Social network: se la condivisione è più importante
#CollegeDigital
Mondo piccolo e mondo grande
Il mio amico William dice che ci sono due mondi. Ascoltate.
Il primo è il mondo piccolo (o bianco), il secondo è il mondo grande (o nero).
Caratteristiche del mondo piccolo:
– È il mondo delle idee.
– Dei cinque sensi esistono solo vista e udito (dunque non c’è fisicità).
– Il male è innocuo, nel senso che non porta alla morte.
– È costituito dalle copie “perfette” (ricordate la teoria delle idee di Platone?) del mondo grande, o nero.
– Di conseguenze è collegato al mondo grande.
– È il mondo virtuale, il che non significa che non è reale.
Caratteristiche del mondo grande:
– È imperfetto.
– È fatto da odori, sapori, tatto.
– È nascosto, di conseguenza autentico.
– È collegato al mondo piccolo.
– Senza il mondo grande, le “cose” del mondo piccolo non potrebbero esistere.
La trasposizione delle esperienze fatte nel mondo grande in quello piccolo le fa diventare perfette, reali, esistenti.
Il che potrebbe sembrare una contraddizione, ma solo a quei pochi che non hanno mai sentito parlare di internet.
La struttura del mondo piccolo
Il mondo piccolo è una città in continua espansione, potenzialmente infinita. I social network sono i quartieri. I motori di ricerca, le strade. I blog, i forum, i siti internet di notizie, sono i luoghi d’interesse. I giochi online, sono i parchi. Gli shop online, sono i negozi. I siti di streaming, sono i cinema.
Mancano bar, pub, ristoranti e farmacie perché nel mondo piccolo, come detto, non esiste fisicità.
Le “cose” del mondo piccolo
Una foto scattata nel mondo grande è imperfetta, se viene trasportata nel mondo piccolo – tramite strumenti come Instagram, per esempio – diventa perfetta, la sua copia ideale.
Un piatto di riso nel mondo grande è imperfetto, può essere scotto, salato, insipido.
La sua copia nel mondo piccolo invece è sempre perfetta.
Questo succede anche con le persone. Nel mondo grande sono imperfette, hanno pregi e difetti, hanno segreti e scheletri nell’armadio, mentre i loro profili nel mondo piccolo sono potenzialmente perfetti, poiché i loro profili non sono altro che la somma delle loro esperienze (imperfette) fatte nel mondo grande e trasferite (trasformate) in quello piccolo.
L’incontro con uno sconosciuto in autobus può essere trasformato, nel mondo piccolo – tramite uno status su Facebook – in un’esperienza “unica”, originale.
La condivisione, gli apprezzamenti e la possibilità che tali apprezzamenti siano visibili agli altri utenti del mondo piccolo rendono quelle esperienze “reali” e portano le persone a scegliere di “vivere” nel mondo piccolo piuttosto che in quello grande.
Che significa?
Non c’è esistenza senza condivisione
La tendenza è che tutto ciò che si fa nel mondo grande ha senso solo se può essere trasportato in quello piccolo – che è di fatto il mondo “reale”, poiché è lì che la gente interagisce davvero con noi.
È come se si scrivesse un libro. Se lo si tiene nel cassetto, il libro esisterebbe solo come oggetto materiale e non come “libro”, poiché sono i lettori a renderlo tale.
Se mangio un hamburger in un pub senza scattargli una foto e trasportarla nel mondo piccolo, avrò solo mangiato un hamburger in un pub. Sarà stata un’esperienza individuale, fine a se stessa. Il libro senza lettori.
Al contrario, se condivido l’esperienza di mangiare un hamburger con gli abitanti del mondo piccolo, la faccio diventare autentica e reale. Non solo, in questo modo avrò ribadito la mia esistenza nel mondo piccolo, avrò bussato alle case degli altri utenti e detto loro che io esisto, continuo ad esistere e oggi ho mangiato un hamburger.
Che senso avrebbe, quindi, andare a mangiare in un rinomato ristorante senza condividere quella esperienza? Senza fotografare e trasportare nella vita “reale” il piatto di gnocchi con crema di zucca e tartufo?
