Le dieci migliori canzoni del Torino Film Festival
Anche questa 32° edizione del Torino Film Festival è giunta al termine e con essa il viaggio nelle canzoni che hanno fatto da colonna sonora ai dieci giorni della rassegna. Tra capolavori senza tempo, esclusioni eccellenti e qualche sorpresa.
– You can’t always get what you want, Rolling Stones (da “The Big Chill”)
Non l’amore, non la fede, non la droga. Alex si è suicidato e nulla pare sollevare gli amici di sempre, di nuovo riuniti per la celebrazione del suo funerale. Poi il prete chiama Karen all’altare e le chiede di eseguire il brano preferito del ragazzo scomparso. E gli Stones compiono il miracolo.
– Hope, Young Dais feat. Simon feat. Y’s & AI (da “Tokio Tribe”)
Se in Italia pensiamo di avere i nostri problemi con i vari Fedez, Killa e compagnia varia, Sion Sono ci ricorda che tutto il mondo è paese. Sempre con lo stesso stile: folle, assurdo, magnifico (quello vero, non quello del già citato Federico).
– Who’ll stop the rain, Creedence Clearwater revival (da I guerrieri dell’inferno”)
Da assurdo a assurdo. “Fuck the real” dice Tuesday Weld a un Nick Nolte sempre più innamorato. E del reale bisogna dimenticarsi spesso per apprezzare il film di Reisz. Che poi, però, finisce così. Fuck the real, Tuesday. Avevi ragione.
– Eleanor Rigby, Beatles ( omaggio a “The disappearance of Eleanor Rigby: Her”)
Se la versione Him lasciava dei dubbi, quella Her cancella ogni perplessità sul doppio film di Ned Benson. Se poi associ le parole di Mc Cartney al volto di Jessica Chastain…
– Higgs Boson Blues, Nick Cave and the bad seeds (da “20000 days on earth”)
Cosa può esserci di interessante nel 20.000 giorno su questa terra di un uomo di 57 anni? Tutto. Nick Cave è un dono e questo film è il giusto promemoria per non dimenticarcelo.
“Per questo salgo sul palco, per far uscire il mostro”.
– Futura, Lucio Dalla (da “Senza Lucio”)
Il TFF, come tutte gli altri festival del resto, ha una legge che non c’è modo di aggirare: non si può vedere tutto. E il film omaggio su Lucio Dalla, ahimè, è rimasto vittima di tale precetto. Non so dirvi, dunque, se questo brano faccia meno o parte della colonna sonora di “Senza Lucio”. Ma lo è di sicuro per molte persone. E il regolamento di questa playlist è meno rigoroso.
– Further on Up the Road, The Band feat. Eric Clapton (da “The Last Waltz”)
Torniamo in sala e dall’altra parte dell’oceano, per la precisione alla Winterland Arena di San Francisco. The Band sul palco, Eric alla chitarra, Scorsese in regia. Difficile trovare di meglio.
– The sound of silence, Simon & Garfunkel (da “The Graduate”)
A lungo sono stato indeciso se inserire il brano in questa playlist. Cercavo qualcosa di meno conosciuto, meno abusato. Poi ho riflettuto sul senso di questa raccolta: canzoni che non abbiano semplicemente contribuito al successo di un film, ma che rappresentino insieme ad esso la grandezza di un’epoca. E no, non me la sono sentita di compiere sacrilegio.
– The weight, The Band (da “The Big Chill”)
Il bello del festival: un filo immaginario che ti conduce da una sala all’altra lasciandoti solo l’idea di un percorso spontaneo. Poi riconosci un accordo e tutto ti sembra meno per caso. Di nuovo gli amici di “The Big Chill”, di nuovo la band canadese. The Band.
– Into my arms, Nick Cave
Da “I heard it through the grapewine” a “I shall be released”, tanti i capolavori rimasti fuori da questa lista giunta ormai alla fine. Poco male, basterà uscire da questa pagina per poterli ascoltare e ascoltare ancora. Nell’attesa ringraziamo loro e il festival, per averli riportati nel nostro quotidiano. Li abbracciamo idealmente. Vai Nick.
– Paolo Ferro –