore di prendersi indietro, con un misto di disciplina e autoironia ben dosate. Sono custodi, navigatori e orologiai di un tempo assolutamente personale, impastato di memoria e un pizzico di curiosità per il futuro. Viene il dubbio che a costoro sia riuscito un piccolo miracolo. Quello di trovare un equilibrio tra la retta del viaggio individuale e il cerchio continuo delle stagioni. Come il gioco del cerchio e del bastone, che facevano sulle strade i bambini di una volta.

Gino è un architetto coi baffi, e noi i suoi amici. Gino è sempre in studio, dal lunedì al venerdì, al terzo piano di un vecchio palazzo dalle scale di pietra. La porta è sempre aperta: l’aroma dell’Amphora verde che esce dalle pipe non verniciate dà il benvenuto al posto della formula di rito “permesso” ”avanti!”. Niente strette di mano, solo sincera cordialità e un autentico sorriso. Gino ha dei modi eleganti da anglosassone. Gino è il nostro David Niven: galante ed ironico, mai volgare; nega signorilmente i successi avuti con le donne e minimizza i risultati professionali.

L’italiano è la lingua del telefono e dei rapporti coi clienti: burocratica, cerimoniosa, la ridicolizza pronunciando con pedanteria le doppie. Ne fa volentieri a meno con gli amici e gli operai dei cantieri. Il dialetto veneto è la lingua delle cose vere, concrete, che graffiano, puzzano e scaldano.
Un computer qui dentro non ha mai avuto coraggio d’entrare. Si lavora esclusivamente di tecnigrafo, matita e fogli da lucido. Legno colla e taglierino per i modellini in scala, piccoli capolavori che incantano il cliente.
Alle pareti, fotografie di edifici, tante ai sali d’argento stampate nella camera oscura attigua, dove i rulli li sviluppiamo pure noi. Libri e poster: Ando Gilardi e la storia sociale della fotografia, la collezione completa di Casabella, molto Borges e Umberto Eco. L’Architettura della partecipazione di Giancarlo de Carlo, suo grande mentore a Venezia negli anni ’60, oggi giustamente sempre più considerato e rivalutato, proprio ora tra l’altro alla sezione Monditalia della Biennale con la mostra Radical Pedagogies.

La sera alle 8 lo studio si spegne, noi ragazzi si segue Gino in bici al bar del centro per una tripletta di Custoza e si chiacchiera di cose che non vanno più di moda.

#Inedito

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