Il punk al femminile: fra Riot Grrrl e fanzine
Il punk, inteso come controcultura, stile di vita e musica è stato ed è anche un fenomeno al femminile. Sono esistiti e esistono nell’ambiente punk dei gruppi di donne che si sono fatte avanti con carisma, energia, potenza, imbracciando le chitarre, con creste e voci rauche.
Uno dei movimenti più importanti di punk al femminile è quello delle Riot Grrrl originatosi negli anni Novanta. I gruppi musicali appartenenti a questo sottogenere si distinguono soprattutto per le loro posizioni di forte femminismo militante e attivismo politico, e affrontano temi quali stupro, abusi domestici, sessualità, lesbismo, sessismo, predominio maschile e potere alle donne. Le formazioni quasi totalmente al femminile di musiciste talvolta dilettanti si opponevano anche alle major discografiche, fondando la loro produzione sul Do It Yourself, l’autoproduzione.
Una delle figure di maggior rilievo del movimento fu Joan Jett (Filadelfia, 22 settembre 1958), cantante, chitarrista, bassista, produttrice cinematografica e attrice statunitense. Nel 1975 a Los Angeles fonda le Runaways, rock band al femminile. La maggior parte delle band Riot Grrrl risiedeva nella zona di Washington, anche se esistevano eccezioni come le inglesi Huggy Bear, L7 e Babes in Toyland. Si trova testimonianza riguardo al fatto che il movimento Riot Grrrl sia scaturito da un gruppo in particolare, le Bikini Kill e la loro cantante Kathleen Hanna. Nel 1991 è stato pubblicato anche un manifesto sulla loro fanzine, la Bizina Kill Zine. Alcuni punti del manifesto citano: “Perché noi odiamo il capitalismo in tutte le sue forme e vediamo il nostro obiettivo principale nella condivisione di informazioni e nel restare in vita, invece di fare profitti. Perché siamo arrabbiate in una società che ci dice Donna = Stupida, Donna = Negativa, Donna = Debole”.
Il movimento Riot Grrrl predicava infatti l’aiuto reciproco per sopravvivere nella società sessista e per promuovere l’autodeterminazione della donna anche attraverso la musica.
Di riviste autoprodotte ce ne erano parecchie, ad esempio quella di Molly Neuman, delle Bratmobile, che con la compagna Allison Wolfe scrisse la fanzine “Girl Germs”, che divenne uno dei primi mezzi di comunicazione per le ragazze del movimento. E fu così che cominciarono a mobilitarsi altre ragazze e a nascere altre fanzine come “My Super Secret”, “Action Teen”, “Jigsaw”, “Sister Nobody”, e “Chainsaw” curata da Donna Dresch delle Team Dresh. Per la distribuzione di queste fanzine fu necessario usare attrezzature già esistenti delle reti del punk e dell’homocore ossia l’hardcore omosessuale. Ogni girlzine funzionava come una specie di lavagna in cui le ragazze erano libere di scrivere ciò che volevano. Molte Riot Girrrl erano state vittime di stupri o violenze e di questo parlavano spesso le loro canzoni e gli articoli delle loro fanzine. I gruppi di spicco quindi sono stati: 7 Year Bitch, Babes in Toyland, Bikini Kill, Bratmobile, Cadallaca, Devotchkas, Emily’s Sassy Lime, Excuse 17, Frumpies, Heavens to Betsy, Huggy Bear, Kaia, L7, Le Tigre, Avengers, e altri.
Meriterebbe spazio un altro movimento interessante che indagava il genere unitamente alla musica: il precedentemente citato homocore, poi detto queercore, movimento culturale, musicale e sociale relativo al genere punk, emerso durante la prima metà degli anni Ottanta, con posizioni contro la società, sostenuto dalle comunità gay e lesbica. Si esprimeva attraverso l’etichetta Do It Yourself e tramite fanzine, musica, arte e film. I gruppi di riferimento sono stati: Behead The Prophet, No Lord Shall Live, Fifth Column, God is my Co-Pilot, Matmos, Pansy Division e altri.
Non potendo approfondire per motivi di spazio questi generi accenno al movimento punk femminile italiano, suggerendo di approfondire nella ricerca. Il movimento Riot Girrrl si sviluppa in Italia da metà degli anni Novanta generando una rete di contatti e alcune fanzine, come Screaming Sheep e Tigerheart. Ne parla il libro “Le ragazze del rock: 40 anni di rock femminile italiano” scritto da Jessica Dainese. Il capitolo “Punk attitude” presenta gruppi quali Clito, Remote Control, Kandeggina Gang (la loro notorietà è in parte legata alla presenza di Giovanna Coletti che quando lasciò il gruppo nel 1981 assunse il nome d’arte di Jo Squillo), Raf Punk, Antigenesi, Squeezers, Funky Lips. Come si legge nel libro il movimento punk aveva all’interno la contraddizione del sessismo a fronte di una volontà di liberarsi dal sistema e dalle regole. Elena Ferrarese, la batterista delle Antigenesi, racconta «questi punk affermavano di essere diversi dalle persone “regolari”, di essere contro il sistema, ma poi trattavano la donna come un oggetto. Proprio all’interno del movimento punk, alcune persone (non tutti) ripetevano slogan tipo: “la donna è come il sistema, bisogna fotterli”.” Lo ribadisce Daniela Dal Zotto, voce e chitarra delle contemporanee Sarah Schuster: «quello del rock è un ambiente molto sessista, e non si è trattati allo stesso modo, te lo potrà confermare chiunque abbia uno sguardo critico sulla scena».
Lascio aperta una domanda: il punk che è riuscito a scardinare tanti ingranaggi, ce l’ha fatta o ce la farà ad eliminare il sessismo? Per chiudere rileggo le parole significative di Helena Velena, tratte dal libro Lumi di Punk: «Anche in questo, una donna genetica all’inizio della storia… Come per la lotta armata, come dicevamo prima, ma anche l’informatica, la fantascienza, un sacco di cose che per decenni erano solo di dominio maschile… Alla fine sembra sempre che siano gli uomini che creano tutto, perché le donne magari sono quelle che iniziano veramente le cose ma le iniziano di stomaco, le iniziano dal ventre e quindi non vanno a chiedere i credits, non firmano i cambiamenti che hanno fatto… Però sono il motore di questi cambiamenti, sono il motore che rolla più forte…»
– Stephania Giacobone –