Non solo il larga scala (Facebook, per esempio), ma anche in piccola (WhatsApp, per esempio, con un parente o un amico).
I “mi piace” e i commenti al piatto di gnocchi daranno un senso più alto all’azione del semplice mangiare. E conferiranno agli gnocchi autenticità e originalità. Quelli sono gli gnocchi che ho mangiato “Io”, quel giorno, in quel ristorante.
Nel mondo piccolo non si può barare
Nel mondo grande le persone sono tutte imperfette. Nel mondo piccolo hanno la possibilità di raggiungere l’idea perfetta che hanno di loro.
Potendo essere qualsiasi cosa (hipster, punk, vegani, esperti di cinema, calcio, cucina, libri, musica, fotografi, ribelli, cuochi) è necessario effettuare delle scelte, senza barare, però. Infatti non si può essere “molto” diversi da quello che si è nel mondo grande, perché la maggior parte degli utenti del mondo piccolo si conoscono, hanno contatti, anche in quello grande.
Barare significa ottenere meno apprezzamenti. La sfida è trovare un equilibrio tra quello che si è nel mondo grande e quello che si vuole essere nel mondo piccolo.
Scrivere uno status di Facebook, un Tweet, ma anche scegliere cosa fotografare, che commenti postare, sono azioni che richiedono una certa razionalità, creatività e coerenza.
Non essendoci fisicità, nel mondo piccolo non esistono la fame e la sete. Sono bisogni del mondo grande che però devono essere soddisfatti se si vuole esistere nel mondo piccolo.
Così questi bisogni diventano materiale del mondo piccolo per ribadire, ancora una volta, un altro giorno, la propria esistenza – l’idea di noi stessi che abbiamo deciso di perseguire.
Certo, non tutte le esperienze del mondo grande vengono trasferite in quello piccolo, questo perché c’è una sorta di coscienza comune, di forza nascosta, che ci impone equilibrio.
Un eccessivo mettersi in mostra, bussare alla porta degli altri inquilini del mondo piccolo, ribadire in continuazione la nostra esistenza, può essere un azione dannosa per la nostra reputazione, oltre che infastidire gli altri.
Prova di ciò è la figura del Social Media Manager che nelle aziende cura, appunto, i profili dei suoi clienti, seleziona il momento in cui bussare alla porta, ribadire la propria esistenza. Dare visibilità senza essere opprimente.
Tutte le esperienze sono materiale per il mondo piccolo?
Arriviamo al cuore del discorso. Le esperienze del mondo grande che non possono essere trasferite nel mondo piccolo, stanno, piano piano, scomparendo, entrando in crisi.
Quando le compiamo, ci distraiamo, come se venissero concepite dal nostro inconscio come irreali. Sogni. Allucinazioni.
Leggere un libro, per esempio.
Vedere per dueore di fila un film.
Da quando il mondo piccolo è diventato un luogo più interessante da vivere rispetto al mondo grande, e soprattutto, grazie agli smartphone, un luogo disponibile 24 ore su 24, ho notato che il mio livello di attenzione, in attività esclusive del mondo grande, è notevolmente diminuito, come se il mio cervello si fosse abituato a vivere altrove, appunto.
Non so voi, ma io faccio fatica a seguire un film senza prendere lo smarthpone, alzarmi dal divano, accendere una sigaretta, aprire le mensole della cucina, cercare cibo da sgranocchiare.
Non riesco più a concentrarmi su un film per due ore di fila. Oppure leggere 100 pagine di un libro senza distrazioni.
Lo stesso mi succede con una partita di calcio, con la Formula 1, con le serie tv.
Secondo il mio amico William c’è un altro motivo: la noia.
– Ti distrai perché ti annoi – mi ha ripetuto.
– Sono preoccupato, William.
– E ti annoi perché i film sono mediocri, la Formula 1 monotona, i libri non originali, le partite di calcio scontate.
– Credi sia una questione di genio?
– Tutto è già stato visto. E detto.
Non sono per niente d’accordo con William, ma gli faccio credere il contrario, anche perché non ho voglia di affrontare una discussione filosofica attorno a un argomento tanto vasto e soggettivo.
I vantaggi del mondo piccolo sono tanti. Messaggistica, aggiornamento notizie, meteo, ricerca veloce su Wikipedia, controllo risultati partite, controllo locali nella propria zona, acquisto ebook, eccetera, eccetera.
Non si può più tornare indietro a meno che non si decida di fare l’eremita nel mondo grande, passando il pomeriggio a bere litri di tisane a base di curcuma, zenzero e limone.
E allora, il domandone del giorno è: la crisi del romanzo e dei film è causata dalla nostra difficoltà di trasferire quelle esperienze solitarie nel mondo piccolo, renderle idee perfette e condivisibili.
Nel mondo piccolo non esistono i semplici spettatori, poiché tutti possono essere parte dello spettacolo. Il mondo piccolo sembrerebbe un mondo democratico, anche se, poi, non è proprio così, ma questo è un altro discorso.
Usiamo Twitter e Facebook per partecipare, commentando alle discussioni su X Factor, per esempio, MasterChef, le serie tv più popolari (ci sono decine di blog che commentano le puntate pochi minuti dopo la fine). Persino i talk show sono diventati interattivi. Film e libri no. Non sto parlando di recensire libri o film, ma di condividere l’esperienza di lettura e visione del film.
Le ripercussioni del mondo piccolo su quello grande
Sono fortemente convinto che un cervello ereditato da un uomo primitivo non possa sopportare a lungo il bombardamento mediatico al quale siamo sottoposti ogni giorno. Così è costretto ad adattarsi, forse evolversi.
Il mondo piccolo, osservato attentamente, però, è frenetico. I social network sono invasi da centinaia di notizie che nel mondo grande cadrebbero nell’oblio. Ogni giorno vengono postati decine di video virali che dopo una settimana vengono dimenticati. Decine di classifiche. Di foto. Al cibo. Ai tramonti. Ai monumenti. A tette e peni.
È come se questo aumento di velocità del mondo piccolo stia avendo ripercussioni anche in quello grande, complicando quelli che erano i momenti più semplici, come il pranzo e la cena.
Proteine, carboidrati: mischiare o non mischiare?
Se mangio le patate posso mangiare anche il pane?
Se il pane è integrale è più salutare?
E con il pollo ci sta bene l’avocado?
Però è pieno di grassi e allora meglio la papaya?
Dove trovare alle 7 di sera un po’ di papaya?
Troppe informazioni. Sappiamo troppo.
Leggere un libro e vedere un film sono esperienze solitarie (anche se si va al cinema con altra gente resta comunque un’esperienza solitaria). Il bello è poterne parlare, dire la propria. Ormai diciamo la nostra su così tanti argomenti, senza freno, che ci è difficile non poterlo fare.
Dire la propria opinione, però, è una cosa che ha senso solo nel mondo piccolo.
Nel mondo grande, se andiamo a bussare al nostro vicino di casa e gli mostriamo il piatto (reale) di quello che stiamo mangiando a pranzo e le foto scattate all’ultima sagra della porchetta, probabilmente ci chiude la porta in faccia e se insistiamo ci riempie di insulti.
Allora tra un’esperienza incompleta del mondo grande e una completa del mondo piccolo, il nostro cervello tende a optare per quest’ultima. È come scegliere se usare l’automobile o il cavallo. Certo, esiste qualcuno che opterà sempre per il cavallo, che odia l’automobile, che gode nell’esperienza di cavalcare il suo bel cavallo. Ma è la minoranza. E la minoranza, prima o poi, si estingue.
Dico a William:
– I panda, i lupi rossi, i rinoceronti neri, sono animali bellissimi, se ci pensi bene.
– Si estingueranno nel giro di pochi anni.
– È colpa del mondo, è colpa nostra, che non abbiamo saputo proteggerli?
Restiamo in silenzio. L’odore di pioggia entra in casa e ci costringe a chiudere la finestra. Non abbiamo idea di cosa mangiare stasera. Il mondo piccolo, in questi casi, non ci delude mai.
-Francesco Aquino-
(per saperne di più sul College Digital: www.scuolaholden.it/17197/college-digital/)